Mondo. Bambini senza nome

Secondo l'Unicef, sono almeno 150 milioni

Una giovane madre attraversa il confine dalla Siria e diventa rifugiata. Porta in braccio il figlio di un mese, Hamid. “Da quando è nato ci sono stati bombardamenti ininterrotti ogni giorno”. Foto in CC da UNHCR / S. Rich / aprile 2013.
Mondo
Luca Lorusso

Due bambini su dieci non vengono registrati all’anagrafe. Sono 150 milioni: privi di uno dei loro diritti fondamentali.

Ogni dieci bambini nati negli ultimi cinque anni nel mondo, due non sono stati registrati.
Sono 150 milioni in tutto, secondo un recente rapporto Unicef, distribuiti in molti Paesi del Sud globale. Novanta milioni solo nell’Africa subsahariana.
Sono bambini «senza nome», privi di identità legale. Giuridicamente invisibili. Inesistenti per i Paesi nei quali sono nati.

Non a caso la Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, che il 20 novembre scorso ha compiuto 35 anni, pone il diritto al nome e all’identità personale dei bambini tra quelli fondamentali, subito dopo il diritto alla vita, alla sopravvivenza e allo sviluppo.

«La società – si legge nel rapporto dell’Unicef – riconosce per la prima volta l’esistenza e l’identità di un bambino attraverso la registrazione della nascita. Un certificato di nascita è la prova di questa identità legale ed è la base su cui i bambini possono stabilire una nazionalità, evitare il rischio di apolidia e cercare protezione dalla violenza e dallo sfruttamento. Ad esempio, il possesso di un certificato di nascita può aiutare a prevenire il lavoro minorile, il matrimonio infantile e il reclutamento di minorenni nelle forze armate, poiché consente di verificare l’età del bambino. Il certificato di nascita può essere richiesto anche per accedere ai servizi in settori quali la sanità, l’istruzione e la giustizia».

Dietro la cifra anonima, ci sono volti e vite reali: bambini yemeniti nati in un paese in guerra da anni, rohingya discriminati e non riconosciuti in Myanmar, neonati della striscia di Gaza, ma anche semplicemente un bambino del Ciad o della Papua Nuova Guinea nato in un villaggio sperduto da una madre sola e priva di mezzi.

I motivi della mancata registrazione possono essere molti: i costi inaccessibili per le famiglie, le distanze invalicabili degli uffici dai luoghi di nascita, le discriminazioni etniche o religiose, l’assenza di consapevolezza nei genitori.

«Ho sette figli – dice Rehema, mamma tanzaniana, in un virgolettato riportato nel report di Unicef -. La mia primogenita ha avuto la fortuna di ottenere il suo certificato di nascita con l’aiuto di un’amica, poiché ne aveva bisogno per entrare all’università. Io non ho potuto aiutarla. […] Non potevo permettermi il costo e la procedura per ottenere i certificati di nascita dei miei figli. Abbiamo problemi finanziari e, anche se so che è importante, semplicemente non era una priorità».

Centocinquanta milioni di bambini sotto i 5 anni non registrati alla nascita corrispondono all’intera popolazione di Francia e Germania messe insieme. È una cifra che dobbiamo aumentare di altri 50 milioni se aggiungiamo quei bambini che, pur essendo stati registrati, non hanno un certificato tra le loro mani.

Gli estensori del rapporto Unicef indicano un trend mondiale positivo (nel 2024, la percentuale di piccoli registrati nel mondo è stata del 77%, mentre nel 2019 era del 75%) ma il miglioramento è inferiore alle attese. Di certo non si raggiungerà l’obiettivo dell’Agenda 2030 su questo tema.

 

 

Basti dare uno sguardo al planisfero qui sopra (tratto dal report di Unicef) per capire la portata del problema per molti paesi: in Etiopia, Zambia e Papua Nuova Guinea le registrazioni di bambini sotto i 5 anni sono state inferiori al 25%: meno di 3 bambini ogni 10.

I paesi che registrano una percentuale tra il 25 e il 50% sono dieci in Africa subsahariana (Congo Rd, Repubblica Centrafricana, Mozambico, Mauritania, Guinea Bissau, Ciad, Uganda, Angola, Zimbabwe, Lesotho) e tre in Asia (Yemen, Afghanistan e Pakistan). Seguono poi i dodici Paesi africani che, assieme a cinque asiatici e al Paraguay in America Latina hanno registrato tra il 51 e il 75% dei bambini negli ultimi 5 anni, e i diciotto che, nel mondo, hanno avuto percentuali tra il 76 e il 90%.

In occasione della pubblicazione del report, la direttrice generale dell’Unicef, Catherine Russell, ha concluso, dopo aver descritto la sintesi dei dati: «Nonostante i progressi, troppi bambini rimangono non contati e non censiti, di fatto invisibili agli occhi del governo o della legge. Ogni bambino ha il diritto di essere registrato e di ricevere un certificato di nascita, in modo da essere riconosciuto, protetto e sostenuto».

Luca Lorusso

image_pdfimage_print
Mondo
Luca Lorusso

Sostieni Missioni Consolata

/

Sei hai gradito questa pagina,

sostienici con una donazione. GRAZIE.

Ricorda: IL 5X1000 TI COSTA SOLO UNA FIRMA!