Accordo UK-Rwanda: deportare i richiedenti asilo
Dopo mesi di scontri politici, il 22 aprile il Parlamento britannico ha approvato una legge che permette la deportazione in Rwanda dei richiedenti asilo. Il provvedimento riguarda chi è giunto illegalmente nel Regno Unito dopo il primo gennaio 2022 (secondo la Bbc, circa 52mila persone di origine asiatica e africana).
Il primo accordo tra i due Paesi era stato siglato ad aprile 2022, ma nessun volo era mai decollato alla volta di Kigali a causa dei numerosi ricorsi delle organizzazioni per i diritti umani. Nel giugno 2022, la Corte europea per i diritti dell’uomo (Cedu), garante della Convenzione europea per i diritti umani di cui il Regno Unito è firmatario, era riuscita a bloccare all’ultimo il primo volo in partenza per il Rwanda.
Dopo la giustizia europea, a novembre 2023, anche quella britannica aveva rigettato il provvedimento. Secondo i giudici, lo Stato africano non poteva essere considerato un «Paese terzo sicuro» a causa di autoritarismo, repressione del dissenso e continue violazioni dei diritti umani. Infatti, il testo della sentenza riportava: «Il Rwanda ha fatto grandi progressi sul piano economico e sociale […] ed è un importante partner del Regno Unito. Tuttavia, la situazione del rispetto dei diritti umani nel Paese è molto controversa».
Mandare i richiedenti asilo in Rwanda sarebbe stata una violazione della Cedu perché li avrebbe esposti al rischio di torture e trattamenti disumani.
Nel frattempo, l’Unhcr (agenzia Onu per i rifugiati) aveva ricordato di aver documentato maltrattamenti delle autorità rwandesi nei confronti di richiedenti asilo provenienti da Siria, Yemen e Afghanistan. I migranti erano arrivati a Kigali a seguito di un accordo di trasferimento firmato da Rwanda e Israele nel 2018.
Dopo la sentenza della Corte suprema, il governo britannico ha promosso un nuovo provvedimento – quello approvato a fine aprile – che stabilisce che, per il Regno Unito, il Rwanda è un «Paese sicuro».
La legge ha spianato la strada al progetto di deportazione. Giunti a Kigali, i migranti potranno chiedere asilo in Rwanda. Nel caso in cui la richiesta sarà accettata, otterranno lo status di rifugiati e il permesso di restare nel Paese. In caso contrario, potrebbero chiedere di rimanere in territorio rwandese per altri motivi o domandare asilo in un altro «Paese terzo sicuro». In nessun caso potranno tornare nel Regno Unito.
Subito dopo l’approvazione del provvedimento, numerose organizzazioni per i diritti umani (tra cui Amnesty international) e l’Unhcr hanno chiesto a Londra di riconsiderare il piano. Freedom from torture, Amnesty international e Liberty hanno definito la legge una «disgrazia nazionale che minaccia significativamente lo stato di diritto». Inoltre, hanno denunciato che la disposizione viola alcuni diritti fondamentali dei richiedenti asilo contenuti in documenti nazionali e internazionali (come la garanzia di non respingimento assicurata dalla Convenzione di Ginevra).
Nel frattempo, il premier britannico, Rishi Sunak, ha comunicato che i primi voli per Kigali partiranno entro luglio.
Di fronte all’annuncio di ricorsi da parte delle organizzazioni umanitarie alla Corte europea per i diritti dell’uomo, Sunak ha rincarato la dose: «Questa è una svolta destinata a cambiare l’equazione globale dell’immigrazione e nessun tribunale fermerà i trasferimenti». La legge addirittura prevede che il Governo possa ignorare eventuali sentenze della Corte europea.
Nei fatti, il piano è già operativoa. Il governo britannico ha affittato gli aerei charter per deportare le prime 350 persone: uomini di più di 40 anni, entrati illegalmente nel Paese. Molti sono già in detenzione preventiva dal 29 aprile. A Kigali invece è già arrivata la prima tranche di ricompense: 290 milioni di euro. Altri 140 milioni saranno versati una volta che il Rwanda avrà ricevuto i primi 300 richiedenti asilo.
A dispetto di quanto sostiene il Governo britannico, per il quale il piano sarà economicamente vantaggioso per il Regno Unito, l’Institute for public policy research (un ente di ricerca indipendente) ne ha denunciato i costi elevati. Secondo i ricercatori, infatti, potrebbero servire fino a 4,6 miliardi di euro per deportare le sole 20mila persone arrivate illegalmente tra luglio e dicembre 2023. Tra il 2022 e il 2023, invece, il sistema di asilo britannico era costato meno di 4,5 miliardi di euro.
Nelle intenzioni di Londra, la minaccia di deportazione dovrebbe agire da deterrente per scoraggiare futuri arrivi illegali. Per il momento però i flussi non accennano a fermarsi: mentre i parlamentari approvavano la legge, nella Manica annegavano tre uomini, una donna e una bambina.
L’introduzione del piano costituisce senza dubbio un importante tassello per i conservatori inglesi. Con l’avvicinarsi delle elezioni – si voterà entro gennaio 2025 -, Sunak e il suo partito avevano bisogno di un successo da vantare di fronte all’elettorato, tanto più che i sondaggi danno i laburisti in testa. Ora i tory avranno qualcosa su cui puntare. Anche a costo di ignorare i diritti umani.
Aurora Guainazzi