Rwanda-Burundi. Tensioni alle stelle

Rischio escalation nella regione dei Grandi Laghi

Il presidente del Burundi, Evariste Ndayishimiye, durante un'intervista alla Bbc di fine marzo (Foto sreenshot della Bbc).
Rwanda-Burundi
Aurora Guainazzi

 

A fine marzo, in un’intervista alla «Bbc», il presidente del Burundi, Evariste Ndayishimiye, ha citato «report credibili d’intelligence» che lasciavano presagire un possibile piano d’attacco del Rwanda nei confronti del suo Paese.

Già qualche settimana prima, Ndayishimiye aveva detto che Kigali stava «annettendo parti di Paesi vicini». Si riferiva all’espansione del Movimento del 23 marzo (M23) nella Repubblica democratica del Congo (Rdc). Infatti, forte del sostegno economico e militare rwandese, l’M23 sta conquistando ampie parti di Nord e Sud Kivu. «Se la comunità internazionale non interverrà – ha sottolineato Ndayishimiye – presto il Rwanda attaccherà anche il Burundi». Kigali, dal canto suo, si è detta «sorpresa» dalle parole del presidente burundese.

Relazioni complesse
Tuttavia, non è una novità che le relazioni tra Rwanda e Burundi siano tese. Nelle ultime settimane poi, complice l’escalation di violenza nell’Est della Rdc, l’ostilità tra i due vicini – che condividono profondi legami storici e culturali – si è intensificata.
Molto ruota attorno ai conflitti congolesi e alla porosità dei confini. Nelle province orientali della Rdc, infatti, operano diversi gruppi armati, tra cui movimenti che vogliono rovesciare i governi di Rwanda, Uganda e Burundi. Così, spesso, questi Paesi si accusano a vicenda di sostenere gruppi rivali con l’obiettivo di destabilizzare i rispettivi regimi.
Ad esempio, per il Burundi, dietro al Red-Tabara (che dal Sud Kivu cerca di deporre Ndayishimiye) c’è il sostegno del Rwanda. Mentre Kigali ritiene che il Burundi appoggi le Forze democratiche per la liberazione del Rwanda (formate da alcuni responsabili del genocidio del 1994 rifugiatisi nella Rdc).
Accuse reciproche che, in alcuni casi, sono sfociate in tensioni politiche e rotture diplomatiche. A inizio 2024, dopo alcuni attacchi del Red-Tabara lungo il confine congo-burundese, Ndayishimiye ha denunciato il supporto economico e militare del Rwanda al movimento (accuse tra l’altro dimostrate da report informali dell’Onu, come avvenuto anche con l’M23). Di fronte alla smentita di Kigali, il governo burundese ha espulso alcuni diplomatici rwandesi e chiuso il confine tra i due Paesi.
Un qualcosa di simile si era già verificato nel 2015: dopo un tentativo di colpo di stato (fallito) ai suoi danni, l’allora presidente burundese Pierre Nkurunziza aveva accusato il Rwanda di aver reclutato, addestrato ed equipaggiato i golpisti (sospetti ancora una volta confermati dall’Onu) e aveva chiuso il confine tra i due Paesi. Il passaggio era stato riaperto solo sette anni dopo, nel 2022.

Tensioni crescenti
Negli ultimi mesi, le tensioni sono cresciute. Infatti, dietro all’M23 – che ha dichiarato di voler arrivare a Kinshasa – c’è il Rwanda. È sempre più evidente che, attraverso il gruppo armato, Kigali sta tentando di estendere la propria influenza sull’intera Rdc, attraente per la posizione geopolitica e la ricchezza di risorse. D’altronde, già durante la Prima guerra del Congo (1996-1997) il Rwanda aveva sostenuto l’Alleanza delle forze democratiche per la liberazione del Congo di Laurent-Désiré Kabila, arrivando a Kinshasa.

Il Burundi, invece, ha condannato l’avanzata dell’M23 e il supporto rwandese. Sta anche continuando a sostenere militarmente il governo congolese, nonostante il ritiro di parte dei suoi 12mila soldati (erano presenti nella Rdc da fine 2021 a fianco dell’esercito della Rdc per combattere il Red-Tabara e altri gruppi attivi nel Sud Kivu).
Attualmente, i militari burundesi si concentrano nei pressi di Uvira, città strategica sulle sponde del lago Tanganyika, a pochi chilometri dalla capitale economica del Burundi, Bujumbura. L’obiettivo è creare una zona cuscinetto al confine congo-burundese per impedire ai militari rwandesi e all’M23 di arrivare a minacciare il Burundi.
Ma – nonostante a febbraio i diplomatici di Rwanda e Burundi avessero stabilito che l’M23 non avrebbe occupato Uvira – il movimento è sempre più vicino alla città. E così Ndayishimiye ha sottolineato la possibilità che Kigali voglia attaccare anche il suo Paese.

Crisi umanitaria
Il tutto nel contesto di un’enorme crisi umanitaria. I flussi di rifugiati crescono di giorno in giorno: secondo l’Unhcr (agenzia Onu per i rifugiati), nella Rdc ci sono 7,3 milioni di sfollati interni (il numero più elevato di sempre). Mentre i congolesi che, nei primi tre mesi del 2025, hanno cercato rifugio in Paesi vicini sono almeno 100mila.
Di questi, 70mila si sono riversati in Burundi, impattando su un sistema di accoglienza già fragile. Infatti, il World food programme (programma di assistenza alimentare dell’Onu) ha tagliato le razioni alimentari individuali del 50-75% per raggiungere il maggior numero possibile di sfollati.
Dunque, l’avanzata dell’M23 e del Rwanda non sta solo creando il rischio concreto di un’escalation regionale, ma anche aggravando una situazione umanitaria già estremamente fragile.

Aurora Guainazzi

image_pdfimage_print
Rwanda-Burundi
Aurora Guainazzi

Sostieni Missioni Consolata

/

Sei hai gradito questa pagina,

sostienici con una donazione. GRAZIE.

Ricorda: IL 5X1000 TI COSTA SOLO UNA FIRMA!