Più possibilità per Carlo Urbani

Egregio direttore,
mi permetto di fare presente un’anomalia che ho riscontrato nel bando di concorso (di idee) del Premio giornalistico, intitolato al dottor Carlo Urbani.
Anzitutto il mio plauso per l’iniziativa intrapresa di Missioni Consolata (la leggo con attenzione e curiosità), non solo per l’indirizzo del premio, ma anche per dare la giusta importanza ad un uomo di rare qualità umane.
Quello che mi fa protestare è che il bando del Premio sia rivolto esclusivamente a laureati in medicina, chirurgia e odontorniatria. Con tale scelta, si esclude quanti (e sono moltissimi) «frequentano» il Sud del mondo, che laureati non sono. Mi riferisco in particolare a missionari, ricercatori, erboristi, volontari… che, acquisendo esperienze e professionalità in campo sanitario, a volte superano molto le esperienze di medici.
Ho conosciuto e conosco missionari della Consolata (e di altri ordini), impegnati nell’assistenza sanitaria, che potrebbero scrivere non dei trattati, ma dei libri.
Proprio per dare maggiore valenza all’iniziativa del Premio, ma soprattutto ricordare nel migliore dei modi la dedizione del dottor Carlo Urbani, le suggerisco di ampliare la possibilità di partecipazione anche alle altre categorie che ho menzionato: questo anche per conoscere un mondo sommerso che vive magari in prima linea proprio nel Sud del mondo.

Grazie della garbatissima protesta. Se andrà in porto la seconda edizione del Premio «Carlo Urbani», terremo conto della proposta.

Giuseppe Bertelli Motta




Attenti alla storia

Egregio direttore,
ho letto su Missioni Consolata di settembre la risposta del giornalista Chiesa alle critiche di alcuni lettori. Permetta qualche considerazione.
La risposta di Chiesa è assolutamente inadeguata. Egli lamenta il tono aggressivo di qualche intervento (e può essere giusto), ma il Chiesa non si rende conto di quanto aveva scritto (MC, gennaio ’03): affermazioni non comprovate da alcun dato, contrarie alla verità, insinuazioni gratuite. A quella lettura, anch’io mi sentii indignato.
Il Chiesa accusa gli altri di luoghi comuni; ma egli fa lo stesso: i suoi due scritti sono infarciti di espressioni di critica verso gli Stati Uniti, i suoi presidenti e di simpatia per l’Urss.
Chiesa, nonostante le contestazioni (anche serene) di molti lettori con nomi, date, riferimenti a fatti storici incontestabili, non avanza correzioni, ammissione di errore di valutazione e nessuna revisione. Si aggrappa a qualche frase ritenuta eccessiva e ignora totalmente il resto. Una scappatornia per far credere che ha sempre ragione. Ma così non è.
Egli cita a memoria se stesso e sbaglia. Scrive infatti: «L’altra cosa che, a quanto pare, ha molto indignato è la semplice constatazione che a vincere il nazismo è stata una coalizione di cui fecero parte Francia, Gran Bretagna, Russia e Stati Uniti».
Ora nel suo primo articolo non c’è traccia di una simile affermazione. Se egli avesse scritto quelle parole, nessuno si sarebbe indignato. Egli scrisse allora che «… la vittoria contro il nazismo fu ottenuta con il contributo assolutamente essenziale dell’Unione Sovietica, mentre gli Stati Uniti arrivarono dopo, con ritardo (c’è chi pensa che sia stato un ritardo molto grave), a prendersi una parte del merito…».
Francia e Gran Bretagna, che per prime sono entrate in guerra in difesa della Polonia contro l’aggressione nazista, non sono ricordate. Tralasciando quelli più piccoli, che pure hanno fatto la loro parte con gravi sofferenze, due stati (Francia e Gran Bretagna) sono ignorati, uno (Stati Uniti) è arrivato in ritardo. Quindi il merito della vittoria è dell’Urss!
E il Chiesa si stupisce se a qualcuno è scappata qualche parola di troppo! Egli invita ripetutamente gli altri a studiare la storia. Ma lui l’ha studiata?
Il ricordo di quegli avvenimenti mi induce a chiedere a Chiesa se ha mai riflettuto sul comportamento dell’Unione Sovietica (Stalin) nel primo periodo di guerra. La preoccupazione primaria è stata lo spostamento dei confini verso Ovest; occupa successivamente oltre un terzo della Polonia (in base al lugubre trattato Hitler-Stalin), Lituania, Lettonia, Estonia e parte della Finlandia con l’importante porto di Murmansck, poi trasformato in base militare. Questa è storia.
L’Unione Sovietica, trascinata in guerra dal proditorio attacco di Hitler, per ricacciare l’invasore, ha combattuto poi sanguinose battaglie, che hanno richiesto enormi sacrifici, dando un contributo altissimo alla vittoria finale sul nazismo. Anche questa è storia e sarebbe ignobile non riconoscerlo.
Contemporaneamente non possiamo dimenticare gli Stati Uniti che, pur non immuni in altri campi da atteggiamenti discutibili o anche inaccettabili, hanno combattuto, pressoché da soli, contro il Giappone, membro del Tripartito, hanno partecipato alla creazione del fronte Sud (Africa, Italia) e hanno contribuito in modo essenziale allo sbarco in Normandia con abbondanza di uomini e mezzi. Pure questa è storia.
Mi auguro che Missioni Consolata, che entra in casa mia da 40 anni, continui a pubblicare scritti sereni, anche vivaci e battaglieri, ma rispettosi della verità, aperti alla conoscenza dell’ampio mondo missionario, ispirati alla dottrina sociale della chiesa, lontani da cattedre o scranni preferenziali che mal si accordano, all’occorrenza, con la virtù dell’umiltà.

Giulietto Chiesa ha suscitato reazioni favorevoli e contrarie, e tutte partendo dalla storia. Ciò significa che i fatti o non sono interamente conosciuti o sono selezionati…
Siamo grati al signor Azeglio per il suo contributo sereno, vivace, rispettoso.

Azeglio Collini




Gridare ai sordi

Caro direttore,
sono un missionario laico della Consolata (Milaico). Lavoro a Nampula (Mozambico), nel seminario diocesano gestito dai missionari della Consolata. Mi trovo molto bene con essi, tanto che sono alla seconda esperienza; la prima l’ho fatta ancora in Mozambico, a Mecanhelas.
Leggo Missioni Consolata, sempre interessante. Noto anche una polemica «brutale», portata avanti da qualche lettore contro persone che scrivono sulla rivista. Le incoraggio.
Già due anni fa, prima del ritorno dal Mozambico, Paolo Moiola era attaccato, ed io mi chiedevo come si potesse essere così violenti. Rientrato in Italia, dopo tre anni filati, ho capito il motivo della «violenza», e stavo per essee contagiato, se non altro per la stanchezza psicologica accumulata in Africa.
L’informazione dei media è martellante e deviata dagli interessi personali del presidente del Consiglio (ma non solo). Sta portando all’odio e disgrega il tenue tessuto sociale creato faticosamente in oltre 50 anni di repubblica. Sta tramontando la stima, anche tra persone di partiti diversi. Noi, che ci riteniamo cristiani, non dobbiamo permetterlo…
Ben vengano i Giulietto Chiesa (e non solo), se ci fanno pensare e ci lavano gli occhi assopiti nel quotidiano. Il «lavaggio» è duro, specie quando non si vuol pensare. Forse non vale la pena «gridare ai sordi». Ma che succederebbe se non si gridasse più? Non voglio immaginarlo.

Giancarlo, buon lavoro. Milaico (Missionari laici della Consolata) ha sede in: Via del Solstizio 2,
31040 Nervesa
della Battaglia (TV);
tel 0422/771272
(milaico@libero.it).

Giancarlo Pegoraro




Leali, corretti, cordiali

Leali, corretti,
cordiali

Egregio direttore,
sono un’assidua lettrice del vostro giornale e mi complimento con lei e con tutto il suo staff per la grande professionalità con la quale realizzate Missioni Consolata. In questo mondo, dove spesso il giornalismo si assoggetta alle classiche logiche di potere, voi dimostrate in ogni numero di mantenere un comportamento corretto e leale, permettendo quindi a noi, lettori, di formarci un’idea e un’opinione oggettiva su molti fatti che accadono vicini e lontani da noi.
Apprezzo in particolare la sincerità e la schiettezza con le quali compilate i vostri articoli, riuscendo comunque e mantenere sempre un tono pacato e cordiale anche nei confronti di idee diverse.

Gli apprezzamenti sono sempre graditi. Però, forse, commentiamo meglio le lettere che ci criticano che quelle che ci lodano

Anna Avanzi




Serenate nostalgiche

Cari missionari,

era necessario, per mantenersi «progressisti e anticonformisti», assumere Giulietto Chiesa? Siamo ancora legati al pregiudizio che essere marxisti o di estrazione marxista sia garanzia di apertura mentale?
L’affermazione che fu la Russia ad abbattere la dittatura nazista richiede una precisazione. Con la battaglia di Stalingrado si decisero le sorti della potenza militare germanica, non l’avvento della libertà dopo il nazismo: in molti stati liberati ci fu la sostituzione con una dittatura altrettanto feroce. Quanto ai 20 milioni di morti russi, essi non furono vittime del conflitto, ma delle «purghe» del sistema marxista (leggere «Il libro nero del comunismo»).

Sono stanca di serenate nostalgiche ad un’ideologia aberrante e dalla complicità ideologica con i suoi ultimi esponenti…

Giulia Guerci

Ci sforziamo di essere evangelici, non anticonformisti. Né siamo di estrazione marxista: l’abbiamo affermato, ancora una volta, con l’editoriale di maggio prendendo le distanze, per esempio, da Fidel Castro.

Giulia Guerci




Idiozie e idioti

Spettabile redazione,

da tempo ho modo di apprezzare il vostro lavoro, ma lo stimolo per dirvelo mi viene dall’articolo di Giulietto Chiesa su Missioni Consolata, settembre 2003. A lui e a voi va la mia solidarietà.

Condivido ogni riga di Chiesa (insegno storia e qualcosa ne so), ne dico bene e benedico la sua semplice, lineare lucidità e obiettività. Forse Giulietto non voleva concludere amaramente la sua pagina, ma l’epilogo coerente con l’articolo non sembra essere l’ottimistica constatazione che «l’Italia di oggi sia ben migliore di quella delle leggi razziste e di quella del 1939».

Oggi l’Italia dovrebbe essere migliore, proprio perché è passata attraverso le cose di allora e non ci si può più nascondere dietro l’ingenuità della prima volta. I fatti del ’39 si mostravano da prima, e si mostrano oggi. Ma al presente c’è una rabbiosa, pericolosa voglia di rivincita verso «la cultura che ha imposto la sua egemonia dal dopoguerra a oggi», e che ha impedito che si potessero dire idiozie come quelle del signore di Perugia.

Ben venga quell’egemonia culturale! Peccato, invece, che tale cultura non sia riuscita a divenire patrimonio genetico degli italiani. L’Italia qualunquista, impolitica e fascistella sta rialzando la testa? Forse non siamo migliori di allora. E spiace constatare che ciò avvenga anche tra i lettori di una rivista come la vostra: il che lascia supporre si tratti di gente anche caritatevole e pronta a spandere lacrime sui negretti malnutriti, ma non un pensiero sulle cause e sui possibili rimedi, che sono (e sono!) economici e politici, non estemporanei e caritatevoli. Per non parlare del vangelo.

Ma di questo non sempre si parla negli ambienti cattolici.

Tutti possiamo incappare in qualche idiozia, ma nessuno è idiota.

Claudio Belloni




Clericalismo

Egregio direttore,

ritorno sull’argomento «clericalismo» non per polemica, ma per favorire un libero dibattito sul «laicato missionario».

La Civiltà Cattolica, nel recensire il volume del sacerdote Gian Franco Poli «Osare la svolta», ha scritto: «La svolta che bisogna avere il coraggio di fare deve essere ampia e profonda…».

Con molta amarezza, dopo aver letto il volume citato ed altre opere sull’argomento, devo concludere che è di attualità la frase del vangelo dove si parla di scribi e farisei: «Fate ciò che dicono e non quello che fanno, perché non fanno ciò che dicono».

È tuttora estraneo al pensiero e alla mentalità della maggioranza del clero secolare e regolare la necessità di valorizzare i laici, riconoscendo concretamente il loro ruolo di autentici collaboratori all’attività della chiesa (cfr. 1 Corinti 12, 24-25).

Non demorda, signor Ferruccio. La sua giusta causa è avallata anche dal magistero della chiesa.
Tenga pure conto delle osservazioni di un missionario, che affermava: non servono né «chierici» né «laici» (Missioni Consolata, maggio 2003).

Ferruccio Gandolini




Superbi e umili

Signor direttore,

ho letto gli interventi dei lettori Musso e Telloli (Missioni Consolata, giugno 2003). Non mi piacciono le contrapposizioni: sono antievangeliche e incivili.
Dò una valutazione sufficiente a Musso, perché mi sembra più realista; meno sufficiente a Telloli, perché più elucubrato e arzigogolato.

Gesù, uomo-Dio, maestro e guida degli uomini di ogni epoca, ha preso la frusta e ha rimproverato Pietro per il colpo di spada: due modi, secondo le circostanze storiche, in cui si imbatte l’umanità, nelle quali deve intervenire l’azione forte della giustizia: c’è un tempo per reagire con violenza e un tempo in cui cedere. Ci deve essere spazio e liceità per una cosa e l’altra.
Soprattutto per resistere ai superbi.

Il termine «violenza» non ci piace. Inoltre preferiamo l’espressione «essere umili», perché, secondo il Magnificat, spetta a Dio resistere e debellare i superbi.

don Renzo Cortese




I conti non tornano

Gentile ing. Battaglia,

nel suo articolo (Missioni Consolata, luglio 2003) leggo: «In Egitto, l’estrazione di acqua dal Nilo ha distrutto 30 delle 47 specie ittiche, mentre altre 25 sono rare o a rischio di estinzione». Probabilmente le è sfuggito qualcosa, perché i conti non tornano.

Non prenda l’osservazione come pedanteria: infatti condivido tutto quanto lei scrive; anch’io da anni faccio conoscere le sue tematiche (anche in ambito religioso, dove erroneamente sono un po’ trascurate). Precisione e rigore scientifico servono per non prestare il fianco a facili obiezioni, che mirano solo a squalificare il punto di vista ambientalista.

Conosco tabelle (ad esempio sul calcolo dell’impronta ecologica) di cui gli stessi «esperti» divulgatori non sono stati in grado di indicare come si era arrivati ai valori indicati. Anche in questo ambito circolano cifre generiche: non si sa da chi e quando sono state messe in giro; cifre che, senza alcuna verifica, tutti citano.

Per modificare i comportamenti individuali, è necessario far crescere la cultura collettiva sull’ambiente con informazioni precise; altrimenti, poiché le scelte da compiere sono scomode e il resto dell’informazione spinge in direzione opposta, anche un piccolo errore diventa un alibi per ignorare la verità incontrovertibile proposta. Di questa verità, purtroppo, tutti stiamo facendo esperienza (ottimo, a proposito, il box sopra il passaggio «incriminato»).

La ringrazio per le spiegazioni che mi darà. Sono un suo attento lettore e, salvo casi come quello segnalato, considero verificati i dati che lei cita.

Silvia Battaglia risponde:

Ringrazio il gentile lettore. Concordo sulle sue osservazioni circa le fonti d’informazione. Fonti non rigorose possono essere usate persino per dimostrare il contrario della stessa realtà.

Correggo la frase: «In Egitto, l’estrazione di acqua dal Nilo ha distrutto 30 delle 47 specie commerciabili di pesce. In Europa, il Reno ha visto scomparire 8 delle sue 44 specie ittiche, mentre 25 sono rare o a rischio di estinzione» (Guida del Mondo.
Il mondo visto dal Sud, EMI, Bologna 2001).

«Per fortuna» l’errore è mio, e non di una fonte autorevole.

Giovanni Guzzi




Chi è irreprensibile

Egregio direttore,

faccio un’osservazione sull’editoriale (luglio-agosto 2003) di don Mario Bandera. Mi ha colpito la frase: «come le riviste missionarie e la Misna fanno in maniera irreprensibile». Ma… «irreprensibile» fu solo Gesù per virtù propria e Maria per grazia di Dio.
Ci sono semi di verità anche in altri mezzi di comunicazione, e ci sono bugie, compromessi e verità nascoste anche nella pubblicistica missionaria di ieri ed oggi.

Nei nostri gruppi impegnati ed anche nel mondo missionario sta crescendo una forma di fondamentalismo e razzismo religioso: noi siamo i giusti e buoni, capiamo i veri problemi, abbiamo le soluzioni; mentre gli altri sono i cattivi, il male personificato…

Mi viene in mente la parabola del fariseo e pubblicano.
La realtà è molto più complessa. Noi, chiesa d’occidente, abbiamo avuto per secoli tutti i giovani al catechismo, ai sacramenti; ma questo non ha impedito che poi si scannassero in innumerevoli guerre.

Così nei paesi di missione, come in Africa, abbiamo avuto generazioni di ragazzi nelle nostre scuole e cappelle; ma questo non ha impedito che poi si massacrassero a vicenda con incredibile crudeltà.
Il vangelo da sempre resta un piccolo seme che cresce qua e là. Come? Lo sa solo il Signore.

Siamo, soprattutto, d’accordo sull’unico e vero «Irreprensibile».

don Silvano Cuffolo