
I numeri sono un forte antidoto contro l’ignoranza, l’ideologia e la propaganda. Si arriva a questa conclusione dopo la lettura del dossier «La migrazioni fra noi», predisposto dal Centro nuovo modello di sviluppo (Cnms) e uscito in questi giorni. Sono sufficienti alcuni dati – ripresi da fonti istituzionali – per comprendere la distanza tra la realtà e le informazioni che circolano.
Per esempio, i Paesi che ospitano il maggior numero di profughi sono nell’ordine: l’Iran 3,8 milioni, la Turchia 3,1 milioni, la Colombia 2,8 milioni, la Germania 2,7 milioni, l’Uganda 1,7 milioni. Invece, lo Stato con la maggiore incidenza di rifugiati è il Libano dove si trovano 137 rifugiati ogni mille abitanti. Segue la Giordania con 60 rifugiati ogni mille abitanti.
Il dossier del Cnms di Francesco Gesualdi, composto da 23 schede ricche di dati e illustrazioni grafiche che rendono facile la comprensione, fornisce i numeri essenziali per capire la dimensione umana ed economica del fenomeno migratorio.
Tra i numeri più significativi troviamo che il 60% delle persone che hanno cercato rifugio all’estero appartengono a cinque nazioni: Siria 6,3 milioni, Venezuela 6,2 milioni, Ucraina 6,1 milioni, Afghanistan 6,1, Palestina 6 milioni. In Africa, si segnala la drammatica situazione del Sud Sudan.
Nella classifica dei Paesi che hanno più connazionali trasferiti all’estero, al primo posto si colloca l’India (circa 19 milioni), seguita dal Messico (circa 12 milioni), dalla Russia e dalla Cina (circa 10 milioni ciascuna) e dalla Siria (quasi 8 milioni).
Molti migranti inviano soldi alle famiglie rimaste nei paesi di origine. Nel 2022, a livello mondiale, le rimesse complessive sono ammontate a 831 miliardi di dollari. I primi tre Stati da cui partono le rimesse risultano essere: gli Usa (79 miliardi), l’Arabia Saudita (39 miliardi), la Svizzera (31 miliardi). Le prime tre Nazioni riceventi sono: l’India (111 miliardi), il Messico (61 miliardi) e la Cina (51 miliardi).
Nel 2023 nel mondo si sono contati 26 milioni di sfollati per disastri naturali (carestie, siccità, alluvioni, terremoti). Secondo la Banca mondiale, entro il 2050 gli sfollati per cambiamenti climatici potrebbero ammontare a 216 milioni di persone.

In Europa, il Paese con più residenti stranieri è la Germania (12,3 milioni). Seguono il Regno Unito (10,7 milioni), la Spagna (6 milioni), la Francia (5,6 milioni) e l’Italia (5,1 milioni). In rapporto alla popolazione nazionale la classifica cambia: Svizzera (27%), Austria (18,8%), Norvegia (16,8%). L’Italia è al decimo posto con una percentuale del 8,7% sul totale della popolazione.
I posti di lavoro occupati dagli stranieri difficilmente sono sottratti agli italiani, perché molti di essi non sono graditi ai nativi. In Italia, il 92% degli immigrati svolge lavori a bassa e media qualifica, contro il 62% degli italiani. Il 30% è impiegato addirittura in occupazioni elementari, contro il 10% della media nazionale.
Nel 2023 i lavoratori stranieri hanno contribuito al 8,8% del Prodotto interno lordo (Pil) italiano. Hanno versato oltre 24,9 miliardi di euro di contributi previdenziali e pagato 10,1 miliardi di euro di imposte sul reddito.

Gli stranieri clandestini in Italia sono stati stimati in 458 mila persone. Il Centro nuovo modello di sviluppo a conclusione del dossier scrive: «La clandestinità non giova a nessuno. Oltre a condannare i clandestini alla perdita di dignità, alimenta il lavoro in nero, il caporalato, l’economia criminale. L’unico modo per uscirne è l’emanazione di un decreto di sanatoria che regolarizzi tutti i clandestini. È già successo in passato con enorme beneficio per tutti».
Rocco Artifoni