Europa. Se la guerra bussa alla porta / 2

Anche Finlandia, Norvegia e Danimarca si preparano

Le guerre sono alle porte dell'Europa. Per questo, molti paesi hanno iniziato a preparare i propri cittadini a questa (malaugurata) eventualità. (Foto Timon Studler - Unsplash)
Europa
Paolo Moiola

Nessuna tregua. Anche a Natale sull’Ucraina sono piovute bombe russe, mentre a Betlemme, in Cisgiordania, per il secondo anno consecutivo, le celebrazioni pubbliche sono state cancellate a causa del conflitto con Israele. Ucraina, Palestina, Libano, Siria, Israele: da quasi tre anni la guerra è alle porte dell’Europa. Per questo non c’è da stupirsi se alcuni stati si stanno attrezzando per un’eventuale estensione delle ostilità ai loro territori. Così, seguendo l’esempio di Svezia e Germania, altri tre paesi nordici hanno deciso di preparare i propri cittadini a uno scenario di guerra.

In Danimarca, l’agenzia per le emergenze (Danish emergency management agency, Dema) ha scritto una sintetica guida dal titolo «Siate preparati per una crisi». «Le autorità – vi si legge – raccomandano che tu e la tua famiglia dovreste essere in grado di sopravvivere per tre giorni in caso di crisi. Se sei preparato e in grado di prenderti cura di te stesso e dei tuoi cari, le autorità possono concentrare i loro sforzi dove il bisogno è maggiore e lavorare per stabilizzare la situazione. Più persone sono in grado di prendersi cura di se stesse e di aiutare gli altri intorno a loro durante e subito dopo una crisi, più forti siamo come società».

In Norvegia, la brochure illustrata diffusa dalla Direzione per la protezione civile (Norwegian directorate for civil protection, Dsb) ha un incipit molto pratico: «Come fareste tu e la tua famiglia più prossima se l’elettricità venisse a mancare per un periodo più lungo? Cosa faresti se l’approvvigionamento idrico venisse a mancare? E se non potessi fare la spesa per una settimana? Prepararsi alle emergenze significa essere pronti a gestire questo tipo di situazioni. Le autorità norvegesi raccomandano che il maggior numero possibile di persone sia pronto a essere autosufficiente per una settimana. Questo perché, in una situazione di crisi, i comuni e le agenzie di emergenza dovranno dare la priorità a coloro che non possono fare a meno di aiuto. Se un maggior numero di noi può prendersi cura di se stesso e della propria famiglia, le difese generali della Norvegia saranno rafforzate».

Nelle pagine interne si parla di acqua, riscaldamento ed elettricità, cibo, igiene, medicinali, pagamenti, informazioni e comunicazioni, collaborazione e cooperazione. «In caso di un atto di guerra – si legge nelle ultime pagine -, potresti essere avvisato di cercare un rifugio. Se non ci sono rifugi di emergenza nelle immediate vicinanze, dovresti cercare riparo in un seminterrato o in una stanza al centro dell’edificio. Le esplosioni potrebbero causare la rottura delle finestre e i vetri potrebbero ferire le persone vicine. Pertanto, dovresti stare lontano dalle finestre».

Da ultimo, la Finlandia, il paese più esposto visto che condivide con la Russia un confine lungo quasi 1.400 chilometri. Già dall’autunno 2023 gli otto valichi con l’ingombrante vicino sono chiusi per motivi di «sicurezza nazionale».

Nella pubblicazione curata dal ministero dell’Interno finlandese – Prepared people cope better («Le persone preparate affrontano meglio le situazioni»)si legge: «Quando accade qualcosa di eccezionale, le autorità e le altre parti responsabili si prendono cura della situazione. Tuttavia, le autorità non possono fare tutto da sole. Il modo in cui tutti si preparano e ciò che fanno è importante».

Ormai da alcuni anni papa Francesco parla di una «guerra mondiale a pezzi» che si sta trasformando in una vera guerra globale. A lungo è sembrata un’esagerazione del pontefice.

Paolo Moiola

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Paolo Moiola

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