Il “caso” Haider

Cari missionari,
ho visitato su internet la pagina (home page) del Partito liberale austriaco (FPO) di Jorg Haider.
Ci sono collegamenti (links) i cui titoli sono tutto un programma; ad esempio: «I crociati del nostro tempo». Non mancano svastiche naziste.
La sezione «Bambini» inizia così: «Ho 11 anni ed ero solito frequentare la scuola pubblica. È una vergogna vedere quante menti bianche si sono sciupate. Ma ora frequento una scuola privata, dove non sono picchiato più da ganghe di non bianchi. Inoltre sto ritrovando l’orgoglio in me stesso, nella mia famiglia e nel mio popolo».
La sezione «Canti dalla patria» presenta titoli, quali: Ancora un negro, Cerca la corda (per impiccarlo), Alcuni negri non muoiono mai, Cae alla griglia, Sporca cagna femminista, Soluzione finale, Olocausto 2000, Orgoglio bianco, Azione anticomunista, Sei milioni di menzogne (sei milioni di ebrei uccisi), Vattene a casa, Parla il Führer, Viva il partito nazional-socialista della Germania, Vittoria e salute…
Ce n’è quanto basta per terrorizzare qualsiasi persona civile. È opportuno divulgare questi dati, perché nessuno domani dica: «Io non sapevo».
Sabrina Ferri
(via e-mail)

Questo messaggio è scaturito da una giusta rivolta di fronte al «caso Haider». Il personaggio è noto per xenofobia e filonazismo. Ma il suo partito è entrato a far parte dell’attuale governo della vicina Austria.

Sabrina Ferri




Cristo e gli altri

Caro direttore,
mi ha molto interessato il suo articolo «Il Dio dei desideri», apparso su Missioni Consolata di febbraio. In modo particolare mi ha colpito il riquadro «Gesù Cristo, grande maestro o unico Salvatore?». In esso si accenna alla distinzione tra una preparazione remota al messaggio cristiano (in cui entrano, ad esempio le religioni asiatiche) e una preparazione prossima (che riguarda soprattutto l’ebraismo).
Gradirei qualche indicazione bibliografica per approfondire il tema.

L’abbonato ha colto un problema complesso: quello della salvezza nelle religioni non cristiane e del loro rapporto con Gesù Cristo. I libri per approfondire il tema non mancano; ma non sono di non facile lettura… Ricordiamo tre articoli della nostra rivista: «È tutt’altro che un affare privato», «Che sarà di loro sull’altra sponda?», «Davvero come Lui non c’è nessuno» (Missioni Consolata, ottobre 999).

Vittorio Montis




A proposito di Neyerere

Caro direttore,
ho scritto a padre Giulio Belotti per fargli i complimenti del suo importante articolo su Nyerere, che lei ha pubblicato. Le giro la simpatica risposta del missionario in Tanzania.

«Carissimo Carlo – ha risposto padre Giulio Belotti -, grazie per il tuo scritto laudativo. Non ricordo il tuo nome. Che vuoi! Sono vecchio, ho già varcato i 76 anni.
Vivo a Mgongo, a 10 chilometri da Iringa, nella Faraja House (casa della consolazione), un centro che raccoglie ragazzi di strada e in difficoltà.
L’articolo su Nyerere non è del tutto mio: fa parte di uno scritto più impegnativo che avevo scritto tempo fa; allora ero un po’ arrabbiato, perché la rivista Mondo e Missione, pur con carità cristiana, aveva stroncato Nyerere e la sua politica. Naturalmente il mio scritto era troppo lungo e non poté essere pubblicato. Ma, alla morte dell’ex presidente del Tanzania, è venuto in taglio e se ne sono serviti nella redazione di Missioni Consolata, lasciando il mio nome. Bontà loro…».

Carlo Bagioli




Il fratello del nonno

Spettabile redazione,
intendo abbonarmi a Missioni Consolata. Il fratello del nonno materno fu un vostro missionario in Kenya ed Etiopia negli anni ’30. Si chiamava padre Giuseppe Dogliani e venne fucilato dai tedeschi in Val Casotto (CN) nel marzo del 1944, dopo essere stato cappellano degli alpini in Russia.

Probabilmente la nostra rivista era già presente nella famiglia del missionario in Kenya ed Etiopia. Poi la «corrente» si è interrotta… Come ci piacerebbe, signor Emilio, che altre persone seguissero il suo esempio! Missioni Consolata è «la rivista missionaria della famiglia», anche perché passa di padre in figlio, da nonno a nipote.
Una tradizione da conservare.

Emilio Cappa




Disastri che interpellano

Cari missionari,
il vostro giornale porta il mondo tra le pareti domestiche. Nel numero di gennaio mi ha colpito moltissimo il servizio sulla città russa di Severodvinsk. Sono stata recentemente in Bielorussia (per conoscere la famiglia del bambino che ogni luglio ospitiamo in casa): quindi sento in modo assai coinvolgente i problemi dell’ex Urss.
Il viaggio mi ha fatto toccare i problemi del popolo e soprattutto dei bambini, che sono quelli più bisognosi di attenzioni: essi saranno gli uomini di domani che goveeranno questo vasto paese, oggi alle prese con freddo, fame e corruzione.
È urgente promuovere la consapevolezza dei disastri umani e ambientali, per smuovere le coscienze intorpidite dal troppo benessere. Altrimenti non sarebbe possibile dirci cristiani.

La lettera si riferisce ad un articolo di E. Knight, nostro collaboratore, che descrive la vita di bambini sordomuti, idrocefali, dementi… vittime della «maledizione nucleare».

C. R.




Chi farà un passo indietro?

«I paesi ricchi diventano sempre più ricchi e i paesi poveri sempre più poveri…». Questa affermazione del papa Paolo VI, pronunciata molti anni fa (e purtroppo sempre attuale), è stata illustrata con efficacia dalla Fiat attraverso un’immagine fotografica a colori per la campagna pubblicitaria della vettura Palio.
Lo slogan: «La nostra strada è il mondo». La foto: la foresta amazzonica brasiliana ripresa dall’alto: una massa compatta di alberi verdi attraversata da una strada sterrata (la transamazzonica) e, naturalmente in primo piano, la Fiat Palio.
Propongo alcune riflessioni. Questa immagine dell’Amazzonia, tagliata in due dalla strada, è simile alla foto di copertina del libro La tragedia degli indios di padre Bruno Marcon. È un libro denuncia del missionario della Consolata sul genocidio degli indios. Una serie puntigliosa di dati su omicidi e ogni tipo di violenze impunite a danno degli indios e della loro terra, l’Amazzonia appunto.
La strada (oltre le piste d’atterraggio abusive) è il mezzo per portare in quella regione (legalmente i proprietari sono gli indios che l’hanno conservata intatta per millenni) la «civiltà» dei bianchi, cioè i cercatori d’oro e tutti i vari trafficanti… La strada, presentata a noi come gioia e libertà di guida, è per gli indios motivo di pianto.
L’accostamento forzato dell’auto con quella strada sterrata in Amazzonia mi ha colpito e fatto riflettere molto sul contrasto tra i paesi poveri del Sud e i paesi ricchi del Nord. Tra Brasile e Italia.
Come uomo e cristiano mi pongo una domanda: che fare perché i paesi ricchi non diventino sempre più ricchi sulla pelle dei paesi sempre più poveri?
La campagna pubblicitaria dell’auto può essere per tanti una forte provocazione.

In Brasile le utilitarie della Fiat non sono state ritenute idonee alle strade sterrate. Di qui il lancio pubblicitario della Palio, resistente «persino» alla terra rossa e alle intemperie dell’Amazzonia!
Ma che sarebbe del «polmone del mondo» se si meccanizzasse come l’Italia? E se le bici di 1 miliardo e 250 milioni di cinesi fossero in breve tempo sostituite da auto, il collasso ecologico sarebbe immediato. A rimetterci, allora, non saranno solo gli indios, ma anche il ragusano e l’aostano, già affetti da inquinamento.
Per non parlare di problemi morali.
È urgente trovare una fonte di energia pulita, ma altresì compiere un passo indietro nella corsa verso il presunto progresso. Chi alzerà per primo il piede? Chi preme l’acceleratore sulla fuoriserie o chi cavalca l’asino?

Edgardo Fusi




Letterine o letterone?

Spettabile redazione,
sono molto vicina ai missionari della Consolata, soprattutto perché padre Lino Gallina è figlio di un mio cugino (e non solo per questo): infatti Lino dal 1948 al 1952 è stato mio aiutante in negozio. Per me e mio marito era un figlio. Veniva a Onigo il lunedì e ritornava a casa sua, a San Caerano, il sabato… Poi Lino si è fatto missionario.
Forse questa può sembrare una letterina inutile. Ma io sono orgogliosa di padre Lino.
Rosalia Gallina Gobbato
Onigo (TV)

Cari amici,
complimenti a tutta la redazione e ai collaboratori di Missioni Consolata, mensile che apprezzo tantissimo.
Siete riusciti a prepararmi al terzo millennio affrontando argomenti complessi, ma scritti in modo semplice ed esauriente. Soprattutto avete calato il giubileo nella vita di tutti i giorni. Grazie.

Certe letterine per noi sono «letterone», non tanto per l’apprezzamento nei nostri confronti, ma per la passione missionaria che esprimono.

Rosalia Gallina e Emma




Signor direttore, è giusto che…?

Signor direttore,
ci ha colpito la lettera di Guido Guidotti, pubblicata su Missioni Consolata di gennaio, circa la chiesa di Modena. Siamo perplessi della durezza con cui il signor Guidotti (non nuovo a certi interventi) aggredisce la nostra comunità, accusandola di non avere gestito bene l’8 per mille a favore dei poveri nel terzo mondo. Vorrebbe che si desse un miliardo.
Anche Giuda ha detto qualcosa di simile. «Perché tanto spreco di olio profumato? Si poteva venderlo per oltre 300 monete d’argento e poi darle ai poveri!» (Mc 14, 5).
Se è vero che l’albero si riconosce dai frutti, ci pare che la chiesa modenese qualche buon frutto lo abbia dato e continui a darlo nel terzo mondo. Sono centinaia i sacerdoti, i religiosi, le suore e i laici che hanno dato la vita e continuano a darla nelle terre di missione, per la promozione umana e cristiana dei poveri. I loro sacrifici, le rinunce e la passione missionaria non valgono?
I nostri missionari sono in Asia, Africa, America, Australia: dalla dottoressa Luisa Guidotti Mistrali (di cui è stata introdotta la causa di beatificazione) a padre Giuseppe Ricchetti (missionario della Consolata e nostro amico carissimo), sepolto in Kenya; da padre Ettore Turrini (in Amazzonia da 50 anni) ai sacerdoti che la diocesi sostiene in Brasile; dal villaggio di Ghirlandina (Centrafrica) alle favelas nelle periferie sudamericane; dai bimbi sordomuti di São Paulo alle bambine di rua delle metropoli, ai lebbrosi dell’Africa, ai profughi del Kosovo… C’è forse una sola «qualità» di poveri di cui la diocesi modenese non si faccia carico?
Quanti sono i giovani che offrono mesi e anni della loro vita con i missionari? Quanto denaro le parrocchie, i gruppi e le singole persone destinano per interventi a sostegno dei missionari?
Signor direttore, le sembra proprio vero che le nostre «belle chiese» affondino nel sangue dei poveri?
Sappiamo che la povertà non è eliminabile. «I poveri li avrete sempre con voi» (Gv 12, 8); ma sappiamo pure che saremo giudicati sulla misura con cui ce li siamo presi a cuore (cfr. Mt 25, 40).
A proposito dell’omilia domenicale: una predica non è mai uguale all’altra, come la lettura di una pagina di vangelo non è mai «uguale» alla precedente o successiva.
«Lasciarsi sedurre da Gesù» può avere vari significati. Sta a noi cogliere quello che più si adatta al bisogno di conversione che abbiamo in quel momento.

In Alberto e compagni ci sembra di cogliere un garbato rimprovero per aver pubblicato la lettera del signor Guidotti. Noi pubblichiamo tutte le reazioni dei lettori (anche quelle anonime), perché crediamo nel confronto. La verità si raggiunge con l’apporto di tutti, nessuno escluso.

Alberto, Davide etc.




Scouts straordinari

Cari missionari,
noi scouts da oltre un anno ci stiamo occupando dello sfruttamento nel mondo del lavoro e della risposta onesta che il commercio equo e solidale cerca di dare. Abbiamo analizzato il problema con il docente universitario Dinucci, autore di vari libri su questo argomento.
Stiamo costruendo un «sito internet» in cui far confluire informazioni da fonti primarie. Intendiamo interagire anche con i missionari che possono garantire attendibilità e rapidità d’informazione.
Lo scopo è di far conoscere al maggior numero possibile di persone lo sfruttamento e i meccanismi che lo producono, con la complicità della nostra ignoranza. Ci riferiamo al modo in cui producono profitto le multinazionali. Il «sito internet» può essere un mezzo per creare una coscienza critica del consumo.
Pensiamo di portare il problema all’attenzione dell’intera Comunità degli scouts (circa 200 mila persone), e non solo attraverso le nostre pagine internet (altrimenti sterili).
In passato abbiamo tentato di contattare missionari muniti di una connessione ad internet, ma non ci siamo riusciti…

Un «sito internet», per far conoscere lo sfruttamento nel mondo: ecco un aspetto positivo della globalizzazione. Auguri, ragazzi! Su questo numero troverete anche un articolo sulle multinazionali di Francesco Gesualdi, vostro corregionale.

Il clan “fuoco” Lucca 3




Forte imbarazzo

Spettabile redazione,
sono un dottore in economia e commercio. Vi chiedo di essere inserito nella vostra «mailing list» per ricevere gratuitamente la rivista Missioni Consolata, fondata nel 1899.
Ho avuto modo di conoscere la vostra pubblicazione leggendone una copia nel santuario della Consolata di Torino, che mi è stata offerta da un responsabile locale. Ho constatato che è molto interessante: per le tematiche trattate, per la loro impostazione e per le ottime illustrazioni fotografiche.
Gradirei continuare a leggere anche i prossimi numeri, perché sono particolarmente interessato ad essere aggiornato sui problemi che saranno affrontati.
Lettera firmata
Isola del Liri (FR)

Cari missionari,
ho riscontrato il lieve aumento della quota di abbonamento alla rivista Missioni Consolata, successivamente al mio versamento sul conto corrente postale. Pertanto allego lire 5.000 in francobolli ad integrazione della quota.
Scusandomi, ringrazio e auguro alla redazione della rivista un santo anno giubilare. Noi, monache romite, stimiamo molto il vostro lavoro e vi ricordiamo nella preghiera.

Siamo in imbarazzo. Non sappiamo se apprezzare di più l’ardimento del dottore in economia e commercio o lo scrupolo delle monache romite.

Lettera Firmata e madre Maria Emanuela