Argentina. Contro Milei, presidente incendiario

Anche la Chiesa cattolica si schiera

All'annuale Forum economico di Davos (Svizzera), Javier Milei, il presidente ultraliberista dell'Argentina, non si è smentito attaccando a testa bassa su vari temi. Le sue provocazioni non sono però rimaste senza risposta. (Foto World Economic Forum-Gabriel Lado)
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Paolo Moiola

 

Al forum economico di Davos dello scorso del 23 gennaio, Javier Milei, il presidente ultraliberista dell’Argentina, si era superato, forse anche per non essere da meno del suo mentore Donald Trump che, tre giorni prima, aveva inaugurato la presidenza Usa a suon di proclami e di ordini esecutivi.

Inebriato da alcuni successi economici del suo governo (pagati con un aumento vertiginoso del tasso di povertà) e dalla presunzione di lottare per la libertà, il presidente argentino aveva attaccato a testa bassa e – come sua abitudine – senza usare termini edulcorati. Contro i suoi avversari di sempre (lo Stato leviatano e la sinistra), ma anche contro il femminismo, il mondo Lgbtq+, l’immigrazione e l’ambientalismo.

Sulle donne, Milei ha detto tra l’altro: «Se si uccide una donna, si parla di femminicidio, e ciò comporta una pena più severa rispetto all’omicidio di un uomo, solo a causa del sesso della vittima. Legalizzando, nei fatti, che la vita di una donna vale più di quella di un uomo». Sugli appartenenti alla comunità Lgbtq+, il presidente ha affermato: «L’ideologia di genere costituisce un abuso sui minori, chiaro e semplice. [Costoro] sono pedofili». Toccando poi il tema migratorio, ha sostenuto che in Occidente sta avvenendo una «colonizzazione inversa» ad opera di «orde di immigrati che abusano, violentano o uccidono».

Il discorso incendiario di Milei aveva provocato reazioni immediate, soprattutto in Argentina. Nel paese latinoamericano, l’evento principale è stato la «Marcia dell’orgoglio antifascista e antirazzista» organizzata dai collettivi Lgbtq+ e tenutasi sabato 1° febbraio a Buenos Aires e in varie altre città dell’interno. La manifestazione è stata un successo, ma soprattutto ha raccolto adesioni non scontate, come quella di una parte importante della Chiesa cattolica argentina.

Mons. Marcelo Colombo, arcivescovo di Mendoza e da novembre 2024 nuovo presidente della Conferenza episcopale argentina. Ha sostenuto l’adesione alla marcia di sabato 1 febbraio 2025 organizzata dai collettivi Lgbtq+ contro le dichiarazioni di Milei a Davos. (Foto Cea-Conferencia episcopal argentina)

L’adesione è stata annunciata il 30 gennaio da un comunicato dalla Pastorale della diversità sessuale dell’arcidiocesi di Mendoza: «Esprimiamo – si legge nel documento – la nostra profonda preoccupazione per i discorsi che considerano l’antirazzismo, il femminismo e la lotta per i diritti della comunità Lgbtq+ come un “cancro che deve essere rimosso” in nome di “libertà” o “buon senso”. Queste espressioni, che promuovono la discriminazione e la violenza contro le minoranze, ci sembrano allarmanti e contrarie ai valori del Vangelo. Non possiamo e non dobbiamo restare indifferenti di fronte a queste manifestazioni di odio».

L’adesione è stata ribadita da mons. Marcelo Colombo, arcivescovo di Mendoza e nuovo presidente della Conferenza episcopale argentina (dal 12 novembre 2024). In un’intervista al quotidiano Mendoza Post, l’arcivescovo ha sottolineato che la società argentina non deve fare marcia indietro in tema di tolleranza e diritti.

Su questa presa di posizione della Chiesa cattolica abbiamo sentito padre José Auletta, missionario della Consolata in Argentina che conosce bene mons. Colombo avendoci lavorato insieme per molti anni. «Premesso – ci ha detto padre Auletta – che la pastorale sociale di Mendoza è molto attiva da anni, la scelta di campo dell’arcivescovo è stata forte e chiara. La marcia è stata importante perché non si poteva rimanere silenti davanti a Milei che, a Davos, ha detto cose semplicemente vergognose. Quanto alle sue posizioni contro l’aborto e contro la cosiddetta ideologia gender sono affermazioni fatte da una persona che non ha alcuna autorità morale. In ogni caso, per noi cattolici dovrebbe prevalere un atteggiamento misericordioso verso le realtà diverse. Sempre e in tutti gli ambiti».

Paolo Moiola

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Paolo Moiola

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