Cari missionari,
è proprio vero quel che ha
scritto SILVIA BATTAGLIA a
proposito dei mobilieri italiani
e dello sfruttamento
non sostenibile delle
foreste tropicali (Missioni
Consolata, marzo 2002).
Nonostante le numerose
iniziative, tese a rassicurare
i consumatori più
sensibili, i bulldozer continuano
a farsi beffe di
tutte le raccomandazioni
delle Ong e di tutti gli appelli
del papa (ribaditi
con particolare intensità
in occasione della Giornata
giubilare del mondo
agricolo) contro la deforestazione
e la desertificazione.
Nonostante sia ampiamente
risaputo che lo
sfruttamento sostenibile,
alla lunga, è più produttivo
anche da un punto di
vista economico (non è
forse l’industria farmaceutica
a premere perché le
specie vegetali e animali
delle giungle tropicali non
scompaiano prima ancora
di essere state scoperte e
non si portino nella tomba
segreti chimici che potrebbero
essere utilizzati
per la messa a punto di
nuovi farmaci?), le compagnie
del legname continuano
imperterrite nei loro
programmi di annientamento
della natura nel
nome del progresso, nel
nome della competitività,
nel nome dell’impegno
per la creazione degli ormai
leggendari nuovi posti
di lavoro.
Quando l’intervento
delle compagnie avviene
in concertazione con bande
criminali e centri di
potere occulto, che controllano
l’estrazione e il
commercio di diamanti,
oro, uranio e coltan (la
pregiata combinazione di
tantalite e colombite che i
produttori di telefonini e
personal computer considerano
una materia prima
assolutamente indispensabile),
allora anche il termine
«deforestazione» diventa
un eufemismo: la
foresta subisce un vero e
proprio sventramento.
Se sono veri i dati diffusi
dall’associazione britannica
Global Witness, i nostri
connazionali che operano
nel settore
dell’arredamento danno
un contributo tutt’altro
che trascurabile alla spirale
della violenza e della
guerra, all’escalation della
corruzione, alla crescita
del degrado ambientale e
sociale in paesi come Liberia,
Congo (R.D.), Camerun.
L’Italia figura al 5° posto
nella classifica delle
nazioni che approfittano
della tragedia della guerra
civile in Liberia per importare,
a prezzo stracciato,
legname di primissima
qualità; e, checché ne dica
Mondo Legno (la rivista
dei mobilieri italiani), partecipa
in maniera significativa
alla desertificazione
del Camerun, dove, nel
90% dei casi, le operazioni
di taglio vengono effettuate
in modo illegale.
Quando allestiscono saloni
del mobile, esposizioni
di nuovi modelli di
telefonini e personal computer,
mostre di oro, perle
e diamanti, i nostri imprenditori,
managers e
mecenati vari non si sognano
neppure lontanamente
di dire una parola
sulle tragedie ecologiche
e umanitarie che hanno
reso possibile un nuovo
«24 carati», la fabbricazione
di un arredo sofisticato
e la realizzazione di
un cellulare della III o IV
generazione…
«Negli ultimi spazi verdi
dell’Africa occidentale
e centrale – scrive ancora
il dottor Rondina – vivono
alcune minoranze etniche,
uomini e donne di
piccola statura. Li abbiamo
sempre chiamati
“pigmei”, ma in realtà sono
dei “giganti” quanto a
conoscenza di piante e animali
(non a caso gli antropologi
li considerano
vere biblioteche viventi).
Per i pigmei la foresta
è acqua, cibo, riparo, casa.
Ricordiamocelo
quando, per abbellire la
nostra casa, ci viene voglia
di ordinare un nuovo
parquet, una nuova
cucina, una nuova camera
da letto. O, per paura
di “rimanere indietro”,
sentiamo l’impulso di
comprare un altro cellulare
o un altro personal
computer».
Francesco Rondina