Ri-animare l’economia
testo di Maria Gaglione |
Migliaia di giovani economisti, imprenditori e promotori di cambiamento da 120 paesi s’incontreranno a fine marzo ad Assisi per fare un patto per un nuovo modello economico.
«Cari amici, vi scrivo per invitarvi ad un’iniziativa che ho tanto desiderato: un evento che mi permetta di incontrare chi oggi si sta formando e sta iniziando a studiare e praticare una economia diversa, quella che fa vivere e non uccide, include e non esclude, umanizza e non disumanizza, si prende cura del creato e non lo depreda».
Papa Francesco apre con queste parole la sua lettera, firmata il 1° maggio 2019, memoria di san Giuseppe lavoratore, indirizzata ai giovani economisti e imprenditori di tutto il mondo per invitarli ad Assisi dal 26 al 28 marzo 2020.
«Occorre “ri-animare” l’economia! E quale città è più idonea per questo di Assisi, che da secoli è simbolo e messaggio di un umanesimo della fraternità? Se san Giovanni Paolo II la scelse come icona di una cultura di pace, a me appare anche luogo ispirante di una nuova economia. Qui infatti Francesco si spogliò di ogni mondanità per scegliere Dio come stella polare della sua vita, facendosi povero con i poveri, fratello universale. Dalla sua scelta di povertà scaturì anche una visione dell’economia che resta attualissima. Essa può dare speranza al nostro domani, a vantaggio non solo dei più poveri, ma dell’intera umanità».
È un appello a radunarsi per stipulare un patto nel segno del Santo di Assisi e del Vangelo che egli visse in totale coerenza anche sul piano economico e sociale, e nel segno della Laudato si’, la lettera enciclica nella quale lo stesso papa ha denunciato lo stato patologico di tanta parte dell’economia mondiale e ha invitato a mettere in atto un modello economico nuovo.
Comunione, fraternità, equità
Nella Laudato si’, papa Francesco sottolinea come oggi, più che mai, tutto è intimamente connesso, e la salvaguardia dell’ambiente non può essere disgiunta dalla giustizia verso i poveri e dalla soluzione dei problemi strutturali dell’economia mondiale. «Purtroppo – scrive Francesco nella lettera per l’evento di Assisi – resta ancora inascoltato l’appello a prendere coscienza della gravità dei problemi e soprattutto a mettere in atto un modello economico nuovo, frutto di una cultura della comunione, basato sulla fraternità e sull’equità. […] Mi vengono in mente le parole rivolte a Francesco dal Crocifisso nella chiesetta di san Damiano: “Va’, Francesco, ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina”. Quella casa da riparare ci riguarda tutti. […] Ma ho pensato di invitare in modo speciale voi giovani perché, con il vostro desiderio di un avvenire bello e gioioso, voi siete già profezia di un’economia attenta alla persona e all’ambiente.
Carissimi giovani, io so che voi siete capaci di ascoltare col cuore le grida sempre più angoscianti della terra e dei suoi poveri in cerca di aiuto e di responsabilità, cioè di qualcuno che “risponda” e non si volga dall’altra parte».
Portatori di una cultura coraggiosa
All’appello del papa hanno risposto migliaia di giovani da oltre 120 paesi. Sono dottorandi di ricerca, giovani ricercatori e professori (di economia, management, filosofia, sociologia, teologia), imprenditori, dirigenti di azienda, startupper, innovatori sociali, promotori di progetti e attività al servizio del bene comune. Si occupano di ambiente, risorse naturali, consumo responsabile e stili di vita, produzione, innovazione, lavoro, finanza, sviluppo, povertà, uguaglianza, educazione, intelligenza artificiale e nuove tecnologie.
Stanchi di un sistema in cui non si riconoscono, sono portatori di una cultura coraggiosa capace di realizzare altri modi di intendere l’economia e il progresso e vogliono essere parte di un processo di cambiamento globale. Aspettano di vivere l’incontro di Assisi come occasione di confronto e di relazione con altri giovani e sperano di poter condividere l’esperienza con e per le comunità e i paesi a cui appartengono.
Civiltà della gratuità
Francesco d’Assisi era figlio di un ricco mercante borghese, ed era giovane quando decise di lasciare le ricchezze di suo padre e di dedicarsi alla sua vita nuova.
All’alba di ogni autentica vocazione, c’è sempre la tappa della spoliazione. Arriva quando la persona chiamata capisce che deve operare un «reset» della propria esistenza: ripartire da zero, perché sta rinascendo.
Quando il carisma francescano ha fatto irruzione nella storia, con esso ha fatto la sua comparsa anche una nuova concezione della ricchezza e della povertà. Essa ha operato una vera rivoluzione culturale che avrebbe poi portato alla nascita dell’economia moderna: infatti, non solo furono francescani alcuni tra i più importanti teorici dell’economia medioevale, ma dai francescani dell’Osservanza nel XV secolo nacquero i Monti di Pietà, protobanche civili, i primi istituti di microfinanza nati senza scopo di lucro per curare la povertà e l’usura nelle città del centro Italia.
Dalla povertà scelta liberamente dai francescani nacquero, dunque, istituzioni per liberare dalla povertà chi non l’aveva scelta, ma subita. «Finché c’è un povero – dicevano i francescani – la città non può essere fraterna».
Quel gesto, dunque, fu l’atto di nascita di una oikos-nomos diversa, di un nuovo «governo della casa», fu la genesi di un regno dove la moneta è la charis.
Quella prima gratuità fece nascere un’economia e una civiltà che ha liberato e continua a liberare milioni di poveri. Solo chi conosce la gratuità, infatti, può dar vita a nuove economie, perché essa dà il giusto valore al denaro e ai profitti, e alla vita.
Un carisma che ha posto al proprio centro «sorella povertà», il distacco dai beni, diventa la scuola economica dalla quale emergerà in seguito il moderno spirito dell’economia di mercato.
Protagonismo giovanile
Nel nostro mondo oggi continua a esserci un infinito bisogno di gratuità e fraternità. Papa Francesco lo sa molto bene e affida ai giovani la costruzione di una nuova economia: l’economia di Francesco.
«Le vostre università, le vostre imprese, le vostre organizzazioni sono cantieri di speranza per costruire altri modi di intendere l’economia e il progresso, per combattere la cultura dello scarto, per dare voce a chi non ne ha, per proporre nuovi stili di vita – continua il papa nel suo messaggio -. Finché il nostro sistema economico-sociale produrrà ancora una vittima e ci sarà una sola persona scartata, non ci potrà essere la festa della fraternità universale».
«The Economy of Francesco» sarà dunque un incontro internazionale con un grande protagonismo del pensiero e delle prassi dei giovani.
E di giovani è composto anche il gruppo di economisti, imprenditori, artisti ed esperti della comunicazione che sta lavorando per la preparazione dell’evento insieme a un comitato scientifico internazionale coordinato dall’economista Luigino Bruni, professore ordinario alla Lumsa.
Insieme ai migliori cultori della nuova economia
«Insieme a voi, e per voi, farò appello ad alcuni dei migliori cultori e cultrici della scienza economica – prosegue il papa nella sua lettera di maggio scorso -, come anche a imprenditori e imprenditrici che oggi sono già impegnati a livello mondiale per una economia coerente con questo quadro ideale».
A questo appello hanno risposto in molti: economisti e imprenditori di fama internazionale che accompagneranno i giovani nei giorni dell’evento, anche attraverso sessioni interattive e colloqui personali, approfondimenti di storie ed esperienze.
Tra essi Amartya Sen, economista e filosofo indiano, premio Nobel per l’economia 1998, Vandana Shiva, attivista e ambientalista indiana, tra i principali leader dell’International forum on globalization, Stefano Zamagni, docente di economia all’Università di Bologna, presidente della Pontificia accademia delle scienze sociali, Kate Raworth, economista inglese che lavora per l’Università di Oxford e l’Università di Cambridge, senior associate all’Istituto per la leadership della sostenibilità di Cambridge, e altri.
Ridisegnare il sistema
Fra i primi a rispondere, Muhammad Yunus, economista e banchiere bengalese, ideatore e realizzatore del microcredito moderno e Nobel per la pace: «The Economy of Francesco è un esempio globale che può ispirare persone in tutto il mondo, riguarda il modo in cui la vita, per i poveri, può essere cambiata – ha dichiarato -. Dobbiamo capire che la povertà è creata dal sistema economico che abbiamo costruito. Perciò il sistema va orientato, perché sta producendo povertà a dismisura, ogni giorno. Dobbiamo rivedere tutto e cercare l’origine della povertà. Tutta la ricchezza del mondo è concentrata nelle mani dell’1% della popolazione, mentre il 99% dipende da quell’1%. Questo è totalmente inaccettabile. Abbiamo bisogno di dare vita a un’economia circolare che non distrugga continuamente la ricchezza globale. Dobbiamo farlo, dobbiamo progettarla e proteggere l’ambiente perché siamo nel bel mezzo di un disastro che va fermato.
Di questo discuteremo nel prossimo marzo, di come ridisegnare il sistema e di quale ruolo possono avere i giovani. I ragazzi hanno un enorme potere, grandi capacità e incredibili strumenti tecnologici fra le mani. Se fissano un obiettivo, possono cambiare il mondo molto rapidamente. È ciò che papa Francesco sta provando a fare: riunire i giovani, lanciare loro la sfida del cambiamento perché il nostro mondo sta affondando, sta soffrendo e va ripensato. Così andremo nella direzione di costruire un pianeta bellissimo per tutti, non solo per pochi fortunati. Vogliamo cogliere l’opportunità di ridisegnare l’economia e poter dare un contributo importante al welfare».
Far parte del cambiamento
Anche per Jeffrey Sachs, economista e saggista statunitense e direttore dell’Earth institute alla Columbia University, The Economy of Francesco è «un evento per dare vita a una nuova economia globale che sia equa, prospera e sostenibile sotto il profilo ambientale. Il lavoro che verrà fatto ad Assisi sarà rivoluzionario, stimolante per tutto il mondo e costruttivo per le future generazioni. I giovani stanno urlando “vogliamo un cambiamento”, scioperano per la salvezza del clima, dicono “il nostro mondo non può continuare a essere maltrattato” come adesso. Vogliamo pace, cooperazione, sostenibilità ambientale, giustizia. I ragazzi di tutto il mondo stanno dicendo che la Economy of Francesco mostrerà, attraverso dibattiti e decisioni, come tutto ciò può essere realizzato. Io ci sarò in quei giorni perché abbiamo bisogno di una nuova economia, una nuova visione, e gli insegnamenti di papa Francesco contenuti nell’enciclica Laudato si’ e in altri scritti ci aiutano a tracciare il sentiero verso un mondo migliore, più felice, sostenibile ed etico. Rappresentano una spinta a far parte del cambiamento che garantirà più felicità per tutti».
Un patto solenne
Non sarà un congresso tradizionale, dunque, ma l’avvio di un processo che consenta di pensare e domandarsi, sulle orme e nei luoghi di Francesco d’Assisi, cosa significa oggi costruire un’economia nuova che non emargini nessuno.
Sarà soprattutto il momento in cui i giovani stringeranno un patto solenne con papa Francesco, assicurando il proprio impegno: «Per questo desidero incontrarvi ad Assisi, per promuovere insieme, attraverso un patto comune, un processo di cambiamento globale che veda in comunione di intenti non solo quanti hanno il dono della fede, ma tutti gli uomini di buona volontà, al di là delle differenze di credo e di nazionalità, uniti da un ideale di fraternità attento soprattutto ai poveri e agli esclusi. Invito ciascuno di voi a essere protagonista di questo patto, facendosi carico di un impegno individuale e collettivo per coltivare insieme il sogno di un nuovo umanesimo rispondente alle attese dell’uomo e al disegno di Dio».
La ventinovesima scena
Solo quando san Francesco si avvicinò ai più poveri, al suo tempo rappresentati soprattutto dai malati di lebbra, egli rafforzò l’amore che avvertiva dentro e che lo sollecitava a operare per la carità.
Visitando il meraviglioso ciclo giottesco sulla vita del santo di Assisi si scopre, però, che il solo episodio che manca in quelle ventotto scene, è proprio il bacio di Francesco al lebbroso a Rivotorto, un episodio centrale e decisivo nella vita del poverello e del francescanesimo.
La scena non è entrata in quel ciclo pittorico, forse perché i borghesi di Assisi, finanziatori della basilica, non volevano che il mondo ricordasse la presenza dei lebbrosi nella loro città.
I ricchi possono anche donare molto denaro per i poveri, ma in genere non li vogliono vedere: i lebbrosi sono scarti della storia e della narrazione stessa di quella storia.
La prima povertà di molti è l’invisibilità, il fatto di non essere visti e raccontati.
«The Economy of Francesco», dunque, ci aiuterà a restituire al mondo la 29esima scena: le fragilità e le povertà di oggi, osservate e chiamate per nome, e incluse nella vita, nell’economia e nella storia, con l’attenzione e le risposte che meritano.
L’ecologia francescana sa intuire una fraternità cosmica, perché il primo fratello che ama è il povero scartato. Quando papa Francesco scelse di intitolare Laudato si’ la sua enciclica sull’ecologia e sull’economia ci ha ricordato che il Cantico delle creature inizia con l’abbraccio al lebbroso e che l’economia circolare, green, sostenibile, assomiglia all’economia di Francesco solo se inizia dagli ultimi di oggi.
Maria Gaglione
Un evento,molti eventi
L’evento «The Economy of Francesco» ha prodotto in tutto il mondo un gran numero di altri eventi che nei mesi scorsi hanno radunato e fatto riflettere migliaia di persone da Lisbona a Vienna, da Palermo a Bergamo, in Brasile, Spagna, Colombia, Corea del Sud, Perù, Camerun, Usa, Polonia.
Organizzati a livello locale o regionale, sotto forma di workshop, laboratori, seminari di studio, conferenze, promossi da organizzazioni, movimenti, associazioni, università, imprese, gruppi informali, sono nati dall’esigenza di ascoltare e valorizzare il pensiero e l’agire economico dei giovani attraverso l’incontro e il dialogo tra economisti e imprenditori a partire dal messaggio di papa Francesco.