LETTERE – Cina: persecuzioni religiose

Egregio direttore,
da anni leggo la vostra bella rivista, ma ho avuto solo ora l’occasione di leggere un numero da me dimenticato. Si tratta di aprile 2003: articolo «Cina il gigante si è svegliato», di Mirco Elena.
L’articolista, dopo aver bene descritto origine, storia, tradizioni, politica e risveglio economico della Cina, si è completamente dimenticato di accennare alle varie, continue e pesanti persecuzioni religiose: cristiani, missionari, vescovi… torturati e imprigionati tuttora, per non voler essere «patrioti», dipendenti dal governo cinese e non dal papa di Roma. Tutto questo si deve sapere e l’autore, Mirco Elena, si aggiorni! Non si può tacere questa triste realtà.
Missioni Consolata dovrebbe sempre sottolineare che in Cina esiste pure «la chiesa del silenzio», legata a Roma. Qualche vostro articolo nel passato l’ha ricordato e bisogna farlo anche ora.
A parte questa grave dimenticanza di Elena, leggo con piacere i vostri interessanti articoli ed invio anche alle missioni qualche modesta offerta.
prof. Giuseppe Tomaselli
Treviso

Grazie della solidarietà con i missionari e le loro comunità. Grazie anche del suo rilievo critico, pertinente. Però non si tratta di «dimenticanza», bensì di «complessità».
Non si possono affrontare «le persecuzioni religiose» in Cina con poche battute. La superficialità diventerebbe più grave dell’omissione.

Giuseppe Tomaselli




LETTERE – Ritorna il Kossovo

Signor direttore,
complimenti a Snezana Petrovic e a voi per la lettera sul Kossovo (Missioni Consolata, gennaio 2005). È puntuale, condivisibile, chiara: un importante contributo alla verità sugli avvenimenti dell’ex Jugoslavia e sulla situazione dei serbi e delle altre minoranze in Kossovo. Essa dovrebbe diventare un punto di partenza per la soluzione dei problemi, così drammatici, di quelle popolazioni.
Occorrerà coraggio e molto impegno, per affrontare una battaglia che si presenta in questo momento decisiva, poiché gli stati occupanti stanno per determinare il futuro assetto politico del Kossovo e il destino di quelle persone.
C’è un debito di giustizia, da colmare, che abbiamo nei loro confronti.
Dr. Giuseppe Torre
Genova

Snezana Petrovic, nostra collaboratrice di nazionalità serba, spiega «perché i serbi in Kossovo non hanno votato».
La situazione in Kossovo rimane molto grave, come ci ha raccontato il nostro collaboratore Enrico Vigna, appena tornato dalla zona.
Del Kossovo abbiamo scritto anche nel nostro libro La guerra. Le guerre pubblicato dall’Emi (Bologna, 2004), con due ristampe in pochi mesi.

Giuseppe Torre




LETTERE – Per la felicità di…

Cari missionari,
siamo tre amici. Siamo solo tredicenni e frequentiamo il terzo anno della scuola media statale «Carducci – Trezza».
Tutti e tre abbiamo obiettivi diversi per il futuro, ma tutti e tre abbiamo a cuore la tragica condizione che vige nella Repubblica Democratica del Congo. Il nostro interesse si è accresciuto quando, in chiesa, abbiamo trovato la rivista Missioni Consolata che, per l’appunto, parlava del Congo.
Sull’ultima pagina vi erano anche delle informazioni sulla scuola di lingua swahili di Torino. L’argomento ci appassiona parecchio; ma, data la nostra età e la lontananza, non possiamo frequentare la scuola. È per questo che vi chiediamo se, gentilmente, potreste inviarci dei fascicoli di lingua swahili per principianti. Saremmo molto felici se accettaste la nostra richiesta, che ci darebbe l’opportunità di realizzare un sogno e di formarci in maniera più aperta alle diversità che segnano questo nostro mondo.
Confidando pienamente nell’obiettivo che ci accomuna e precisando che, se necessario, siamo anche disposti a versare una certa quota per ricevere i fascicoli, porgiamo i nostri più distinti saluti.
«Kwa heri».
Sara, Ida e Fabrizio
Cava de’ Tirreni ( SA)

Con Sara, Ida e Fabrizio la speranza è assai di più di un obbligo… Ragazzi, vi ricordiamo che il kwa heri con il quale ci avete salutati sta per «arrivederci»; ma letteralmente significa: «per la felicità». La vostra felicità.

Sara, Ida e Fabrizio




LETTERE – “Antisemitismo strisciante?”.

Spettabile redazione,
su Missioni Consolata di dicembre 2004 trovo pubblicata una mia lettera con un titolo incongruente e sbagliato «Antisemitismo strisciante?», anche se la brevissima risposta sembra condividee il contenuto.
Faccio osservare che semiti sono tutti i popoli del vicino Oriente e non solo gli ebrei: l’antisemitismo rivolto al solo Israele è un’indebita appropriazione letteraria. E mi sorge spontanea la domanda: si può criticare e condannare la politica di Israele senza essere tacciati di antisemitismo?
Max Cole
Brescia

«Si può criticare… senza essere tacciati di antisemitismo»? La risposta dovrebbe essere: sì. Ma abbiamo usato il verbo al condizionale.

Max Cole




LETTERE – “Disagio giovanile, disagio del mondo

Gentile redazione,
mi congratulo per il dossier di gennaio 2005 «Disagio giovanile, disagio del mondo», che ho letto tutto d’un fiato. È assai interessante e centra in pieno il problema giovanile e della scuola.
Sono un’insegnante ormai disgustata dell’attuale andamento che la riforma Moratti sta dando. La scuola sta affondando con le implicazioni sui giovani che ne conseguono e che voi avete così bene descritto.
L’idea del dossier è stata non solo buona, ma ottima. Spesso è più facile trattare problemi distanti dalla nostra realtà di quelli che quotidianamente ci toccano da vicino. Il pianeta giovani rappresenta una nuova terra di missione, per quanto le povertà e/o i problemi di cui soffre attualmente siano diversi da quelli più concreti dei paesi del cosiddetto terzo mondo.
Voi li avete messi a nudo assai bene. Spero che il dossier aiuti a riflettere sull’importanza di investire sul presente e futuro dei giovani (cosa che si sta facendo poco e male), oppure si offrano immagini sulle quali investire per impostare il proprio stile di vita, le proprie priorità, i valori in cui credere.
Ma un mondo che sta perdendo l’etica per strada, giustificando tutto come accettabile o possibile, in cui il concetto di bene si mescola con quello di male (anch’esso inteso come esperienza), che sta creando falsi miti, può portare i giovani a credere ancora in qualcosa?
Silvana Vergnano
Torino

All’osservazione «spesso è più facile trattare problemi distanti dalla nostra realtà…» rispondiamo che bisogna saper guardare sia lontano sia vicino. La missione è, nello stesso tempo, e «qua» e «là».
Di fronte ad un quesito finale, così significativo oltre che angosciante, come in altre occasioni coinvolgiamo i nostri lettori… confidando però nello Spirito Santo. Questo «gigante invisibile» sa illuminare molti: per esempio, i sottostanti ragazzi di Cava de’ Tirreni

Silvana Vergnano




LETTERE – “Altri 4 anni di guerre e terrorismo?” Le reazioni

Riguardava la rielezione di George W. Bush
a presidente degli Stati Uniti.
Nel pubblicare, lo scorso febbraio,
alcune lettere sull’argomento, abbiamo titolato:
Uno «0» e quattro «10»,
per indicare le bocciature e le promozioni.
Ora c’è ancora uno «0», mentre i «10» sono cinque.

Leggo sempre con piacere la rivista Missioni Consolata, corredata da foto meravigliose. Sul numero 12/2004, tuttavia, Paolo Moiola ha pubblicato un articolo circa la rielezione di George W. Bush alla Casa Bianca che non condivido affatto.
È una noiosa e settaria «collezione» di interventi di giornalisti e opinionisti che sparano, come di consueto, le frecce che hanno nella loro faretra (sempre uguali e sempre quelle!).
La vostra prestigiosa rivista cerchi di non ospitare tendenziose opinioni su fatti di rilevanza mondiale, essendo un mezzo di comunicazione rivolto alle «famiglie».
don Achille Lumetti
Sassuolo (MO)

Leggo con estremo interesse l’articolo di Missioni Consolata, dicembre 2004, passatami da un amico. Non è facile trovare sulla stampa, in tempi di pensiero unico, articoli così completi e circostanziati. Mi sembra opportuno ed «etico» che una rivista missionaria tratti problemi che toccano tutti. Personalmente la penso alla don Milani «I care» («mi interessa», «vi partecipo»…).
L’etica si dovrebbe incontrare con la politica! Sappiamo invece che si incontra solo con l’olio (petrolio). La chiesa è fedele quando «dice» la Parola ricevuta, senza riguardi ai potenti. È giusto valutare atti e parole. Denunciare! Tacere significa rinunciare alla funzione profetica. Oggi occorre schierarsi. Schierarsi forse può essere il primo gradino della giustizia.
Gianluigi Villa
(e-mail)

Ho letto con interesse l’articolo «Altri quattro anni di guerre e terrorismo?» e vi ho trovato molte informazioni che non conoscevo, come la storia delle tre suore detenute o la citazione di Ettore Masina sulle guerre dei poveri.
Vi auguro di poter continuare il vostro lavoro con lo stesso coraggio e la stessa determinazione.
Marco Colucci
Genova

Un amico mi ha segnalato l’articolo «Altri quattro anni di guerre e terrorismo?». Non solo condivido tutto quello che vi è scritto, ma sento il dovere di ringraziarvi per aver avuto il coraggio di pubblicarlo. Ho sempre apprezzato la rivista Nigrizia, mentre consideravo con diffidenza le altre riviste missionarie, ritenendole allineate con il Vaticano e con quelle posizioni della chiesa, o delle chiese, che, pur di ottenere qualche aiuto o qualche privilegio, non osano criticare coloro che sono al potere.
D’ora in poi seguirò con maggiore attenzione la vostra rivista.
Carlo Ferraris,
responsabile del Segretariato
Attività Ecumeniche – Genova

Ringrazio Paolo Moiola dell’articolo sugli USA e voi della redazione, che non vi siete trincerati dietro la solita prudenza. Il mio vivere m’insegna che c’è un tempo per tacere e uno per parlare. Questo è il momento di gridare con forza contro l’ipocrisia di potenti «messia», che nel nome di Dio esportano violenza e morte.
È il momento in cui anche noi, che ci riteniamo cristiani, prendiamo posizione: o politiche inteazionali di giustizia, solidarietà, collaborazione e pace (quindi disarmo, rispetto di ogni essere umano e dell’ambiente), oppure politiche imperiali di dominio, sfruttamento, violenza e guerra (altri recinti e nuove mura per difendere ciò che da secoli stiamo «rubando»).
È il momento di prendere sul serio il «servire Dio» e l’umanità, che egli ama, o «servire mammona».
Auguri di buon lavoro, anche se Vi arriveranno… tirate d’orecchie!
Giovanni Russotto
Genova

Su Missioni Consolata, dicembre 2004, leggo un lucido articolo di Paolo Moiola: «Altri 4 anni di guerre e terrorismo?». È eloquente e ineccepibile sull’opera «pacificatrice» degli Usa e del loro comandante in campo.
Non si è, però, detto che gli Usa, primi al mondo, destinano gran parte del loro Prodotto interno lordo alla foitura di armi e neppure si è detto che, in Iraq (soltanto in Iraq?), terroristi sono solo gli Usa. Infatti terrorista è chi aggredisce uno che non ha arrecato offesa ad altri e non può difendersi, proprio come è avvenuto in Iraq.
Nella babele del linguaggio, i patrioti iracheni sono stati presentati come «guerriglieri», «ribelli» e, preferibilmente, «terroristi»; altrimenti i media (in primis i nostrani Libero, Il Gioale, Il Foglio ecc.) che cosa ci stanno a fare?
In Iraq i «fedelissimi del deposto regime» non devono essere «2.000», come scrivono i servi dell’informazione; altrimenti non si spiega come «tutto l’Iraq è in fiamme». Solo a Falluja si è parlato di «1.600 vittime ribelli». Ormai la propaganda bellicista non regge neppure alla più elementare logica euclidea…
Le (sagge) parole di Kofi Annan e Boutros Ghali rappresentano il sigillo istituzionale e democratico ad un vero e proprio sterminio. Nessuno che parli mai delle vittime civili. Eppure è questo un mondo dove le chiacchiere abbondano, oltre alle menzogne. Tutti ricordiamo all’Onu (telecronaca in tempo reale in molti paesi e continenti) la «colomba» americana Powell con la manipolata provetta in mano? Sì, chiarissimo.
Tutto decorre dall’«11 settembre 2001», supportato da un racconto molto fantasioso ad uso e consumo di Usa e Israele. Ci si è pure inventati un aereo sul Pentagono, che nessuno ha mai «visto»; di Al Qaeda si è saputo «tutto dopo» e «nulla prima» e non si è approfondito niente. Chissà perché…
Al Zarkawi è sempre imprendibile e nessuno lo conosce; Bin Laden, che da anni non telefona (neppure ai suoi numerosissimi figli), è sempre ammalato di diabete, ma, al contempo, dirige il «terrore nel mondo». A me pare che l’unico che rompa gli equilibri nel mondo sia il rieletto comandante in campo, del quale qualcuno ha scritto: «Ha gli occhi troppo vicini per essere intelligente».
O Bush o Kerry, le multinazionali non fanno sconti. Dei 500 mila bimbi iracheni la responsabilità è dei «liberali» Clinton e Albright, tanto per capirci. Ricordo un intelligente Vittorio Sgarbi che ne mostrava gli effetti fotografici su Canale 5, anche se tutto si è limitato ad una sola «sterile» trasmissione… Beh, meglio non disturbare il manovratore!
Berlusconi è al passo del padrone atlantico, e la sinistra (che aggredì la Serbia per apparire «credibile» al gendarme planetario)… anche. Salvo solo Missioni Consolata e poco altro.
Ma, davvero, si può credere che gli Stati Uniti siano venuti in Italia per «liberarci» e basta? È ovvio che non sia stato così; infatti è normale che uno stato impieghi uomini e mezzi a decine di migliaia anche per il proprio tornaconto.
Il flagello umanitario in America Latina è da secoli sotto gli occhi di tutti: basta chiederlo a chi si reca sul posto. Come chi va in Palestina si accorge della quotidiana repressione di Israele verso i legittimi proprietari di quella terra, mentre la stampa svolge un’operazione molto più «filtrata»: tutto poggia (e viene «compensato») su «Auschwitz e dintorni», dove «gli ebrei sono le vittime per eccellenza».
Ci sarà mai un tempo per una (macabra) contabilità delle vittime dei pellerossa o dei regimi latinoamericani al soldo delle lobbies economiche? Per chi crede in maniera irriducibile nel valore della vita e/o si autorninveste in maniera preventiva del ruolo di latore dei valori democratici, ciò non dovrebbe essere che di conforto, anzi auspicato.
Ricordo che Lozada, predecessore dell’attuale presidente boliviano Carlos Mesa (su Missioni Consolata, dicembre 2004, vi è una bella intervista di Paolo Moiola), è stato prima cacciato dal suo popolo, dopo averlo represso, e in seguito ospitato e presentato negli Usa come «difensore della democrazia». Uno schema consolidatissimo.
Se Saddam Hussein era un dittatore, l’egiziano Moubarak, amico dell’Occidente, da chi è stato eletto e quando? Delle famose «fosse comuni» di Saddam, anticipate da una marea di chiacchiere, non si è vista una fotografia… come del resto con Milosevic, il cui processo è «opportunamente silenziato» al patetico Tribunale penale internazionale dell’Aja.
È reato affermare di simpatizzare con la resistenza irachena? Forse sì.
Il male non è dato dal balbettio minimalista dei nostri politicanti, bensì sta nei nostri modelli di vita: se comperassimo meno prodotti inutili, toglieremmo in maniera pacifica e radicale a molte sovrastrutture industriali ed economiche la loro ragione di esistere, sfruttare e… uccidere (e intaseremmo meno le aule dei tribunali nostrani).
Tutte le idee per definizione sono «belle», mentre il male sta esclusivamente nei nostri modelli di vita, dove è sempre bene tenere un occhio attento alla realtà, perché c’è chi con cinismo, perfidia e «sapiente» cosmesi mediatica la sovverte.
Max Cole
Brescia

L’ultima lettera è diversa dalle precedenti, e non solo per la lunghezza (l’abbiamo in parte ridimensionata, sforzandoci di non travisare i contenuti). Il lettore mette molta carne al fuoco; talora è allusivo, a scapito della comprensione.
Non sempre siamo d’accordo con lui: per esempio, non condividiamo che «in Iraq… terroristi sono solo gli Usa»…
Diverso è pure l’intervento di don Achille, che ci raccomanda di «non ospitare tendenziose opinioni su fatti di rilevanza mondiale, essendo (la rivista) un mezzo di comunicazione rivolto alle “famiglie”». Raccomandazione sacrosanta che dovrebbe valere per tutti, magari dopo aver stabilito cosa si intenda per «tendenziose opinioni».
Risponde Paolo Moiola – Nell’articolo contestato da don Lumetti, tra le tante autorevoli opinioni ci sono anche quelle di: don Paolo Farinella, don Raffaele Garofalo, don Gianfranco Formenton, don Aldo Antonelli, padre Roy Bourgeois.
Le famiglie italiane dovrebbero accontentarsi di sentire Bruno Vespa, Giuliano Ferrara, Emilio Fede o Mara Venier?

Autori vari




LETTERE Stupenda Eleonora

Carissimo direttore,
sono un antico lettore di Missioni Consolata, amico anche dell’ex direttore, padre Francesco Beardi, con il quale ho lavorato in Tanzania: lui a Madibira ed io a Mdabulo. Sono stato un «aggregato» per qualche anno ai missionari della Consolata. Ora sono parroco a Potenza.
Ti ringrazio della stupenda foto di Eleonora, apparsa su Missioni Consolata di dicembre, con la quale abbiamo partecipato al Convegno missionario di Montesilvano (Pe). Eleonora fa parte del gruppo giovanile parrocchiale.
Su Popoli e Missione è comparso pure Francesco, anche lui della mia parrocchia, volontario a Montesilvano. Ora è ospite della Consolata a Lisbona, dove impara il portoghese. Poi partirà come laico missionario per la Guinea Bissau.
Io mi faccio vecchio e non posso andare più dove voglio. Mi sostituiscono i giovani…
don Mario Natalini
Potenza

I vescovi italiani in Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia scrivono: «La missione ad gentes non è soltanto il punto conclusivo dell’impegno pastorale [che diventerebbe appendice, con delega completa ai missionari], ma il suo costante orizzonte e il suo paradigma per eccellenza [un modello cui ispirarsi]» (32). Ed è quanto il carissimo don Mario sta facendo a Potenza.

don Mario Natalini




LETTERE Inno alla gioia

Circa quattro mesi addietro, ho scoperto che mia moglie Maria Teresa aveva un grosso segreto: aveva altri due figli, di cui non mi aveva detto nulla, poiché aveva effettuato… due adozioni a distanza! (Suppongo che la sua discrezione fosse determinata dal non far sapere alla mano destra ciò che fa la sinistra!).
Tale scoperta ha generato in me una gioia traboccante. E, sul suo esempio, qualche giorno fa ho anch’io richiesto di fare delle adozioni a distanza. Ma, al contrario di mia moglie, la gioia mi ha portato a comunicare il fatto a parenti e amici. (A quanto pare, non ho la stessa discrezione di mia moglie).
Però sia chiaro: non per vantarmi, ma perché la mia gioia doveva essere condivisa e non riucivo a tenerla dentro. Così altre persone mi hanno chiesto di sapere come fare per «adottare a distanza» e alcune di loro (ancor più gioia!) mi hanno comunicato di volerlo fare…
Tutta questa premessa per ringraziarvi, perché siete voi (e i missionari in loco) che avete permesso tale «estensione di gioia».
Manlio Mazza
Torino

Un principio della metafisica di san Tommaso d’Aquino suona: «bonum diffusivum sui». Il bene è contagioso.
L’abbiamo già scritto. Ma repetita iuvant…

Manlio Mazza




LETTERE “Far come se…”

Spettabile redazione,
non sono un filosofo. La mia formazione non è umanistica. Invece il signor Bidelio mi pare che abbia una formazione di questo tipo. Però le sue argomentazioni non mi sembrano molto centrate (cfr. Missioni Consolata, settembre 2004).
Infatti, trattando delle frasi di padre Bartolomeo Sorge («purtroppo troppi cristiani fanno come se Gesù fosse risorto… Viviamo come se il vangelo fosse vero, ed invece è vero!»), Bidelio pone il dilemma: «Qual è il confine tra far come se e far finta che»? Nel post scriptum esce dal tema, perché argomenta sul «vivere come se Gesù non fosse risorto… come se il vangelo non fosse vero».
Questa è una divagazione, mentre il punto di padre Sorge è un altro e di estremo interesse. È difficile da spiegare, ma il nocciolo si trova nelle stesse parole di Sorge, e non in altre che portano fuori tema. Cioè: aderire, sia emotivamente che intellettualmente al vangelo, senza però essere veri uomini di fede. Mi pare che il pastore protestante Albert Schweitzer sia stato un fulgido esempio del genere.
Quando ci si chiede perché la fine dei tempi non sia avvenuta durante la vita dei primi discepoli («non passerà questa generazione…»), si incomincia a dubitare non solo delle convinzioni dei primissimi cristiani, ma anche delle parole che avevano portato a tali convinzioni, ossia delle parole dello stesso Gesù.
Poi, oltre alla questione escatologica, sorgono altri dubbi di fondo, ad esempio: perché la «leggenda» di Adamo ed Eva? Ma, se Adamo ed Eva sono leggenda, perché la necessità di redimere/riscattare il genere umano dal peccato originale? Non c’è più un Figlio di Dio che redima/riscatti da un qualcosa situato qualche migliaia di anni prima e che non esiste; non c’è un Figlio di Dio che insegni e ammaestri, di modo che gli uomini sappiano disceere ciò che è bene e ciò che è male. Pertanto la sua morte non redime/riscatta, ma è «solo» la prova del suo amore «temerario» per noi.
O, forse, il peccato originale non è questione di improbabili progenitori, ma, invece, dell’impasto di bene e male di cui ogni bambino che viene alla luce è e sarà composto. Si potrebbe parlare di «peccato» e «grazia» originali.
Questi sono i relativismi che ci portano al «come se». Nonostante i nostri dubbi, il vangelo resta l’insegnamento più alto e non vogliamo essere schiavi di superbia e ingratitudine.
Carlo May
Novara

Lettera non semplice, come non lo era quella del signor Bidelio. Ma il signor Carlo ci pare esplicito circa la centralità ed unicità di Gesù Cristo, figlio di Dio.
È «la questione delle questioni». Ovviamente anche in missione.

Carlo May




LETTERE Andreina, vivissima

Caro padre,
ricevo da anni molto volentieri Missioni Consolata. È una rivista sempre interessante e a me fa tanto piacere sapere come vivono i missionari sparsi un po’ dappertutto.
Ne ho avuta esperienza tramite un cugino missionario (padre Luigi Andeni, ucciso sei anni fa), che mi parlava sempre della sua vita in missione. Avevamo una fitta corrispondenza: io volevo sempre sapere della vita laggiù in Kenya. Ora che lui non c’è più, leggo Missioni Consolata per sapere ancora tutto. Ho 80 anni, però mi piace ancora tantissimo interessarmi di problemi e fatti capitati altrove e così mi sento viva…
Andreina Ferrari Bianchi
Soresina (CR)

Lei è vivissima, signora Andreina, e con il suo spirito tiene vive tante altre persone. Noi certamente. Grazie.

Andreina Ferrari Bianchi