LETTERE – Chi ascolta gli adolescenti?

Cari missionari,
nel vostro interessante «dossier giovani» di gennaio 2005 ho notato con piacere che accennate al contesto, troppo spesso sciocco e deleterio, nel quale vivono gli adolescenti. Chi ascolta però gli adolescenti quando fanno denunce appropriate? Ecco la nostra piccola storia emblematica.
La minuscola «oasi Bakhita», presso la parrocchia San Martino di Rivoli (Torino) è luogo d’incontro e formazione per adolescenti (12-19 anni), alcuni dopo-cresima altri in preparazione alla cresima (fuori corso), tutti impegnati nel «Comitato un cuore per San Rocco», con l’obiettivo di aiutare il parroco nell’informare, documentare e organizzare azioni di raccolta fondi per il restauro della chiesa di San Rocco in Rivoli, costruita nel 1630 dai rivolesi, come ex-voto per la scampata peste.
Per trasformare la chiesa in concreto simbolo di pace abbiamo organizzato con i ragazzi rosari per la pace, leggendo i messaggi di Giovanni Paolo ii e presentando alcune guerre dimenticate (Missioni Consolata ci è stata utile). Nell’oasi Bakhita sono esposti i versi di Dante: «Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza».
Al rientro dalle vacanze, i ragazzi hanno segnalato, molto sdegnati, che nel centro storico di Rivoli, all’uscita di un oratorio e non lontano dalla chiesa di San Rocco era stato aperto un sexy-shop. Ne abbiamo discusso e scritto l’allegata poesia, appesa dal parroco alla porta della chiesa e inviata al cardinale di Torino che ci ha risposto, facendo felici i ragazzi.
Purtroppo però il negozio è ancora lì. Quanti genitori, insegnanti, educatori, amministratori pubblici diventano per apatia complici del male, scordando il monito evangelico: «Non temete coloro che uccidono il corpo, ma non possono uccidere l’anima; temete piuttosto colui che può far perdere anima e corpo nella Geenna!» (Mt.10,28).
Silvana Bottignole
sociologa

Siamo un gruppo di teenagers (12-19 anni) di Rivoli, molto dispiaciuti che nel centro storico di Rivoli sia stato aperto un «sexy-shop». Con l’aiuto della nostra educatrice abbiamo scritto questa poesia, che sarà certamente apprezzata da tanti nostri coetanei e da tutte le persone di buona volontà che vogliono bene a Rivoli.

L’apertura di un sexy-shop
nel centro storico di Rivoli
è AZIONE DI GUERRA.
GUERRA contro la CULTURA
perché innesca il degrado.
GUERRA contro i BAMBINI
perché uccide l’innocenza.
GUERRA contro le DONNE
perché ne mortifica la dignità
GUERRA contro tutti gli UOMINI
perché svilisce l’intelligenza ed il cuore.
Il filosofo laico Compte-Sponville ha scritto:
«Tollerare è sopportare un peso:
farlo sopportare agli altri non è più tolleranza.
Tollerare Hitler era farsi suo complice,
quantomeno per omissione, per abbandono;
e questa tolleranza era già collaborazionismo».
Denunciamo chi «uccide l’anima»
con un’azione di GUERRA
nel centro della piccola e signorile RIVOLI.

Un gruppo di giovanissimi
di Rivoli (TO)

Carissimi,
ho ricevuto la vostra lettera con acclusa la poesia… Sono perfettamente in sintonia con voi e mi rammarico che nella nostra società si sviluppi questo tipo di proposte e di pubblicità, proponendo realtà che avviliscono la dignità delle persone, sia adulte che giovani.
Sono pertanto vicino a voi nel condannare questa situazione, anche se non so come, dal punto di vista della legge, sia possibile frenare queste cose. Il nostro dovrà essere soprattutto un impegno per l’educazione della sensibilità delle persone a riguardo di una situazione delicata e veramente avvilente.
Ogni vostra iniziativa, nel rispetto e nel dialogo, finalizzata a far sì che queste realtà non dilaghino, non è che da benedire e da incoraggiare.
Vi assicuro del mio ricordo nella preghiera e vi saluto con una cordialissima benedizione per voi e le vostre famiglie.
Card. Severino Poletto
arcivescovo di Torino

Silvna Bottignole e aa.vv.




A proposito di Così sta scritto – Dalla bibbia le parole della vita (4)

«Si paralizzi la mia destra mi si attacchi la lingua al palato»
(Sal 137/136,5-6)


La rubrica di questo mese è dedicata a una nostra lettrice, Maria Matilde, che ci scrive: «… da quando ero bambina leggo la vostra rivista, che allora aveva quattro paginette in bianco e nero… Volevo rivolgermi a Paolo Farinella che invita a farlo… sono stata allevata da un nonno che conosceva bene la bibbia… Quando voleva insegnarmi l’orrore delle bestemmie mi leggeva un brano che diceva: “Che si secchi la mia lingua, che si paralizzi la mia mano destra, se io offenderò Dio con la parola”… Non avevo mai più pensato a questo, fino a quando mio marito non è stato colpito da un ictus devastante, che lo ha lasciato senza parola e paralizzato nella parte destra. Poiché siamo sposati da 50 anni, posso garantire che non ha mai nominato il nome di Dio invano e che la maledizione biblica non lo riguarda. Vorrei che qualcuno mi spiegasse questo svarione biblico… mio nonno era convinto che anche le virgole della bibbia fossero verità assoluta. I miei saluti più cari… a tutta la redazione, con i complimenti per la rivista che è sempre molto interessante». Firmato: Maria Matilde.

La Parola e le parole
Alla nostra lettrice, cresciuta insieme a Missioni Consolata, abbiamo risposto privatamente, ma riteniamo giusto riproporre pubblicamente la sua domanda che può essere di qualche interesse per altri lettori, dal momento che tocca un testo «delicato» che si presta a interpretazioni equivoche, se non si posseggono gli strumenti adeguati del contesto storico.
Lo scrittore francese, il cattolico Maurice Blondel, soleva dire che i «cattolici hanno tanto rispetto per la bibbia… da non prenderla mai in mano», per sottolineare la grave distanza che separa la formazione dei credenti dal Libro che dovrebbe essere il «codice» della loro vita.
I padri della chiesa descrivevano la bibbia come una «lettera» d’amore spedita da Dio all’umanità (immagine usata anche da Paolo vi, quando, nel 1964, parlò all’Assemblea generale delle Nazioni Unite).
La bibbia-lettera esprime il pensiero di Dio, ma con parole umane e descrive il suo progetto di mondo e di umanità, ma realizzato attraverso l’uomo, le sue riuscite e i suoi fallimenti. In altre parole, bisogna stare attenti a leggere la bibbia in modo «fondamentalista», cioè alla lettera, perché veramente ne verrebbero fuori molti «svarioni».
È necessario conoscere l’ambiente in cui i singoli testi furono scritti, gli autori, la cultura, le conoscenze, gli usi e i costumi del tempo. Sarebbe assai grave attribuire agli antichi sentimenti e convinzioni di oggi.
La bibbia è prima di tutto, come direbbe san Paolo (Gal 3, 24-25), un «pedagogo», cioè un maestro che accompagna la crescita degli alunni (noi), per cui il suo insegnamento è scritto in primo luogo per i contemporanei, cioè per coloro che immediatamente ascoltano e, in secondo luogo, per tutti i discendenti, quelli che vengono dopo. Sono questi, quelli che vengono dopo, cioè noi, che devono fare la fatica e avere la gioia di capire quello che è accaduto prima e cercare di conoscee le ragioni e dae anche le spiegazioni.
È ciò che stiamo facendo con questa rubrica, dove le conoscenze di uno, che ha studiato e studia più degli altri, vengono messe a disposizione di chi non ha avuto questa possibilità.
Tutto ciò premesso, si tranquillizzi la nostra amica: la malattia di suo marito non ha nulla a che vedere con la bestemmia e la secchezza della lingua e della mano. Anche il papa è stato colpito nella parola e non credo che abbia mai bestemmiato.
La malattia è parte della vita e si evolve secondo leggi naturali che fanno parte della realtà «creata», cioè finita e limitata. Non siamo Dio.
In tutto questo Dio non c’entra nulla, perché nessun padre ama la sofferenza dei figli; ma non c’è padre (e vale anche per Dio) che non sia coinvolto nel dolore dei suoi figlioli, fino a farsene carico, fino a diventare cireneo. Quando la malattia, il dolore, la morte accadono, Dio è «già» lì accanto, presente nell’ictus, nella paralisi, nel limite, nella sua impotenza, per dare la forza di sostenere la croce che la vita comporta giorno dopo giorno (Mt 6,34).
Dio è lì e noi siamo dentro di lui: ci contiene e ci sostiene. Anche quando la tempesta infuria e il mare agitato sembra avere il sopravvento e il Signore pare che dorma, incurante… lui è lì, Presente-assente, che domina ogni evento e guida la nostra piccola barca all’altra riva, verso un compimento di salvezza (Mc 4,37-41).

Il Salmo nel suo contesto
L’espressione «si paralizzi la mia destra, mi si attacchi la lingua al palato» è la citazione dei vv. 5-6 del Salmo 137 secondo la bibbia ebraica e 136 secondo la bibbia greca, detta dei lxx (settanta).
Il Salmo 137/136 è un lamento collettivo, composto durante l’esilio a Babilonia (attuale Iraq) nel secolo vi a.C., dove i dominatori si divertivano a torturare gli schiavi («nulla di nuovo sotto il sole» direbbe Qoelet 1,9), chiedendo loro di divertirli suonando e cantando per loro i canti che gli ebrei cantavano nel tempio di Gerusalem-me. Era come chiedere di profanare le cose sante per divertire soldati ubriachi. È come chiedere a uno di cantare i canti della messa in una bettola per un gruppo di ubriachi o a un musulmano di leggere il Corano in un postribolo per fare ridere gli avventori.
Cantare i «canti di Sion» (v. 3) in terra straniera per divertire gli aguzzini era equivalente a dimenticare la città santa, sede del tempio del Signore, e la sua distruzione; nello stesso tempo era una forma di «apostasia» dalla fede. I canti venivano accompagnati dalla lira suonata con la mano destra.
Dimenticare tutto questo per avere anche salva la vita non valeva la pena: era meglio che si seccasse la lingua e la destra per impedire lo scempio della memoria di Dio e del suo tempio. Ancora oggi, gli ebrei recitano questo salmo prima del pasto, per fare memoria del dolore della distruzione del tempio, anche quando si è sazi e soddisfatti; e le donne, nel fare la loro «tornilette» personale, lasciano sempre qualcosa fuori posto (ad es. una ciocca di capelli non pettinata, ecc.), in segno di lutto per la distruzione del tempio di Gerusalemme.
Quando un popolo vinceva in guerra contro un altro popolo, osservava rigide leggi allora universalmente condivise: gli uomini validi e le donne giovani venivano deportati in esilio come schiavi (Am 4,2-3); gli uomini deboli e le vecchie venivano lasciati a coltivare i campi; i bambini venivano uccisi, per impedire il futuro di quel popolo.
Poiché in quei tempi nulla si concepiva fuori di un ordinamento religioso, il vincitore consacrava anche la guerra al proprio dio: cose e persone venivano consacrate alla divinità e quindi erano «votate allo sterminio» (Gs 6,17; 7,1; 11,20): il bottino al tesoro del dio vincitore e le persone, dalle donne ai bambini, trucidati in sacrificio di vittoria. Questo è il senso degli ultimi tre versetti del salmo: «Ricordati, Signore, dei figli di Edom, che nel giorno di Gerusalemme dicevano: “Distruggete, distruggete anche le sue fondamenta”. Figlia di Babilonia devastatrice, beato chi ti renderà quanto ci hai fatto. Beato chi afferrerà i tuoi piccoli e li sbatterà contro la pietra» (vv. 7-9). La legge dominante è la legge del taglione: occhio per occhio, morte per morte. La giustizia si placa solo nell’equilibrio della vendetta.
Con Gesù questa legge è capovolta in quella nuova del perdono fino a superare ogni aspettativa: non fino a 7 volte, ma fino a 70 volte 7. Cioè sempre.

Il nonno di Maria applicava le parole del salmista alla bestemmia, cioè leggeva la bibbia nel suo tempo, secondo le esigenze dei suoi giorni, perché la parola di Dio è sempre attuale.
È sempre «oggi».

Salmo 137 (136)

Sui fiumi di Babilonia,
là sedevamo piangendo
al ricordo di Sion.
2Ai salici di quella terra
appendemmo le nostre cetre.
3Là ci chiedevano parole di canto
coloro che ci avevano deportato,
canzoni di gioia, i nostri oppressori:
«Cantateci i canti di Sion!».

4Come cantare i canti del Signore
in terra straniera?
5Se ti dimentico, Gerusalemme,
si paralizzi la mia destra;
6mi si attacchi la lingua al palato,
se lascio cadere il tuo ricordo,
se non metto Gerusalemme
al di sopra di ogni mia gioia.

7Ricordati, Signore, dei figli di Edom,
che nel giorno di Gerusalemme
dicevano: «Distruggete, distruggete
anche le sue fondamenta».

8Figlia di Babilonia devastatrice,
beato chi ti renderà quanto ci hai fatto.
9Beato chi afferrerà i tuoi piccoli
e li sbatterà contro la pietra



Paolo Farinella




LETTERE – La religiosità di George W. Bush

Spettabile redazione,
leggo sempre con attenzione Missioni Consolata, perché parla di temi importanti, con un’ottica spesso controcorrente rispetto ai nostri mass media.
In riferimento all’articolo di Paolo Moiola (Missioni Consolata, dicembre 2004), sono in sintonia con lui su gran parte di quanto ha scritto, ma rilevo alcuni punti di disaccordo. Convengo su welfare degli Stati Uniti, povertà e disuguaglianze sociali esistenti nel paese più ricco del mondo: dati che a noi, in Italia, sono poco conosciuti, ma ben evidenziati da riviste inteazionali come Time o Newsweek.
Sono, però, in disaccordo per quanto ha scritto circa l’ambiente evangelico che sta dietro al presidente Bush: affermazione generica sull’evangelismo fa di ogni erba un fascio, non rimarcando le profonde diversità tra le varie confessioni religiose americane.
Non credo che gli evangelici europei e italiani la pensino come gli americani; non mi risulta, per esempio, che valdesi o battisti a Torino siano sulle stesse posizioni di Bush.
Per la cronaca, occorre ricordare che il signor Bush esce da una famiglia Wasp episcopaliana del New England e che, solo dopo il matrimonio (prima conduceva una vita giovanile sregolata), si è convertito alla confessione battista, che ha frange integraliste e radicali, che hanno influenzato il pensiero e modo di agire del futuro presidente degli Stati Uniti (fonte: Time Magazine).
Sarebbe più corretto, perciò, non etichettare come vetero protestantesimo ciò che è radicale e non riconoscere, invece, le posizioni moderate e pacifiste che sono proprie di larga parte dell’evangelismo.
Queste precisazioni gioverebbero anche ad un vero ecumenismo, che deve prevalere tra i cristiani.

Walter Giacomelli
(E-mail)

Sì, «l’ambiente evangelico» del presidente George W. Bush va esplicitato. E bene ha fatto il lettore a rimarcarlo.

Walter Giacomelli




LETTERE – “Jihad è sforzo, non guerra santa”

Spettabile redazione,
ho letto l’articolo di Angela Lano sull’islam, dedicato al jihad. Mi ha lasciato molti dubbi, sui quali desidero un chiarimento. Premetto che nei confronti dei musulmani, almeno per quei pochi che conosco, provo rispetto e per certi aspetti anche ammirazione.
L’articolo cui mi riferisco parla molto di pace, perdono, tolleranza e rispetto, anche nei confronti di altre religioni. Parla di come, nel Corano, questi atteggiamenti siano «fondamentali» per un musulmano. Ma dai mass media ci arrivano notizie molto diverse. Per esempio: come nei paesi islamici ci siano esecuzioni o mutilazioni pubbliche, anche per piccoli reati; come siano poco tolleranti con chi non rispetta tutti i precetti. Inoltre chi si converte ad un’altra religione deve nascondere la propria fede per paura di essere ucciso (se ricordo bene, ne ha parlato anche Missioni Consolata).
Forse queste sono solo «voci». Però sono in profonda contraddizione con il messaggio trasmesso dall’articolista. Ho l’impressione che l’islam si divida tra una parte «ideologica» e una reale. Vi sarei grato se mi deste una risposta in proposito.
Grazie da un lettore a voi affezionato.
Villa Alberto
Rovereto (TN)

Il lettore si riferisce a «Sulla via di Allah» di Missioni Consolata, settembre 2004. L’articolo ricorda che «jihad» significa «sforzo», non guerra, né, tanto meno, «guerra santa», anche se non la esclude.
Come altri significativi testi di grandi religioni, il Corano è vissuto dai credenti in modo contrastante ed opposto: sulla via dell’odio e su quella dell’amore. Ma, su questo ed altro, interverrà presto Angela Lano.

Alberto Villa




LETTERE – L’ambiente in dodici comandamenti

Spettabile redazione
ho letto le interviste di Paolo Moiola a Serge Latouche «Schiavi del mercato e delle sue leggi» (Missioni Consolata, gennaio 2005) e a Wolfgang Sachs «Né giustizia né pace senza ecologia» (Missioni Consolata, febbraio 2005).
Condivido le opinioni delle personalità intervistate e, a conferma, invio un «dodecalogo dell’ambiente», che scrissi nel 1990. Recentemente sovrapposi un logo, tratto da Le Monde, 6-08-2003, che mi è sembrato molto pertinente al tema trattato.
Leggo sempre con interesse Missioni Consolata e mi congratulo per l’umanità e la spiritualità negli argomenti trattati.

prof. Bruno Fassi
San Mauro (TO)

Complimenti, professore, per il suo «dodecalogo dell’ambiente». Non potendolo pubblicare interamente, ne riportiamo la conclusione.
«Una politica territoriale di tutela dell’ambiente è una politica della vita per tutti gli esseri viventi, compreso l’uomo, avendo presente che: “Non ci sarà pace definitiva né coesistenza vera tra l’uomo e la natura finché l’economismo (non l’economia!) non rinuncerà al dogma assurdo della crescita infinita in un mondo finito (Philippe Lebreton, 1986)”».

Bruno Fassi




LETTERE – La bibbia sbaglia?

Cari missionari,
sono una vecchietta e, fin da bambina, leggo la vostra rivista, che un tempo aveva solo quattro paginette in bianco e nero e raccoglieva soldi per «battezzare i moretti».
Mi rivolgo a Paolo Farinella, che invita a farlo. Non ho mai letto la Bibbia, ma sono stata allevata da un nonno che la conosceva bene; la citava ogni giorno e spesso me ne leggeva pagine e pagine. Quando voleva insegnarmi l’orrore della bestemmia, mi leggeva un brano che diceva: «Che si secchi la mia lingua, che si paralizzi la mia mano destra se io offenderò Dio con la parola».
Non avevo più pensato a questo, ma da due anni il problema mi ronza nella mente, perché mio marito è stato colpito da un ictus devastante, che lo ha lasciato senza parola e paralizzato nella parte destra. Oggi sono anche la sua badante-infermiera e ho scarse possibilità di contatti veri estei.
Siamo sposati da 50 anni e posso garantire che non ho mai (nemmeno una volta) sentito mio marito nominare il nome di Dio invano. Pertanto le maledizioni bibliche, riportate sopra, non lo dovrebbero riguardare; però vorrei che qualcuno mi spiegasse questo… «svarione biblico». Non posso rivolgermi a mio nonno, morto mezzo secolo fa, convinto che anche le virgole della Bibbia fossero verità assoluta.
Complimenti per la rivista, che è sempre molto interessante.

Maria Pozzo
Torino

Cara signora Maria, lei abita a pochi passi da casa nostra. E noi desideriamo esserle ancora più vicini con la preghiera.
Con molto coraggio e altrettanta semplicità, lei solleva un problema cruciale: come interpretare la Bibbia, specialmente nella sofferenza? Il biblista don Farinella le ha già un po’ risposto con l’articolo «Perché il dolore e la morte?» (cfr. Missioni Consolata, febbraio 2005). Inoltre veda l’intervento nella pagina seguente.
Noi, sommessamente, la invitiamo a ricordare:
1. All’interrogativo «perché il dolore dell’uomo?», Dio ci risponde con il suo Figlio crocifisso, ma anche risorto.
2. La Bibbia non è da assumere in senso letteralistico: ossia parola per parola. Questo sconfina nel fondamentalismo religioso, che porta ad una forma di suicidio del pensiero (cfr. Pontificia Commissione Biblica, L’interpretazione della Bibbia nella Chiesa, Città del Vaticano 1993).

Maria Pozzo




LETTERE – Povero Tagikistan!

Cari missionari,
tempo fa, dopo aver letto Missioni Consolata di aprile 2004 sul Tagikistan, mi era venuto un dubbio: forse, nel descrivere la crisi della piccola repubblica ex-sovietica (in particolare nel dire che negli anni del comunismo le cose andavano meglio), Maria Bianca Balestra aveva esagerato.
Invece, qualche mese dopo, guardando un filmato di Rai Uno per la rubrica Superquark e, soprattutto, ascoltando la drammatica testimonianza di Donata Lodi, cornordinatrice di Unicef Italia, mi sono resa conto che non solo il mio dubbio era privo di fondamento, ma che la situazione è ancora più tragica di quella denunciata dalla vostra collaboratrice.
1 – La mortalità infantile è altissima, solo di poco inferiore a quella dei paesi africani più disastrati.
2 – In un paese pieno di nevi e ghiacci perenni, dove le montagne superano i 7 mila metri di altezza e ospitano ghiacciai come il Fedcenko (tra i più estesi del mondo), una delle emergenze più grandi è quella dell’acqua potabile, che non c’è, anche se assicurarla a tutti costerebbe pochissimo. Se è vero quanto ha dichiarato Donata Lodi, la sera in cui è stata ospite di Piero Angela, 72 mila euro sarebbero sufficienti a garantire acqua di ottima qualità a 98 mila bambini, scongiurando il rischio di dissenteria, che, come ha ricordato anche Bianca Maria Balestra, è la principale causa di morte al di sotto dei 5 anni di età….
3 – Le aree rurali sono ancora più povere di quelle urbane, tanto che perfino l’esercizio di una professione di medico procura non più di 2 dollari al mese (Donata Lodi ha detto proprio così: «Due dollari al mese»); pertanto anche i medici si vedono costretti ad accettare lavori di ripiego.
L’estrema povertà della popolazione tagika è l’ennesima conferma del fatto che il prodotto interno lordo (pil) non è un indicatore affidabile del grado di sviluppo raggiunto da una nazione e del livello di benessere della sua popolazione. Se si può prestar fede a certi dati statistici, nel 2000 il Tagikistan ha avuto un incremento del pil superiore all’8%, ma ciò non è servito a ridurre le sofferenze della stragrande maggioranza dei tagiki; anzi, l’impressione è che abbia contribuito ad aumentarle.

Stefania De Tigris
Urbino

Lettera volutamente monca. Manca la domanda: «Che c’è che non va in Tagikistan?»; e la risposta?
L’autrice dell’articolo sul Tagikistan, Bianaca Maria Balestra, chiama in causa (guarda caso) la guerra, mentre Stefania de Tigris allude alla pessima distribuzione dei proventi economici.

Stefania de Tigris




LETTERE – Per Aldo era tutto interessante

Per Aldo era tutto interessante

Cari missionari,
il 4 gennaio 2005 è morto mio marito, dottor Aldo Casarotto, di 92 anni. Perché ve lo scrivo? Perché, quando arrivava la rivista Missioni Consolata, egli si sedeva e cominciava a leggerla dalla prima pagina all’ultima; per lui era tutto interessante; tuttavia su alcuni dossier si fermava più volte e voleva che li leggessi anch’io, per dargli conferma o meno della sua opinione in merito.
Ebbene, cari missionari, tutte le volte che arriverà Missioni Consolata, mi si rinnoverà il dolore pensando a mio marito, ma non potrò fare a meno di seguire l’esempio suo e, magari, mettere la rivista da parte per rileggerla più avanti con più attenzione come faceva lui.
Vi chiedo una preghiera per lui ed anche per me: soffro molto per la sua dipartita, anche se so che il suo spirito è vivo.
Grazie delle moltissime e belle ore che la rivista ha fatto trascorrere a mio marito, che tanto l’apprezzava. Porgo distinti saluti.

Ersilia Confalonieri, vedova Casarotto,
Seregno (MI)

Lettera bellissima, per lo spirito di apertura del carissimo dottor Aldo. Nell’affermare che tutta la rivista era interessante, con ogni probabilità non significa che sia stato interamente d’accordo con i temi trattati. Tuttavia era «semper paratus doceri», ossia sempre pronto ad imparare, a confrontarsi con nuove realtà: e non solo per giudicarle negativamente, anzi!
Signora Ersilia, grazie di averci trasmesso questo incomparabile insegnamento di suo marito.

Ersilia Confalonieri




LETTERE – Ma perché Cristo ha fatto seccare il fico?

Botta e risposta tra un lettore
e il nostro collaboratore don Paolo Farinella.

D i solito non contesto il contenuto degli articoli giornalistici, ma ora lo faccio, perché ho avuto la netta sensazione che la verità sia stata travisata. Si tratta dell’articolo «Perché il dolore e la morte?» di Paolo Farinella (Missioni Consolata, febbraio 2005).
«Dio non vuole né permette alcuna disgrazia». Questa frase non ha fondamento nelle sacre scritture! Il Vecchio Testamento è ricco di episodi che rivelano che Dio è intervenuto in maniera forte nei confronti dell’uomo. E nel Nuovo Testamento possiamo ricordare che Cristo fa seccare il fico che non dà frutti fuori stagione, poi c’è la parabola dei talenti, quella delle vergini sagge, il giudizio universale, ecc. Non ci è lecito inventare un Dio che non esiste.
Dio permette le disgrazie, non per vendetta, ma perché l’uomo rinsavisca e salvi la sua anima! Quindi anche in questo manifesta la sua bontà. A proposito dei bambini, non possiamo ragionare come i non credenti: la Perfetta Giustizia, i cui confini ci sono ignoti, li ricompenserà in modo sovrabbondante della sofferenza, sorretta e lenita dalla sua misericordia.
Nessuno si può permettere di giudicarLo. Domina gli eventi: dal vangelo ricordiamo la tempesta sedata, l’invito a pregare perché «non accada in inverno», l’affermazione che i «capelli sono contati» ecc.
Che dire di quanto è avvenuto a Vailankanni (India), nuova Lourdes, dove il mare si è fermato all’ingresso del santuario, come riferisce Avvenire e Eco di Medjugorje, dopo aver spazzato via ogni cosa? In questo caso il messaggio mi sembra chiaro: in Maria c’è la salvezza, soprattutto quella spirituale! «Dio è già là che aspetta, perché nessuno in quei tragici momenti si senta solo». Questa frase trova riscontro nel vangelo: basta pensare alla parabola del figliuol prodigo, dove il Padre lascia che il figlio cada nel «letame» che si è scelto, ma è anche pronto ad accoglierlo, senza rimproverargli nulla quando rinsavisce.
«In un tempo in cui attraverso i satelliti si riesce a individuare una formica nera su una pietra nera in una notte senza luna». La frase è completamente infondata. Questa presunta onnipotenza dell’uomo non esiste: in caso contrario Ben Laden sarebbe già stato catturato e la guerra irachena finita!
Maremoti, terremoti ed eruzioni vulcaniche non possono essere collegati alla gestione disordinata del nostro ecosistema, perché non si spiegherebbe l’eruzione del 79 d.C. o il maremoto che ha colpito Messina nel 1908. L’ipotesi che le catastrofi naturali possano essere causate dai nostri peccati, potrebbe essere plausibile, ma indimostrabile, perché l’intera umanità dovrebbe vivere per lunghi periodi senza peccare.
E veniamo alle affermazioni che riguardano il capo del governo: se ragionasse come l’autore dell’articolo vorrebbe, sarebbe riuscito a occupare l’attuale posizione? Per i suoi interessi riesce a sfruttare bene i nostri egoismi!
Due lettere della direzione offrono spunti di riflessione sugli armamenti e le fabbriche d’armi. La proposta di riconversione è un ritornello datato e affonda le sue radici nella propaganda politica degli anni sessanta e non è attuabile. Io penso che il cristiano non debba dare indicazioni su come si devono comportare gli altri, ma cercare le vie da seguire in conformità al messaggio evangelico.
E allora? I cattolici potrebbero dare un segnale molto forte. Ogni reddito scaturisce dal Pil. Quindi anche chi non lavora nell’industria bellica o chi non vi ha investito dei capitali, gode dei suoi frutti. Se calcoliamo in che percentuale l’industria bellica contribuisce alla formazione del reddito, conosciamo il suo apporto al nostro benessere.
Coscienti che quella ricchezza gronda sangue e sofferenze umane, potremmo offrirla in dono a quei popoli che subiscono la guerra a parziale riparazione.

Mario Rondina – PU

Signor Mario, di fronte alla sua lettera, mi sento in dovere di tentare una risposta, anche se penso che sia molto difficile, perché le sue argomentazioni spazzano via quattro secoli di studi e ricerche bibliche, come anche l’insegnamento del Concilio Ecumenico Vaticano ii, e cioè: che la Provvidenza non si sostituisce affatto all’autonomia delle realtà terrestri e alla responsabilità dell’uomo.
Lei ha ancora un approccio scritturistico di tipo «fondamentalista» o, per dirla con san Paolo, di natura «letterale».
Sono l’autore dell’articolo criticato e affermo quello che ho scritto da 30 anni e mai nessuno ne ha contestato la fondatezza sia biblica che teologica, perché l’impostazione del problema e la risposta sono coerenti: sfido chiunque a trovarvi qualcosa di «eterodosso». Se usiamo il sistema del «taglia-ritaglia-e-cuci», tutto è possibile, anche il suo contrario. A me pare che lei sia stato attento a «singole» affermazioni che, facendo problema alle sue personali convinzioni e tolte fuori dal loro contesto, dicono assolutamente nulla o fanno dire sciocchezze che mai sono passate per la mia mente.
Rispetto tutti gli approcci di natura religiosa, perché sono convinto che per arrivare a Dio vi siano tante strade quante sono le persone; ma non può pretendere di leggere «la scrittura» senza tenere conto degli studi e degli sviluppi degli ultimi quattro secoli, che oggi sono insegnamento comune in tutte le università cattoliche, comprese quelle pontificie (tranne qualcuna che, fraintendendo il significato di «tradizione», contesta tutto ciò che viene dopo il Concilio Vaticano ii).
Mi riferisco a Lefèvre e altri suoi seguaci, che vedono Dio come «giustizia» e mai come «misericordia». Noi attribuiamo a Dio un concetto di «giustizia modea», che non ha alcuna cittadinanza nella Bibbia, e dimentichiamo che in Dio il nuovo nome della giustizia è «misericordia» o, per dirla con la stessa Bibbia, «tenerezza» o, meglio, «fremito di viscere» (Sal 51/50).
Lei, signor Mario, ha un concetto «materialista» di Dio, di stampo cartesiano, e, inconsciamente, se lo immagina come un orologiaio che passa il tempo a sistemare meccanismi, ad aggiustare il tiro per tenere a bada tutta quell’umanità ribelle che non sta in riga. A me pare che lei abbia trasferito alla Bibbia l’idea di Dio che lei si è fatto nell’arco della sua formazione.
Per dare una risposta adeguata alle difficoltà che lei pensa di avere trovato nel mio articolo, dovrei scrivere un intero corso non solo di sacra scrittura, ma anche di teologia e di storia della teologia. Non è possibile. Penso che nella sua città non mancheranno occasioni di approfondimento. Posso solo garantirle che credo fermamente nella Provvidenza e proprio questa fede fonda la certezza che Dio è Padre e, come Padre, non può volere il male o la sofferenza per i suoi figli; ma quando questi accadono, perché sono intrecciati alla vita, Dio è già lì.
Questo è il succo dell’Antico e del Nuovo Testamento, al di là delle singole frasi che possono anche fare di Dio un assassino o un guerrafondaio o un sadico o un violento senza scusa o un cecchino che si diverte al tiro al bersaglio.
La Bibbia è parola di Dio scritta con parole umane (legga la Dei Verbum del Concilio Vaticano ii, che è vincolante per ogni cattolico); e gli agiografi scrivono con le conoscenze che hanno del loro tempo, i limiti propri e i propri sentimenti. Bisogna sapere distinguere questi livelli; ed è per questo che ho dedicato tutta la mia vita allo studio esclusivo della parola di Dio.
Il suo approccio sentimentale merita rispetto, ma lei non può pretendere che sia l’unico e il solo possibile; anzi le garantisco che non fa giustizia né a Dio né alla sua parola, perché lei facilmente corre il rischio di fare confusione tra rivelazione, che è vincolante per ogni credente, e tradizioncelle, anche dignitose, che sono e restano soltanto nell’ambito delle devozioni private, libere e non impegnative come le apparizioni della Madonna (comprese quelle di Fatima e Lourdes, riconosciute dalla chiesa, ma non imposte e non vincolanti per i credenti).
Lei fa riferimento ad una apparizione ancora sub iudice, come quella di Medjugorje (forse non sa che ai preti è proibito organizzare pellegrinaggi a quel santuario?), che non vuole assolutamente dire nulla. Dell’altra, in India, che ferma l’acqua davanti alla sua cappella e lascia che l’acqua distrugga le case della povera gente, beh, è meglio non parlarne, perché ritengo che la Madonna sia persona seria. Un cattolico che non crede alle apparizioni della Vergine non è meno cattolico di chi invece vi crede: questa è dottrina ufficiale della chiesa.
Lei contesta affermazioni che non sarebbero nella sacra scrittura e poi intende provare le sue affermazioni con le apparizioni della Madonna e, per giunta, con quelle che nemmeno la Chiesa ha riconosciuto né intende riconoscere. Strano modo di affrontare problemi gravi e solenni che toccano l’umanità, come il dolore e la sofferenza, che non sono armi con cui Dio ricatta l’umanità.
Questo Dio, caro signor Mario, è morto con Gesù Cristo, che appunto si è limitato a fare seccare un fico, per altro già secco, senza fare danni ad alcuno se non allo stupore dei discepoli.

Mario Rondina




LETTERE – “Non avanzo soldi”

Cari missionari,
ricevo Missioni Consolata da un po’ di tempo con il conto corrente.
Quest’anno però non posso fare l’abbonamento, perché, essendo pensionata e con parecchie spese, non avanzo soldi. Non mi rimane che pregare per tutti, per la pace nel mondo intero…
Lettera firmata

Pregare per la pace è un contributo enorme…
D’altro canto non ignoriamo le difficoltà economiche in cui versano tanti nostri lettori. Nel 2003 le famiglie italiane che faticavano a giungere alla fine del mese erano il 38%. Oggi superano il 51%… «La gente – ha scritto Enzo Biagi – non legge i listini di Borsa, ma fa fatica a riempire quella della spesa. L’Eurispes precisa che tra noi ci sono 14 milioni di poveri. Non si vedono per strada, ma a tavola». Ecco perché siamo ammirati di fronte alla generosità di tanti nostri lettori.

Lettera firmata