Ex profugo somalo

Egregio direttore,
spero ardentemente che la pateità sua reverenda pubblichi la presente e la recapiti alla reverenda suor Giannasilvia Quaranta, missionaria della Consolata. La suora è stata superiora nella mia parrocchia S. Cuore di Gesù a Mogadiscio, Somalia.
Ella riuscì a creare un ambiente familiare nella comunità locale. Durante i mesi mariani, tutti noi indistintamente ci riunivamo nella navata della chiesa per recitare il S. Rosario ogni giorno. Inoltre, durante la S. Quaresima, ogni venerdì andavamo alla via crucis.
È da menzionare, altresì, la madre superiora che insegnava ai neocomunicandi e cresimandi, ma anche a noi adulti, che frequentavamo l’insegnamento molto interessante.
Personalmente, sono legato alla reverenda suor Giannasilvia da filiale rapporto. Ogni volta che avevo problemi personali e familiari, il suo grande cuore era aperto per me e potevo rifugiarmi. Inoltre Lei è stata la maestra della mia cara figlia Mona Lisa.
Poi, sebbene vivessimo separati da immensa distanza, io e la mia reverenda madre spirituale eravamo vicini col cuore, nelle preci. Quando una delegazione della mia diocesi andò a Roma per la beatificazione di Giuseppe Allamano, un amico fraterno era membro della nostra delegazione, Fulgenzio Benedetto Osman, che venne anche al mio studio tecnico professionale. Io rimasi male della sua improvvisa partenza.
Ad ogni modo lo pregai di salutarmi la molto reverenda Giannasilvia, se l’avesse incontrata durante la sua visita in Italia. La incontrò, e lei mi mandò una cartolina che conservavo in mezzo al mio breviario: ogni giorno, quando recitavo le ore liturgiche, ricordavo questa straordinaria suora. Purtroppo, durante la mia permanenza in Kenya come profugo, un incendio distrusse completamente il campo-rifugiati. Ma, nelle mie preci, ricordo sempre la reverenda suor Giannasilvia Quaranta.
Grazie in anticipo, pateità sua reverenda. Nel Signore.


Hugo ci rimanda anche alla triste vicenda di tanti profughi somali. Ora egli vive in Canada. La sua lettera è bella non solo per l’affetto che lo lega a suor Giannasilvia, ma anche per lo stile un po’ aulico.

Hugo G. Yassin




In bassorilievo

Spettabile redazione,
nel numero di aprile 2003 vi è un bell’articolo su san Bonifacio Vinfrido. Vi è raffigurato un bassorilievo rappresentante Pipino il Breve, re dei Franchi, che mi ha interessato.
Vengo a chiedere una cortesia, se possibile. Si conosce l’epoca o il secolo del bassorilievo di Pipino? Ringraziando, aggiungo i miei complimenti per la rivista.

Felicitazioni per i suoi interessi. Il bassorilievo è del 10° secolo.

Osvaldo Sestili




Se ti piace il filetto di pesce persico

Cari missionari, sono contenta che, nel bellissimo numero dedicato interamente al Kenya (Missioni Consolata, ottobre/novembre 2002), abbiate parlato anche dei problemi ambientali che affliggono il paese.
Bene ha fatto Paolo Moiola a elencare i parchi nazionali e a ricordare le cifre che documentano il declino di elefanti e rinoceronti. Questi animali, simbolo del Kenya, grazie anche alla loro maestosa dimensione e alla facilità con cui è possibile fotografarli, hanno attirato le attenzioni dei conservazionisti. Stimolante è pure l’immagine dei fenicotteri del Lago Nakuru.
Il Kenya, oltre che di grandi savane, è anche un paese con grandi laghi, e purtroppo le tragedie che si consumano SOTTO la superficie non sono da meno di quelle che si consumano SOPRA
.
Malgrado l’abnegazione di tanti rangers nei parchi, malgrado le campagne del WWF e i fondi raccolti, su elefanti, rinoceronti e giraffe incombe la minaccia dell’estinzione. E nei laghi un numero incredibile di specie (pesci, crostacei, molluschi) è già scomparso. La scomparsa ha avuto conseguenze catastrofiche sulla vita di tantissimi kenyani.
La catastrofe ha assunto i connotati più vergognosi nel Lago Vittoria, che i colonizzatori anglosassoni hanno piegato alla spietata logica imperialista, infischiandosene delle necessità dei pescatori kenyani, ugandesi e tanzaniani. Infatti anche Tanzania e Uganda sono bagnate da questo lago.
Consideriamo, ad esempio, i danni causati dall’introduzione del PESCE PERSICO del Nilo, decisa nel 1854 dall’amministrazione coloniale britannica, nonostante il parere sfavorevole degli esperti di allora. Il persico del Nilo (un predatore che raggiunge 2 metri di lunghezza e 200 chili di peso) ha conosciuto una espansione enorme, che ha favorito lo sviluppo di una fiorente industria ittica; ma, nello stesso tempo, ha provocato il crollo dei ciclidi (pesci di piccola taglia che, da sempre, costituivano la base alimentare degli indigeni).
Se è vero ciò che ha scritto la biologa Janet N. Abramovitz, nel 1996 il Lago Vittoria aveva perso già 200 tra specie e sottospecie endemiche di ciclidi e le rimanenti 150 erano in grave pericolo. Un altro biologo, Les Kaufman, ricercatore alla Boston University, ha descritto la perdita nel Lago Vittoria come «la prima estinzione di massa di vertebrati che gli scienziati hanno avuto l’opportunità di studiare».
Privata della possibilità di mangiare sia i pesci piccoli (perché spariti) sia i pesci grossi (non catturabili con piccole imbarcazioni), la gente del posto è da tempo costretta a ripiegare su altre soluzioni: ad esempio, comprare a prezzi tutt’altro che accessibili gli scarti della lavorazione del pesce persico fatta nelle industrie impiantate dagli inglesi.
Però queste industrie stanno attraversando un momento non felice, perché le popolazioni di pesce persico sono a loro volta in forte calo, e per effetto della diminuzione delle specie predabili, e per effetto dell’inquinamento, e per effetto della pesca eccessiva, condotta da vascelli troppo grandi che lavorano per conto di compagnie troppo ingorde.
Il Lago Vittoria NON è un piccolo lago; con i suoi 62 mila chilometri quadrati di superficie (però negli anni ‘50 erano 68 mila) è il terzo lago del mondo, preceduto solo dal Mar Caspio e dal Lago Superiore. NON è modesto per quanto riguarda il volume (in certi tratti raggiunge i 100 metri di profondità). Se, dunque, su un lago così grande l’impatto della «civiltà» è stato così devastante, che speranze possono esserci per i laghi minori?
Il 2003 è stato proclamato ANNO INTERNAZIONALE DELL’ACQUA. Se vogliamo che lo sia anche per il Kenya, cerchiamo di fare qualcosa per il Lago Vittoria (così lo chiamarono gli inglesi in onore della loro regina, ma le popolazioni locali lo avevano sempre chiamato «Nyanza» che significa «ACQUA»).
Ogni volta che ci viene voglia del filetto di pesce persico, cerchiamo di ricordare i danni incalcolabili procurati dall’introduzione di specie esotiche in habitat non in grado di sostenerle. E, soprattutto, cerchiamo di non lasciar sole persone come la professoressa Wangari Mathai, cofondatrice del Green Belt Movement (cfr. Missioni Consolata, ottobre/novembre 2002).
I guai di questa coraggiosa kikuyu con il corrotto regime di Nairobi iniziarono proprio sulle rive del Lago Vittoria: dopo appena un anno di attività, il Green Belt Movement era riuscito a mettere a dimora una quantità di alberi superiore a quella che il governo era riuscito a piantare nei 10 anni precedenti. Però il discorso non è solo quantitativo, ma anche qualitativo: troppe volte la riforestazione è intesa come AGROFORESTRY, come BUSINESS e come introduzione di specie esotiche, dotate di apparati giganteschi, che prelevano acqua a dismisura e creano i presupposti per altro degrado ecologico.
Se il Kenya vuole davvero uscire dalla crisi che lo attanaglia, dovrà restituire alle foreste naturali lo spazio loro sottratto dalle piantagioni di tabacco, cotone, caffè, canna da zucchero, ananas, e fare in modo che anche attorno ai laghi, come il Vittoria, sia ricreata la lussureggiante vegetazione presente fino ad alcuni decenni fa.
Speriamo che almeno i cattolici del Kenya prendano a cuore questi problemi, così come è sembrato di capire dall’intervista di Paolo Moiola ai quattro vescovi e, in particolare, dalle parole pronunciate da monsignor Virgilio Pante.
Aiutiamo il Vittoria a… vincere, ad essere un lago di vita e non di morte.

Ave Baldassarretti




L’onestà non è di parte

Cari missionari,
a volte chi afferma la ricchezza dell’incontro con l’altro si sente solo. Però è importante trovarsi a fianco di religiosi che, ogni giorno, impegnano vita e fatica per vivere coi più deboli e affermare che anche l’informazione è importante, tanto che non si può lasciarla in mano a chi vuole solo servire i propri interessi. Grazie
Avete il coraggio di dare spazio ai pensieri mai banali, sempre disinteressati, di una persona onesta, che aiuta ad aprire gli occhi su tanti inganni del sistema mediatico: Giulietto Chiesa.
È di sinistra? E con ciò? Ognuno ha simpatia per una parte piuttosto che per l’altra, ma l’onestà non è di parte. I nostri occhi ed orecchi, se si arrischiano ad approfondire, possono riconoscere l’onestà di un viso e una voce anche al di là del pregiudizio per un’appartenenza.
Grazie. Voi missionari vi giocate la vita per un sogno e lo trasformate in vita. Fatecelo sapere… Ci sono in giro tanti occhi e tanti orecchi stanchi di superficie, assetati di verità e profondità.

Saremo sempre all’altezza del compito cui la lettrice ci chiama?

Daniela




Una delle voci più indipendenti

Spettabile redazione,
spero tanto di poter leggere ancora qualche articolo di Giulietto Chiesa tra le pagine di Missioni Consolata.

Giuliano




“Tracotante e “minaccioso”

Egregio direttore,
sono un lettore (non abbonato) di Missioni Consolata. Più volte mi sono trovato in disaccordo con certe scelte editoriali piuttosto indigeste: ad esempio, il dossier sul G8 di Genova di due anni orsono; oppure alcuni articoli un po’ troppo turistici, pubblicati ultimamente.
Per il resto la rivista è molto interessante, grazie ai temi sociali ben argomentati ed all’approfondito esame del mondo missionario, al quale dedicherei più spazio. Inoltre (appuntamento imperdibile) le lettere nella rubrica «Cari missionari».
Ma, leggendo Missioni Consolata di maggio, mi sono arrabbiato a causa dello scritto tracotante e minaccioso di Luigi Fressoia, il cui «credo» così si condensa: io ho 2.000 euro in tasca ogni mese e… chi se ne fotte di quanto mi sta intorno! (Direttore, mi scuso con lei e con i lettori, ma la prego di pubblicare l’espressione, perché è l’unica che renda correttamente il senso).
Il Fressoia evidentemente non legge la rivista. Non legge gli articoli sull’ambiente soprattutto: gli scritti di Silvia Battaglia non sono politici o propagandistici. Troppo facile dare del comunista a Giulietto Chiesa senza approfondie i contenuti. Tutti siamo anticomunisti.
Fressoia, invece, si riempie la bocca di slogan ed insulti, senza spiegare perché a lui questo mondo piaccia così tanto, con i suoi morti di fame e le sue ingiustizie. Già, dimenticavo! Lui ha in tasca 2.000 euro al mese…
Non polemizzo ulteriormente. Questo mio sfogo nasce dalla sensazione di sentirmi profondamente e personalmente offeso dalle parole del vostro abbonato. Insultando voi, mi sento insultato anch’io.
Esprimo piena solidarietà a lei, ai redattori, ai collaboratori e ai missionari che lavorano per la rivista.

Il dissenso da Missioni Consolata è legittimo, anzi doveroso. La nostra charta magna ci ammonisce: «Guai a voi, quando tutti vi loderanno!» (Lc 6, 26). Tuttavia il signor Martonello ha ragione: il dissenso deve essere motivato con fatti. Un’altra considerazione: Missioni Consolata conta 72-76 pagine e va giudicata in base ad esse, nel loro insieme.

Roberto Martonello




Vescovo «speciale»

Cari amici,
il testo del vescovo Robert
Bowman, apparso nella
rubrica «Battitore libero»
di Missioni Consolata,
giunse anche a me come
messaggio a Bush. Dietro
suggerimento di un sacerdote
amico, don Giovanni
Tonelli, direttore del locale
settimanale diocesano Il
Ponte, ho controllato su
internet. Il testo del vescovo
Bowman è in realtà
vecchio di qualche anno,
ed era diretto a Clinton.
C’è una frase rivelatrice
(fine prima colonna e inizio
seconda): «Recentemente
abbiamo tentato di
farlo in Iraq».
Ciò NON toglie nulla al
valore del testo in sé. E
complimenti per la bellissima
rivista che leggo
sempre con la massima attenzione.

La precisazione del lettore
è pertinente. Noi ne
aggiungiamo un’altra:
Robert Bowman non è
un «vescovo cattolico»
nel significato comune
dell’espressione; egli infatti
appartiene alla United
Catholic Church, una
chiesa indipendente.
In ogni caso, se il contenuto
della lettera era
valido nei confronti di
Bill Clinton, a fortiori lo è
di fronte all’operato della
presidenza di George W.
Bush.

Antonio Montanari




PER NON PERDERE LA TESTA

Caro direttore,
desidero manifestare il
mio pieno appoggio alla
linea editoriale della rivista.
Chiedo che questa
non muti indirizzo, nonostante
i violenti attacchi
portati da alcuni lettori,
fermi agli anni ’50. Costoro
sono veramente risibili.
Pertanto continuate
sempre così.

G. Giannetti

Cari missionari,
non sempre sono d’accordo
con alcuni articoli della
rivista; però non concordo
nemmeno con
alcuni lettori che manifestano
il dissenso con
INSULTI E SCHERNI.
Mi impressiona negativamente
il RICATTO di qualcuno
che scrive: «Non vi
manderò più offerte». Le
offerte non sono forse
per le opere missionarie
in favore dei poveri? Ancora:
mi rattrista chi disdice
l’abbonamento alla
rivista, perché non vi ritiene
più cattolici e fa
propaganda presso altri
lettori affinché facciano
come lui.
Pregate per me, affinché
non perda la testa
anch’io. Oggi è facile…
Antonio De Marchi

Pregare per non perdere
la testa. È una preghiera
fondamentale.
Soprattutto per noi.

G. Giannetti Antonio De Marchi




«E IO DICO “ALLELUJA”»

Caro direttore,
leggo che alcuni lettori sono esterrefatti
per il cambio
di linea del giornale. E io
dico «ALLELUJA».
Finalmente un giornale
cristiano che non segue
l’omologazione, che parla
di giustizia per i sofferenti,
che si indigna veramente
per le ingiustizie
che i missionari vivono ogni
giorno sulla propria
pelle e, soprattutto, sulla
pelle dei più poveri da loro
aiutati.
Complimenti vivissimi a
quei «lettori farisei»,
chiusi nel loro orticello di
perbenismo, BRAVISSIMI a
battersi il petto e a dire
«perdono Signore», ma
INCAPACI di capire gli altri.
Ci sono due lettori, in
particolare, che hanno
parlato delle nostalgie di
GIULIETTO CHIESA per il comunismo
reale. Nessuno
nega le tremende devianze
di un regime anti-umano;
ma io voglio anche ricordare
un principio fondante
del comunismo
come pensiero originario:
L’IDEA CHE TUTTI GLI UOMINI SONO
UGUALI.
Cari lettori, voglio dirvi,
se per caso non lo ricordate,
che è uno dei principi
fondamentali della dichiarazione
dei diritti dell’uomo.
Vi fa schifo? Ritenete
giusto che davanti ai
giudici chi ha soldi possa
difendersi meglio di chi
non li ha?
Pensate che la NESTLÉ
abbia fatto bene a fare
causa all’Etiopia, paese
che è in tremenda carestia,
per un «principio»?
Pensate che sia giusto
bombardare un popolo
provato da anni di embargo
con bombe all’uranio
impoverito, che porteranno
morte per molti altri
anni?
Ebbene, Dio mi perdoni,
voglio aprirvi gli occhi: il
capitalismo è questo, fatevene
una ragione. È VIOLENZA,
È PROTERVIA E SOPRUSO.
Non lo dico solo io: lo dice
anche il papa, che non
perde occasione per mettere
in evidenza gli effetti
perversi di questa ideologia
tremenda. La ricerca
del consumismo, la competizione
a tutti i costi
porta all’emarginazione di
chi non ce la fa.
Il lettore di Perugia, signor
FRESSOIA, ci informa
che vive con 2.000 euro al
mese. Voglio dirgli che se
il suo datore di lavoro troverà
modo di risparmiare,
in nome del santo profitto
beninteso, lo farà e lo
butterà IN MEZZO AD UNA
STRADA come un fazzoletto
usato. Dire questo vuol
dire essere comunisti?
State dando del comunista
anche al papa, che
richiama tutti invece ai
valori della solidarietà e
dell’amore, valori incompatibili
con il consumismo
sfrenato e senza regole,
che è l’essenza del
capitalismo. Infine vi prego
con tutto il cuore: USIAMOLO
IL CERVELLO, perché nostro
Signore ce lo ha dato
per usarlo e non per gettarlo
all’ammasso.
Ringrazio, caro direttore
e cari redattori di Missioni
Consolata, per l’attenzione
che mi avete riservata.
Per favore, continuate su
questa strada.

Sì, non mettiamo il cervello
in soffitta. Però usiamolo
bene, senza acrimonia.

Luciano Teodoli




LIBERAZIONE DAL NAZISMO E UNIONE SOVIETICA

Ho letto con stupore l’articolo di GIULIETTO CHIESA su
Missioni Consolata, 1/2003. Condivido la lettera di
dissenso del signor ZANOTTO (M.C., 4/2003), ma non la sua
risposta, signor direttore.
Il signor Zanotto lamenta, nelle affermazioni fantasiose
di Chiesa, «non un dato, una cifra, una citazione, una
pezza d’appoggio». Lei, direttore, doveva rispondere alla
richiesta. Invece nulla! Lei conferma «il contributo dell’Urss alla libertà, avendo sconfitto… il nazismo».
Interroghiamo la storia cui l’articolista, a parole, fa appello.
Il 23/8/1939 viene annunciato, fra lo stupore del
mondo, un patto di non aggressione fra la Germania (Hitler,
Ribbentrop) e l’Urss (Stalin, Molotov), che sancisce
la divisione di un libero stato, la Polonia, e riconosce all’Urss notevoli vantaggi territoriali (stati baltici, ecc.).
Con tale patto infame Hitler può invadere la Polonia, occupare la parte riconosciutagli dal patto e poi scagliare
le sue armate e la sua aviazione contro Francia, Belgio,
Inghilterra, ecc. Successivamente l’Inghilterra si troverà
da sola a fronteggiare la potenza tedesca, ma il popolo
inglese, guidato da Churchil, non cede.
Questo sarebbe il contributo dell’Urss alla libertà?
L’Urss, attaccata successivamente da Hitler, si difende
strenuamente e combatte sanguinose battaglie per ricacciare
l’invasore. Alla fine, in seguito all’apertura di altri
due fronti (che il Chiesa sembra ignorare), uno a sud (Italia) e l’altro a ovest (Normandia), con l’apporto degli
Stati Uniti (che, pur impegnati in estremo oriente contro
il Giappone, non lesinano uomini e mezzi), il nazismo è
vinto.
L’Urss, che dalla rivoluzione d’ottobre del 1917 era retta
da una feroce dittatura, instaura negli stati occupati
(Polonia, Cecoslovacchia, Romania, Bulgaria, Germania
est) rigide dittature comuniste con la negazione pressoché
totale delle più elementari forme di libertà. La cortina
di ferro, il muro di Berlino, la rivolta di Budapest
(1956), la primavera di Praga (1968), Solidaosh e i
processi-farsa (cardinale Mindszenty) non hanno bisogno
di commenti. Libertà? Quale? In che campo?
In chiusura, non intendo fare il difensore degli Stati Uniti, sulla cui azione (vedi la recente guerra all’Iraq) si
può anche dissentire o essere nettamente contrari; ma
trovo difficile negare che siano una grande democrazia
che, pur con atteggiamenti talora criticabili, presenta
anche meriti indiscutibili: valga per tutti la difesa dalle
minacce dell’Urss durante la lunga «guerra fredda». Con
viva cordialità in Cristo
AZEGLIO COLLINI

Il signor ZANOTTO è rimasto male da ciò che ha scritto
GIULIETTO CHIESA sulla guerra 1939-45. Allora consiglierei
di ripassare la storia.
La seconda guerra mondiale fu decisa nel febbraio
1943 a Stalingrado, con la resa all’esercito sovietico del
generale tedesco von Paulus e della sua armata. Durante
l’intero conflitto i sovietici ebbero 20 milioni di morti.
Lo sbarco in Normandia nel giugno del 1944 accelerò la
fine della guerra; ma, senza l’Urss, non credo che gli Stati
Uniti e i loro alleati sarebbero riusciti a vincerla.
Poi fu necessario un altro «sistema», pensato bene,
con le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki.
ARMANDO FOGLI

Altre volte l’abbiamo detto e ora lo ripetiamo: non è
compito di MISSIONI CONSOLATA affrontare sistematicamente
la storia politica dell’Occidente, anche perché
gli studi al riguardo abbondano. Se vi sono accenni,
questi mirano ad illustrare soprattutto
l’impatto positivo e negativo del nord
del mondo rispetto al sud, e viceversa.
Qui, sì, che «le pezze d’appoggio» per il
grande pubblico scarseggiano. Oppure sono a
senso unico.

AZEGLIO COLLINI ARMANDO FOGLI