Il totalitarismo secondo Zinove’v

Caro direttore,
visto che avrei scritto basandomi
su un cumulo di
falsità – così affermano
LAURENTI e NOVARESE
(Missioni Consolata, febbraio
2003), chiedo di
pubblicare il trafiletto de
La Stampa del 30 ottobre
2001 circa «la strage di
Racak».
Parimenti, tutti gli altri
fatti, su cui ho ragionato,
sono documentabili e noti.
Forse, in tale modo, si
potrà prendere atto d’una
realtà che si rifiuta, perché
non piace.
Sulla «questione jugoslava», propongo un brano
di Aleksandr Zinove’v
(non è un epigono del comunismo,
ma un matematico,
saggista e romanziere
russo), tratto da «Serbia
ed Europa» di Maurizio
Cabona, collaboratore de
Il Gioale.
«Il crollo dei sistemi comunisti
nei paesi del blocco
sovietico – scrive Zinove’v
– ha ampliato non la
sfera democratica, ma
quella espansionistica e di
influenza, che conduce al
totalitarismo del mondo
occidentale, vincitore nella
guerra fredda. Questo
processo è coperto da un
possente strato di disinformazione
ideologica
e propagandistica e da
menzogne che superano
quelle di Hitler e Stalin…
Il moderno totalitarismo
militante si ammanta di umanesimo,
democrazia,
lotta per i diritti degli individui
e dei popoli, giustizia.
Ma in sostanza è più
pericoloso del totalitarismo
hitleriano e staliniano;
infatti non si rivela, è
più profondo, non incontra
una seria resistenza, è
su vasta scala, dispone di
mezzi infinitamente più
grandi, ha il sostegno della
schiacciante maggioranza
dei popoli del mondo occidentale
e dei paesi sotto la
sua influenza, sedotti ideologicamente
e che non
riflettono su ciò che li minaccia,
se non resisteranno
al processo di totalizzazione
del pianeta… La situazione
serba è stata
completamente falsificata
dai mezzi d’informazione
occidentali…».
Sugli argomenti trattati
sono pronto ad un confronto
e approfondimento.
Intanto faccio notare
che i proclami di Bin Laden
sembrano piacere
molto ai signori Bush e
Colin Powell. Quest’ultimo
s’è premurato d’anticipare
il contenuto e premere
per la trasmissione del
nastro, prima che Al Qaeda
ne riconoscesse l’esistenza:
ovviamente per sostenere
che era una prova
del collegamento dell’Iraq
con Al Qaeda.
Bin Laden, sempre più
fantasma (non appare sul
video), serve egregiamente
il suo padrone. Bel lavoro,
agente Bin Laden!
Ringrazio chi ha apprezzato
il mio scritto e chi
l’ha letto con apertura
mentale.

Non condividiamo in
toto i giudizi di Zinove’v
sul mondo occidentale…
Giuseppe Torre, su
Missioni Consolata di ottobre-
novembre 2002, ha
accennato ai trascorsi
conflitti nel Golfo Persico,
Kosovo e Afghanistan,
chiamando in causa
il governo statunitense.
Nel 1999 l’intervento armato
della Nato in Serbia-
Kosovo partì anche
in seguito a «la strage di
Racak», di cui è imputato
Slobodan Milosevic.
Ma La Stampa, 30 ottobre
2001, scrive:
«… compare anche l’accusa
di aver ordinato la
strage di Racak, che il 15
gennaio del ’99 diede origine
ai bombardamenti
della Nato: è un dettaglio
singolare, poiché sullo
stesso episodio una commissione
delle Nazioni
Unite, guidata da un anatomo-
patologo finlandese,
la signora Ranta, aveva
concluso che non di
strage si era trattato, ma
di uno scontro a fuoco
fra poliziotti serbi e guerriglieri
dell’Uck (Esercito
di liberazione del Kosovo)».

Giuseppe Torre




«Mi metti a disagio con la politica…»

Cara rivista,
da 50 anni ti accolgo a casa
mia. Ti ho sempre letto
con interesse e gioia; per
mezzo tuo ho saputo con
molto anticipo, rispetto
ad altri mezzi di informazione,
ciò che accadeva
nel mondo, soprattutto in
terra di missione.
Ma da un paio di anni
non mi sembri più la stessa:
mi metti a disagio con
la politica, con qualche
debolezza verso l’islam,
con pagine che a volte
sembrano di altri giornali,
che hanno ben poco da
condividere con i valori
cattolici.
Certamente sono io che
sono invecchiata e non so
tenere il passo con te, e
chissà quanti argomenti avranno
i tuoi redattori per
dimostrarmelo! Comunque
sia, resto in attesa di
ricredermi.

Cinquant’anni di fedeltà!
Grazie, signora
Carla! E grazie pure del
suo affettuoso dissenso.
Anche noi abbiamo una
certa età e le assicuriamo
che non ci è facile…
«la conversione intellettuale». L’espressione è
del cardinale Carlo M.
Martini, che spiega: la
conversione intellettuale
è parte del cammino cristiano,
anche se poche
persone vi arrivano. È più
comodo e facile accontentarsi
di come la pensano
i più, dell’influenza
dell’ambiente anche buono.
La conversione tocca
l’intelligenza che, dopo aver
vagato attraverso opinioni
diverse e contraddittorie,
trova un principio
secondo il quale
operare, non sotto l’influenza
dell’ambiente o
del parere altrui, bensì
per una illuminazione
profonda (cfr. Carlo M.
Martini, Briciole dalla tavola
della Parola, Piemme,
Casale 1996, pagine
49-50).

Carla Caevali




L’acrostico «pace»

Gentile direttore,
sono abbonata a Missioni
Consolata e, una volta letta,
la passo alle vicine di
casa, perché ritengo importante
divulgare la buona
stampa. Sono anche affezionata
ai missionari
della Consolata. Prima di
sposarmi, ho partecipato
con loro ad un campo di
lavoro in Africa. Certe cose
non si dimenticano.
Scrivo per dirle che non
mi è piaciuto, questa volta,
l’articolo di Giulietto
Chiesa (Missioni Consolata,
gennaio 2003). Ho
preferito quello di un altro
giornale. Allego la fotocopia.
Non metta il mio nome
se pubblica la lettera.

Anche noi apprezziamo
l’articolo a cui si riferisce
la lettrice
(Avvenire, 16 febbraio
2003). Ci è piaciuto, per
esempio, «PACE», acrostico
di «PER ANNULLARE
CERTI ESTREMISMI PERICOLOSI». Tutti gli estremismi
lo sono.




Chi sono i poveri?

Cari amici,
siete messi male davvero
se date gli editoriali a
GIULIETTO CHIESA e, soprattutto,
se condividete il
suo pessimismo cosmico,
al cui cospetto Giacomino
Leopardi fa la parte della
D’Eusanio. Se vedessi il
mondo come lui (e forse
anche voi), non esiterei
un minuto a buttarmi giù
dal muraglione.
Ma non ho alcuna voglia
di fare l’esegesi di
questo ennesimo «Ai lettori» (forse è meglio intitolarlo
«AI DISPERATI»).
Ho constatato da tempo
l’inutilità delle parole,
quando e con chi non ha
orecchie per sentire né occhi
per vedere: con chi
viaggia imperterrito dentro
le sue bolle di sapone
di gomma. Finirei per ripetere
cose già dette. Non
c’è che lasciarvi ribollire
nelle vostre acque, aspettando
con santa pazienza
che vi passi.
Non v’accorgete che le
nostre città sono piene di
gente perbene, di volontariato,
di interessati alla
cultura, di gente che sorride
e si saluta? Gente che
compie quotidianamente
milioni di gesti di buona
educazione e generosità,
gente che lavora come meglio
sa, gente che non ruba
e non s’approfitta, gente
addirittura che miracolosamente
sa conservare
autonomia di pensiero.
In larga maggioranza gli
italiani l’hanno dimostrato
nella primavera del
2001, quando, nonostante
IL TERRORISMO PSICO-CATODICO
di Enzo Biagi,
Santoro, Benigni, Montanelli,
Luttazzi e Travaglio,
riuscirono ugualmente a
votare come gli pare.
Fate una «tragedia greca» perché ha perso il centrosinistra
e ha vinto il
centrodestra? Perché nel
mondo c’è qualcuno che
le suona ben bene ai fanatici
dell’islam antioccidentale
(che pure li ha riempiti
di denaro)?
Passi per Giulietto
Chiesa (POVERINO), che
non s’è ancora riavuto dal
crollo di mamma Urss (se
non sbaglio è in cima alla
lista Mitrokin), ma voi!
Passerà, passerà. Tra
100 anni il mondo ci sarà
ancora, ed anche il capitalismo,
l’occidente e gli
Stati Uniti d’America (anche
l’Italia e l’Europa).
Molto probabilmente non
ci saranno più redattori
confusi e disperati come
adesso, e la rivista delle
missioni della Consolata
sarà tornata alle origini di
100 anni fa, riappacificandosi
coi suoi fondatori…
Vedo, a pagina 9 (Missioni
Consolata, febbraio
2003), un mirabile esempio
della vostra confusione:
non vi vergognate di riconoscervi
nel comunismo,
se esso smaschera le
cause della miseria. Peccato
che proprio esso sia stato
il maggior produttore di
morte nella storia (90 milioni
di assassinati in meno
di 70 anni), ma soprattutto
un formidabile produttore
di miseria, come
dimostrano mezza Europa
e molte parti del mondo.
La miseria sparirà quando
i paesi poveri riusciranno
a rimuovere gli ostacoli
(culturali, tribali, politici)
ed avere uno sviluppo economico
improntato alla libera
iniziativa privata
(detto anche capitalismo).
Lasciate stare il papa,
che il comunismo l’ha demolito,
senza salvae una
virgola. Non giocate
con le parole! Abbiate il
coraggio dei vostri sentimenti!
Post scriptum
Una sola cosa non sopporto:
il sentire ripetere a
pappagallo «noi ricchi e
sazi». Ricchi chi? Io, mia
moglie e due figlioletti viviamo
con circa 2 mila euro
al mese, e come noi la
maggioranza della gente.
Ricchi chi? Forse i giornalisti
come Giulietto Chiesa
o i professori delle università
o i bonzi parassiti
della pubblica amministrazione.
Per favore! Rimettete
i piedi per terra.

«Guai a voi ricchi, perché
avete già la vostra ricompensa!
Guai a voi
che ora siete sazi, perché
un giorno avrete fame!»
(Lc 6, 24-25).
A chi si riferisce Gesù?
Certamente agli epuloni
che nuotano nell’abbondanza,
ma anche a chi è
ricco di orgoglio, a chi è
certo di essere nel giusto,
a chi magari «le suona
ben bene»: a parole e a
fatti.

Luigi Fressoia




La baggianata di Chiesa

Egregio direttore,
dissento da GIULIETTO
CHIESA. Non nego il contributo
molto importante
dato dall’esercito russo
per abbattere il nazismo,
grazie anche agli enormi
aiuti ricevuti dagli Stati Uniti
in armamenti e viveri
(cosa che Chiesa fa finta
di non sapere); senza questi
aiuti, Stalingrado sarebbe
stata la fine dei russi
e non delle armate tedesche.
Dire che i russi hanno
liberato l’Europa, è la più
grande «baggianata» che
il signore, di cui sopra,
poteva dire. L’esercito di
Stalin, nella sua avanzata
verso occidente, ha semplicemente
sostituito, nei
paesi europei che «liberava
», la svastica nazista con
la «falce e il martello»,
sottomettendoli a dittature
comuniste governate da
Mosca per quasi 50 anni.
Noi, grazie a Dio e agli
americani, non abbiamo
avuto bisogno dell’esercito
russo. Se questi fatti il
signor Chiesa li chiama
«luoghi comuni», non so
in che mondo è vissuto!
Ancora oggi un bel pezzo
di Polonia e Finlandia è
Russia.
Gli italiani negli ultimi
50 anni hanno sempre votato
liberamente, permettendosi
di avere il maggior
partito comunista
dell’Europa occidentale,
sino alla caduta del muro
di Berlino. Dopo, sono rimasti
solo alcuni nostalgici
del vecchio paradiso sovietico,
divisi in alcuni
partiti fra comunisti e cattocomunisti.
Io non ho mai creduto
che gli Usa siano il «regno
del bene», ma di una cosa
sono certo: che a liberarci
dal giogo nazista e fascista
e a difenderci dal «paradiso
sovietico» sono stati gli
Stati Uniti d’America, con
i loro pregi e difetti!
Forse la lunga permanenza
a Mosca deve aver
confuso un po’ le idee a
Giulietto Chiesa!
Post scriptum
Mosca lasciò mano libera
a Hitler, che invase Danimarca,
Norvegia, Belgio,
Olanda, Lussemburgo e
Francia. Stalin si diede da
fare solo quando la Germania
scatenò l’offensiva
contro la Russia, il 22 giugno
1941. Solo sei mesi
dopo scesero in campo gli
Usa.

Giulietto Chiesa prende
atto di queste ed altre
critiche. Risponderà
prossimamente.

Franz Pomato




Largo alla guerra?

E così, in barba al buon
senso, alla decenza e alla
Costituzione italiana (ma
non solo), largo alla guerra?
Invece di aprire gli occhi a ex amici invasati, che
non hanno bisogno di
nessuno (sanno sbagliare
da soli), che non sentono
ragione e non sanno (come
la vecchia Europa) che
la guerra è una peste che
si mangia pure chi inizia il
contagio, i nostri «rappresentanti» ci affondano: lo
fanno a nostro nome, con
i nostri soldi, con vomitevoli
fanfare per il solito
codazzo di ratti-cortigiani,
ipocriti e cinici, che credono
di salvarsi affogando
gli altri!
Basta con IL TERRORISMO
targato Bush, Sharon,
Blair, Aznar, Berlusconi!
Ed anche Saddam,
Musharaf, Bashir, Vajpayee
e quant’altri, ma a
debita distanza, in proporzione
alle rispettive responsabilità
e capacità di
nuocere! Basta con i dementi
che predicano «il
nuovo», mentre si drogano
del veleno più antico e
letale (la guerra); che predicano
ieratici la democrazia,
mentre razzolano verso
l’abisso contro la maggioranza
di americani, europei,
asiatici… cristiani e
islamici; che predicano
sussiegosi il diritto, mentre
vincono a lotterie elettorali
e campano sulla sopraffazione;
che predicano
seri la razionalità,
mentre arraffano poteri
con fauci da squalo e stomaci
da canarino!
Basta con questi dinosauri
accecati dalla propria
virulenza! Altro che
re nudi! Nudi e mostruosi,
istruttivi reperti paleontologici
di una umanità
predatoria, se confinati
in qualche jurassic
park, ma non alla guida di
moltitudini che sanno solo
danneggiare.

Per favore, non facciamo
di ogni erba un fascio
e abbassiamo i toni.
(Ma di pace noi continueremo
a parlare!)

Michelangelo Lanza




Spirito di famiglia

Caro direttore,
ricordi ancora il sottoscritto?
Sono stato allievo dei
missionari della Consolata
a Bevera (1961-1966)…
Non ho smesso mai di leggere
con interesse Missioni
Consolata (insieme ad
Amico e Da Casa Madre).
La mia formazione è merito
esclusivo dei missionari
e, pertanto, mi considero
parte della vostra famiglia,
cui rimarrò sempre riconoscente.
Desidero, caro direttore,
esprimerti un augurio
per l’importante incarico
che hai assunto come responsabile
della rivista.
Essa continui a rimanere
un faro acceso sull’attività
dei missionari e sui problemi
che affliggono i popoli
poveri e dimenticati.
Ben venga la pluralità di
voci e opinioni! È importante
l’equità nel riportare
notizie e idee: ecco il tuo
delicato nuovo incarico.
Un grazie vada anche al
direttore precedente per la
sua illuminata guida.

Altri lettori ci hanno
scritto o telefonato per
augurarci buon lavoro e
per ringraziare l’ex direttore.
Ci è piaciuto, soprattutto,
il loro «spirito». È motivo di soddisfazione
constatare come
la nostra sia veramente
«la rivista missionaria
della famiglia».

Giovanni Pirovano




Per evitare incendi, abbatti gli alberi…

Cari missionari,
circa il summit di Johannesburg
e l’antiamericanismo
cui si riferisce Mercedes
Bresso, presidente
della provincia di Torino
(vedi Missioni Consolata,
dicembre 2002, pag. 25),
credo necessarie alcune
puntualizzazioni.
1 – Mentre a Johannesburg
le Ong si davano da
fare per evitare che il vertice
si risolvesse nel solito
fiasco, in Oregon G.W.
Bush, dopo l’ennesima estate
di incendi ed altri disastri
provocati in gran
parte dall’irresponsabilità
umana, proclamava: «Per
diminuire il rischio di incendi
e danni a persone e
cose, facciamo abbattere
più alberi alle compagnie
del legname… così le fiamme
non avranno più combustibile».
Chi sono, dunque, i veri
antiamericani? Come fa il
presidente del paese più
potente del mondo a sorvolare
su tantissimi suoi
concittadini che hanno già
pagato un prezzo altissimo
alla dissennata politica
di deforestazione? Come
può ignorare che gli Usa
hanno già perso oltre il
90% delle loro foreste e
che il taglio di alberi ha innescato
una catena di alterazioni
ecologiche che ha
distrutto habitat preziosi,
provocato l’estinzione o
quasi di specie animali e
vegetali un tempo diffusissime,
compromesso l’integrità
fisica di milioni e milioni
di americani?
2 – Non tutti gli ecologisti
sono antiamericani e
non tutti gli americani sono
antiecologisti. Come
ha dimostrato Julia Butterfly
Hill (con i due anni
passati sulla sequoia
Luna), ci sono negli Usa
persone che compiono
grossi sacrifici, pur di evitare
che la Pacific Lumber
(una compagnia che Bush
ha invitato ad aumentare il
taglio dei boschi per il
«bene dell’economia» e la
«sicurezza» dei cittadini)
aggiunga alla pingue lista
dei suoi scempi anche le
ultime foreste di sequoie
(alberi, tra l’altro, assai resistenti
agli incendi; tant’è
che i fabbricanti di estintori
hanno «copiato» le
molecole presenti nella
corteccia di questi stupendi
giganti). Sono più antiamericani
quelli che si riconoscono
nelle idee di Julia,
espresse nel libro La
ragazza sull’albero, o quelli
che si riconoscono nelle
idee degli uomini della
Timber Pacific e della Casa
Bianca?

Il summit di Johannesburg
(settembre 2002)
ha riguardato lo sviluppo
sostenibile: quindi rispettoso
dell’ambiente.
Ma i risultati sono stati
modesti… Sul tema scottante
«ecologia», forse
possiamo imparare qualcosa
dall’Australia (cfr. il
dossier di questo mese).

Mario Pace




Incalzati dal corano

Egregio direttore,
scrivo a proposito della
lettera anonima, inserita
nell’articolo «da musulmani
a cattolici» (Missioni
Consolata, dicembre
2002). Io sono d’accordo
con la lettera, e non rimango
certo anonimo.
Finché in Arabia Saudita
e Yemen non verrà legalizzata
la costruzione di
chiese o di altre espressioni,
come si può parlare di
democrazia e libertà?
La dichiarazione dei diritti
dell’uomo sulla parità
di opportunità fra uomini
e donne non è stata firmata
dall’Arabia Saudita.
Tutti gli stati arabi sono
retti da sistemi non democratici.
Egitto, Tunisia e
Marocco, che si dicono
«tolleranti» (?), sono governati da anni dagli stessi
politici; nei matrimoni misti
o nel rispetto di altre
fedi sono ben lungi dall’essere
liberali.
L’islam è strutturalmente
contro una società aperta
(vedi Popper) e liberale:
quindi nei fatti
contro la carta dei diritti
dell’uomo. Il serafico
dott. Scialoja le sa queste
cose o continua a far finta
di nulla? Anche la chiesa
cattolica è stata, per secoli,
non liberale e totalitaria.
Dobbiamo attendere
ancora tre secoli per vedere
un islam rispettoso dei
diversi?

Il rispetto dei diritti umani
può essere accelerato
dal confronto fra tutti.
Fra cristiani e musulmani,
il confronto deve riguardare
l’organizzazione
della vita civile, le leggi
dello stato e i diritti di
libertà, uguaglianza, reciprocità.
I musulmani possono
essere incalzati dal loro
stesso corano; per esempio
con: «Gareggiate nelle
opere buone, ché a
Dio tutti toerete. Allora
egli vi informerà di
quelle cose per le quali ora
siete in discordia» (sura
V, 48).

Alfio Tassinari




Natale a Mogadiscio

Cari amici,
il natale 2002 è stato davvero
speciale. L’ho trascorso
nel «Villaggio Sos»
di Mogadiscio, con alcune
missionarie della Consolata.
È un’oasi di pace nella
lotta, un piccolo paradiso
circondato dall’inferno.
Qui hanno trovato rifugio
anche orfani di guerra e,
nel vicino ospedale, vengono
curati malati che
non saprebbero dove andare
altrove.
La mattina di natale,
mentre la vita in città procedeva
come sempre (il
paese è musulmano), le
suore hanno avuto una visita
inattesa. Alle porte
della comunità cattolica
(l’unica in Somalia) è
comparso Abdiqasim Salad
Hasan, presidente incaricato
del governo di
transizione.
Il presidente ha detto di
aver scelto il natale di Gesù,
un profeta tenuto in
grande considerazione dai
musulmani, per rendere
omaggio alle missionarie
della Consolata che hanno
lavorato nel paese per tutti
questi anni, senza interruzione,
neanche nei momenti
più duri della guerra
civile. Un impegno di
dedizione alla gente, che
ha attirato su queste donne
l’affetto di tutta la popolazione,
anche islamica.
Per esempio, quando fu
rapita suor Marzia, tutti
gli abitanti di Mogadiscio
si riversarono sulle strade
per chiedere che venisse
immediatamente liberata,
come poi accadde. Nella
capitale tutti ricordano
l’episodio, e lo stesso Abdiqasim
l’ha citato.
Davanti alla gente che si
accalcava di fronte alla casa
delle missionarie, il
presidente ha detto che,
nella nuova Somalia, ci
sarà sempre posto per la
chiesa cattolica. Un bel
dono natalizio alla comunità
della Consolata.
Il discorso del presidente,
trasmesso per radio e
televisione, è stato diffuso
in tutta Mogadiscio e in
gran parte dei territori vicini.
È stato un discorso
che sollecita il dialogo e la
collaborazione per il bene
comune tra persone di religioni
diverse.
Le missionarie in Somalia
continuano a pregare e
lavorare, affinché il paese
sia ricostruito, per il bene
di tutti, sulle fondamenta
della riconciliazione e della
pace.

Da anni il paese è in
preda all’anarchia, diviso
in tre stati: Somaliland,
Puntland e Somalia. Ma
il 27 ottobre 2002 a Eldoret
(Kenya) «i signori
della guerra» hanno sottoscritto
un fragile accordo
per il «cessate il fuoco». Però è un passo verso
la direzione giusta.

p. Vincenzo Salemi