Meditazione

Un anno di grazia si chiude alle nostre spalle. Si accresce anche per noi il dono dell’esperienza, come per l’anziana e sapiente Anna, che ormai non fa altro che parlare del bambino a tutti. Potesse essere questo il traguardo del nostro invecchiare! Non il rimpianto e la tristezza, ma la gioiosa – seppur difficile – accettazione di un progressivo limitarci, che però ha il sapore dell’essenziale. Allora affronteremo con gratitudine e stupore ogni attimo che ci verrà dato, anche nel nuovo anno. […]

La Santa Famiglia è patrona della Chiesa in Mongolia. Così volle il compianto vescovo Wenceslao Padilla, sentendo tutta l’urgenza di offrire ai cristiani di prima generazione un modello sicuro di vita. Anche la società mongola più in generale ha bisogno di ritrovare solide basi all’istituzione familiare, purtroppo sgretolata dalla corrente consumistica e dall’abbandono dei valori autenticamente umani, un tempo custoditi dalla cultura tradizionale. La pace di Nazareth scenda su tutte le famiglie. […]

La luce vera, quella che illumina ogni uomo risplende discreta in una mangiatoia di Nazareth. Tutto si ferma, anche il mondo astrale, e si concentra in quel punto, tra la paglia e la legna, sulle braccia di una giovane donna “vestita di sole” (Ap 12,1). Non smetteremo mai di contemplare questo mistero e di renderlo noto al mondo, anche quando stride con alcune categorie culturali. Noi cristiani cerchiamo l’illuminazione, come i nostri amici buddisti e abbiamo scoperto dove la luce si origina. […]

Il mistero del Natale è alle porte. La nostra lingua ha bisogno di sciogliersi come quella di Zaccaria, per abituarsi alla lode che sgorga dalla contemplazione dell’opera di Dio nella storia. Domani notte inizia il giorno che dura otto giorni, il tempo di grazia che ci fa rinascere, la sorpresa alla quale non dovremmo mai abituarci e invece commuoverci ogni volta di nuovo. Com’è il mio parlare? È un parlare che benedice Dio e il prossimo o è ancora auto-referenziale? […]

La tradizione greca definisce il mistero della Visitazione con il termine “aspasmos”, cioè saluto, ma anche effusione di affetto. Tanto è vero che lo schema iconografico si esprime con l’abbraccio tra Maria e Elisabetta. Il mistero annunciato e accolto da Maria si trasmette quasi per osmosi alla parente Elisabetta e al bimbo che lei porta in grembo. Lo Spirito è il protagonista: lui che ha riempito Maria ricolma di sé anche Elisabetta, innescando la gioia messianica. È la missione. […]

Rendere vano per sé il disegno di Dio è l’esito più fallimentare che si possa immaginare per una persona. Dio misericordioso ha un progetto d’amore per ciascuno di noi, eppure possiamo anche rifiutarlo, ritenendoci sufficienti a noi stessi o reputando quel progetto non confacente ai nostri gusti. È il segno più evidente di quanto sia reale la nostra libertà e di quanto Dio stesso la rispetti. In questi giorni di Avvento chiediamo il dono della sapienza e della vera umiltà che sempre l’accompagna. […]

Spesso nell’iconografia tradizionale Giovanni Battista è dipinto nell’atto di indicare Gesù con l’indice della mano destra. Nella crocifissione di Grünewald il suo dito è particolarmente sproporzionato, molto lungo, deviando lo sguardo sulla scena centrale, Gesù in croce. Non è forse questo il compito del missionario? Indicare Cristo presente nella storia, in quella particolare cultura, nelle pieghe dell’umanità a cui è inviato. Mai rivolto a se stesso, orientato invece al Signore che annuncia. […]

Anche quando le sue parole sono sufficientemente chiare – e in questo caso anche graffianti – Gesù non s’impone mai: “se lo volete accettare… Chi ha orecchi intenda”. Questo dovrebbe essere lo stile del missionario: verità, trasparenza, anche coraggio; ma poi sempre libertà, umiltà, lasciare allo Spirito che muova i cuori e le menti. Sapendo anche accettare le conseguenze più estreme, come nel caso di Giovanni Battista, messo a tacere dal potere, ma additato da Gesù come il più grande profeta. […]

Senza la Madre non avremmo neanche il Figlio. Maria è assolutamente essenziale nel nostro cammino verso Gesù. Lo è a modo suo, cioè non mettendosi al centro, al punto che possiamo anche ignorarla o lasciarla da parte; a perderci però siamo solo noi, perché lei sola conosce così bene il cuore di suo Figlio ed è disposta ad introdurci in questa intimità con Lui. Ecco perché chi la sceglie come guida e maestra non s’inganna, anzi cammina ancor più speditamente e acquista in vera missionarietà. […]

Nel nostro cammino di Avvento fa la sua comparsa Giovanni Battista. Il Beato Giuseppe Allamano fu tra i pochi ad additarlo come modello dei missionari. Come lui anch’essi sono in qualche modo precursori, indicando presente nel mondo uno che la maggioranza non conosce o a cui non da importanza. C’è una strada da preparare, un percorso di rinnovamento da intraprendere, un prepararsi alla venuta di qualcuno che imprimerà un corso nuovo alla nostra vita. Missione è conversione continua a una presenza. […]