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FRANZ JÄGERSTÄTTER nacque nel 1907 a Sankt Radegund, in Austria, e come semplice contadino visse le vicende della sua patria fino a che Hitler nel 1938 con l’Anschluss (ovvero l’annessione) inglobò l’Austria, facendola diventare parte integrante della Germania nazista. Come tutti i giovani del suo tempo, doveva obbligatoriamente prestare servizio militare e giurare fedeltà alla dottrina del nazional-socialismo e al Führer tedesco, cosa che egli si rifiutò di fare per la sua tenace convinzione che il nazismo fosse incompatibile con il Cristianesimo e che non potesse assolutamente mettere in secondo piano i principi evangelici per assumere quelli della dottrina nazional-socialista.
JOSEF
MAYR-NUSSER nacque nel 1910 a Bolzano da una famiglia di viticoltori. Benché cittadino italiano, sia pur di lingua tedesca, venne forzatamente arruolato nelle truppe delle SS naziste e inviato in Germania per essere addestrato e indottrinato al verbo nazional-socialista prima del giuramento al Führer. Unico tra tutte le reclute
presenti, egli, con nobile gesto, si rifiutò di adempiere tale formalità.
Entrambi questi giovani praticarono e vissero la fede cattolica in forma adamantina. Furono tra i pochi obiettori di coscienza al nazismo e si ribellarono a una visione della vita fondata sul dogma della superiorità della razza ariana, che il dittatore nazista voleva imporre con la forza nei paesi invasi, sconfitti e sottomessi dall’esercito tedesco.
I due giovani hanno pagato cara la loro coerenza evangelica e la fedeltà alla loro coscienza modellata sul messaggio di Gesù di Nazareth. Furono condannati a morte e la loro esistenza fu stroncata in maniera tragica e feroce. Franz Jägerstätter è stato dichiarato beato nel 2007 da Papa Benedetto XVI (un Pontefice tedesco!), mentre per Josef Mayr-Nusser la diocesi di Bolzano ha avviato il processo di canonizzazione.
Franz e Josef, voi avete saputo offrire in tempi difficilissimi una testimonianza forte del Cristianesimo ascoltando la vostra coscienza. Avete dimostrato che è meglio obbedire a Dio piuttosto che agli uomini, una posizione che in tutta la storia del Cristianesimo altre figure di Santi hanno assunto fino alle conseguenze
estreme, ovvero il martirio. Disubbidire alle leggi umane per essere fedeli a Dio, non è cosa da poco, è una scelta sublime!
Franz: Io partecipavo alla vita pubblica del mio paese e, in occasione del plebiscito
organizzato dai nazisti per incorporare l’Austria alla Germania, fui l’unico a
votare «no» nel mio comune. E una volta che l’annessione fu realizzata, mi
rifiutai categoricamente di continuare a partecipare alla vita amministrativa
del mio paese, in quanto trovavo la dottrina di Hitler incompatibile con la
fede cristiana.
Josef: Noi sudtirolesi, per via della lingua, eravamo
considerati gli alleati naturali degli austriaci e dei tedeschi. Io provenivo
dalle fila dell’Azione Cattolica (che il fascismo aveva tentato di ostacolare
in ogni modo) e trovavo sempre più difficile identificarmi con i progetti
propugnati dalla stretta unione d’intenti tra l’Italia fascista e la Germania
nazista. Inoltre mi risultava difficile aderire ai programmi che venivano
imposti e che rendevano sempre più filonazista la politica italiana.
Al di là di queste
considerazioni personali, varrebbe la pena che presentiate un quadro della
vostra situazione, di modo che diventi per noi più facile capire il contesto in
cui vi muovevate e comprendere nella sua valenza profetica il gesto che avete
fatto.
Franz: Io fui allevato da mia nonna perché mia mamma mi generò da una relazione
extraconiugale. Quando la mia mamma, dopo qualche anno dalla morte del mio papà
naturale, sposò Heinrich Jägerstätter, questi mi adottò e ne assunsi il
cognome. Nel 1933 morì senza figli propri e così ne ereditai le proprietà. Nel
1936 sposai Franziska Schwaninger e dal matrimonio nacquero tre figlie:
Rosalia, Maria e Aloisia. Qualche anno prima avevo riconosciuto la pateità di
una bambina nata da una relazione sentimentale con un’altra ragazza, Theresia
Auer. Per dirla tutta, non ero «uno stinco di Santo» e anche la mia famiglia
aveva qualche problema con la morale ufficiale della Chiesa.
Josef:
Nella ditta in cui lavoravo a Bolzano, ebbi la fortuna di conoscere Hildegard
Straub, una ragazza che era impiegata nello stesso posto e che proveniva anche
lei dal gruppo dei giovani dell’Azione Cattolica altornatesina. Dopo un breve
fidanzamento, nel maggio del 1942 ci sposammo e l’anno successivo nacque nostro
figlio, cui demmo il nome di Albert.
Le vostre mogli - mi
sembra di capire - avevano gli stessi sentimenti vostri, quindi da parte loro
avete avuto un sostegno notevole nel dire di «no» a Hitler.
Franz: Con
Franziska andai in viaggio di nozze a Roma; il matrimonio e quel viaggio segnarono
una svolta nella nostra vita. La preghiera e la lettura della Bibbia divennero,
per scelta comune, una consuetudine quotidiana. Ci sostenevamo reciprocamente
nel nostro cammino di fede non tanto vivendo gli atti devozionali della comunità,
quanto nel renderci consapevoli che la fede cristiana non poteva essere messa
sullo stesso piano della dottrina nazional-socialista.
Josef: Per
far capire quanto intensa fosse la nostra scelta comune di vivere fino in fondo
la fede cristiana e di non piegarci al nazismo, riporto qui quanto scrissi alla
mia carissima Hildegard appena arrivato al centro d’indottrinamento delle SS di
Konitz:
«Ciò che affligge il mio cuore è che la mia testimonianza nel
momento decisivo possa causare a te, fedelissima compagna, disgrazia temporale.
Prega per me affinché nell’ora della prova io agisca senza timore ed esitazioni
secondo i dettami di Dio e della mia coscienza».
Quindi eravate decisi
non solo a rifiutare di imbracciare le armi per servire il vostro paese, ma
anche di opporvi al cuore stesso del potere nazional-socialista rifiutando di
giurare fedeltà a Hitler.
Franz: Nel
1940 fui arruolato dalla Wehrmacht, ma tornai a casa dopo un anno per la mia
situazione familiare. L’esperienza negativa nell’esercito e il programma sull’eutanasia
che il partito nazional-socialista portava avanti a vasto raggio rafforzarono
la mia decisione di non tornare più alla vita militare. In quegli anni feci la
scelta di diventare terziario francescano e questo irrobustì la mia idea di non
mettermi al servizio delle smanie di potere del nazional-socialismo, quindi di
non giurare a Hitler.
Josef:
Giurare è un verbo insopportabile, giurare a chi, a che cosa, per quali motivi,
giurare a un uomo, a un dittatore, a un Führer, giurare per odiare, per conquistare
e sottomettere altre persone, per incendiare la storia e impolverare la
creazione di Dio, giurare per versare sangue innocente sulla terra? Giurare a
Hitler era compiere un culto demoniaco, il culto del capo innalzato a idolo di
una religione sterminatrice. Volete sapere com’era la formula del giuramento
nazista? Era così:
«Giuro a Te, Adolf Hilter, Führer e cancelliere del
Reich, fedeltà e coraggio. Prometto solennemente a Te e ai superiori designati
da Te obbedienza fino alla morte, che Dio mi assista».
Certo che quel finale
«che Dio mi assista» è più a una bestemmia che una preghiera.
Franz: Per
nulla al mondo avrei pronunciato quelle parole. Dopo aver manifestato
l’intenzione di non giurare a Hitler fui trasferito nella prigione militare di
Linz, dove incontrai altre persone che opponevano resistenza al
nazional-socialismo e si rifiutavano di fare il giuramento nazista.
Josef:
Può un cristiano pronunciare simili parole? Può egli mettere Dio al
servizio del potere, della guerra, della furia distruttiva, della violenza fine
a se stessa? Dio che è al di sopra di ogni legge, di ogni nome, di ogni spazio,
di ogni luogo, come può farsi paladino di un dominatore senza scrupoli? Chi può
manipolare ciò che di più sacro e intangibile appartiene alla fede? Più che mai
ero convinto che non avrei pronunciato quel giuramento.
Nessuno cercò di
dissuadervi da questa vostra decisione?
Franz: Oh sì!
Molti cercarono di farlo. Chi mettendoci di fronte alle responsabilità verso la
patria tedesca, chi ci diceva di giurare per evitare che la nostra famiglia
subisse spiacevoli conseguenze. Persino il Vescovo della diocesi di Linz,
Josephus Calasanz Fließer, mi consigliò di desistere dall’obiezione di
coscienza. Solo la mia Franziska, benché conscia delle conseguenze, mi sostenne
in questa decisione.
Josef: Anche
con me ci furono tentativi di farmi cambiare idea, ma devo dire che
l’assistente dell’Azione Cattolica di Bolzano, don Josef Ferrari, invece mi
sostenne nella decisione che avevo preso. L’unica che vibrò fino in fondo per
il medesimo ideale restandomi accanto fino all’ultimo istante fu la mia
amatissima Hildegard.
FRANZ
JÄGERSTÄTTER fu condannato a morte e ghigliottinato il 9 agosto 1943 nel
carcere di Brandeburgo. Dopo la fine della guerra, l’ua con le sue ceneri fu
portata a Sankt Radegund, dove fu tumula il 9 agosto 1946. La sua figura di
obiettore cristiano si delineò con chiarezza alcuni decenni dopo, grazie allo
storico Gordon Charles Zahn, il quale ne scoprì l’epistolario conservato dalla
famiglia da cui emerge con cristallina coerenza la sua fede e le sue profonde
motivazioni per il rifiuto dell’ideologia totalitaria del nazional-socialismo e
di ogni tipo di guerra.
JOSEF MAYR-NUSSER, rinchiuso nel carcere di Danzica con
l’accusa di tradimento, subì ogni sorta di torture e maltrattamenti. Condannato quindi a morte, fu destinato al famigerato campo di sterminio di Dachau. Un
bombardamento alleato alla linea ferroviaria bloccò il treno alla stazione di
Erlangen. Gravemente provato per via delle forti e continue privazioni cui era
stato sottoposto durante la prigionia, morì nel vagone bestiame del treno il 24
febbraio 1945.
Don Mario Bandera - Direttore Missio Novara