I bulgari hanno una pessima opinione della propria classe politica, lamentando corruzione e inefficienza. Si aspettano di più dall’Unione europea, ma non dimenticano Mosca. Mentre l’istituzione più rispettata rimane la Chiesa ortodossa.
La Bulgaria è un paese che cattura l’immaginazione di chi la visita. Presenta, infatti, una combinazione unica di bellezze naturali, ricchezza storica e complessità contemporanea. Situata tra i Balcani e il Mar Nero, è una nazione con una storia millenaria, costellata da dominazioni e cambiamenti politici, ma anche caratterizzata da tradizioni culturali e religiose che si sono mantenute salde nel tempo.
Abbiamo attraverso questo paese affascinante, potendo così osservare da vicino le sfide che la Bulgaria deve affrontare nella sua ricerca di un equilibrio tra il passato e il futuro, tra la sua identità nazionale e la crescente influenza dell’Unione europea. La politica instabile, i contrasti sociali e i cambiamenti economici si scontrano con una popolazione che ha una forte connessione con le proprie radici e il proprio patrimonio culturale.
L’instabilità politica
La situazione politica è, senza dubbio, uno degli aspetti più problematici. Gli stessi cittadini esprimono sentimenti di delusione e frustrazione nei suoi confronti. Così, ogni volta che si chiede a un bulgaro un’opinione sul futuro del Paese, la risposta è invariabilmente piena di incertezze.
Le manifestazioni contro la corruzione, scoppiate nel 2020, hanno portato a mesi di proteste che hanno evidenziato la crescente insoddisfazione dei cittadini nei confronti della classe dirigente. Le accuse non risparmiano nessun grande partito e la percezione di una mancanza di giustizia ha alimentato nella popolazione un senso di alienazione dalla politica.
Allo stesso tempo, però, gli elettori continuano a votare e premiare politici che, a parole, essi stessi denunciano come inetti e marci. La politica bulgara è caratterizzata da una cronica instabilità: le elezioni anticipate sono ormai la norma (dal 2021 i cittadini sono stati chiamati sette volte alle urne) e i governi si susseguono senza che nessuno riesca a durare abbastanza per attuare riforme significative.
Questa instabilità si deve anche alla frammentazione del panorama politico in numerosi partiti. Tra questi, il conservatore Gerb (Cittadini per lo sviluppo europeo della Bulgaria) e il socialista Bsp (Partito socialista bulgaro), che si contendono il potere attraverso alleanze trasversali in una costante alternanza.
Le ultime elezioni, avvenute nell’ottobre 2024, hanno segnato l’ennesima vittoria del Gerb, il partito guidato dal corrotto e inossidabile Boyko Borisov, sempre al vertice della politica nazionale. Nonostante varie accuse e i continui battibecchi all’interno del suo stesso movimento ne abbiano più volte annunciato la fine politica, Borisov è riuscito sempre a rialzarsi, anche grazie all’appoggio di cui gode a Bruxelles e nel Partito popolare europeo.
La corruzione, che pervade ogni livello dell’amministrazione, impedisce alla Bulgaria di progredire, minando la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. Secondo diversi sondaggi, la maggioranza dei bulgari ritiene che la corruzione sia uno dei principali ostacoli per lo sviluppo del Paese e la classe politica viene vista come distante e interessata soprattutto a mantenere i propri privilegi.
La Ue e la Russia
La Bulgaria è entrata a far parte dell’Unione europea nel 2007, un traguardo che molti cittadini avevano salutato con entusiasmo, sperando che l’adesione avrebbe portato a una rapida modernizzazione e a un miglioramento del tenore di vita.
Il cordone ombelicale che ha tenuto legata la nazione con la Russia per più di quattro decenni, però, non è mai stato reciso: culturalmente, questo è innegabile, la Bulgaria ha il cuore a Est. Qui è nato l’alfabeto cirillico, la popolazione professa per la maggior parte la fede ortodossa e l’asse Putin-Kirill, il patriarca di Mosca e di tutte le Russie, continua a rappresentare un modello antagonista all’occidentalizzazione per una fetta sempre maggiore di popolazione.
Nei miei viaggi, ho avuto la possibilità di parlare con diverse persone a proposito dei cambiamenti che l’adesione all’Ue ha portato, e le opinioni sono spesso contrastanti. Nel parco cittadino di Razgrad, il Pantheon dell’immortalità, il complesso socialista che commemora gli eroi della lotta antifascista, è coperto da scritte anticomuniste e antirusse: «La Russia è nemica della Bulgaria», «Morte al comunista», «9 settembre 1944: noi non dimentichiamo». Però, a poca distanza, dalle finestre di alcune case, sventolano bandiere russe: più un simbolo della nostalgia per un passato nel quale i bisogni essenziali erano garantiti che del sostegno alla politica di Putin.
Bruxelles è spesso accusata di non essere riuscita a mantenere quella speranza di sviluppo e democrazia che caratterizzava il primo ardore popolare conseguente all’ingresso del Paese nell’Unione.
Da una parte, l’Ue ha destinato ingenti fondi alla nazione per favorirne lo sviluppo economico e infrastrutturale. In città come Plovdiv, Burgas o Varna, i segni di questa modernizzazione sono evidenti: nuove strade, edifici ristrutturati e servizi pubblici migliorati. Nel Sea Garden, il grande e bel parco pubblico di Varna, ci soffermiamo davanti alle lapidi che commemorano i cosmonauti russi. Si avvicina un uomo sulla sessantina che inizia a lamentarsi della perdita di memoria storica dei giovani bulgari. Afferma di essere un imprenditore, che ha beneficiato di finanziamenti europei per aprire una piccola impresa legata al turismo.
«Senza quei fondi, non ce l’avrei mai fatta», ci dice, riconoscendo l’importanza del sostegno europeo, «ma – aggiunge – non scorderemo mai l’aiuto tecnologico dato dall’Unione Sovietica alla Bulgaria».
È innegabile che la nazione abbia beneficiato di numerosi fondi europei per sostenere la modernizzazione delle infrastrutture e lo sviluppo economico. Tuttavia, il Paese si trova spesso sotto osservazione per la gestione inefficace e opaca di tali risorse.
Le istituzioni europee hanno più volte espresso preoccupazioni riguardo alla lentezza delle riforme giudiziarie e all’incapacità del governo bulgaro di contrastare efficacemente la corruzione e, a livello politico, i rapporti con Bruxelles sono stati spesso tesi.
La Bulgaria si è trovata in una posizione di vulnerabilità nei confronti delle decisioni europee su questioni cruciali, come la gestione delle migrazioni, la politica energetica e la sicurezza regionale.
Nonostante i bulgari tendano a incolpare l’Unione europea della loro arretratezza, è l’atteggiamento remissivo e accondiscendente dell’opinione pubblica verso la politica interna la causa per cui la Bulgaria continua a restare il paese più povero dell’Unione. Il reddito medio è tra i più bassi, e molti giovani scelgono di emigrare in cerca di migliori opportunità in paesi come la Germania, il Regno Unito o l’Italia. Molti, appena terminati gli studi universitari, hanno in programma di partire per l’estero con conseguenze profonde sul tessuto sociale e sull’economia del Paese.
Tra tradizione e modernità
Dal punto di vista sociale, la Bulgaria è un Paese in rapida evoluzione, che sta cercando un equilibrio tra modernità e tradizione. Dopo la fine del regime comunista nel 1989, la nazione ha vissuto una transizione economica e politica complessa, con profondi cambiamenti nelle strutture sociali. L’urbanizzazione e l’integrazione con l’economia occidentale hanno portato a una trasformazione della vita quotidiana, con un aumento del tenore di vita nelle principali città come Sofia, Plovdiv e Varna che si stanno modernizzando a un ritmo rapido, con infrastrutture all’avanguardia e una crescente presenza di investimenti esteri. Camminando per il centro di Sofia o di Plovdiv, tra negozi di marchi internazionali, e locali alla moda, si percepisce un’atmosfera dinamica, quasi in contrasto con il resto del Paese.
Nelle zone rurali, invece, la modernità sembra lontana. I villaggi soffrono a causa dello spopolamento e della mancanza dei servizi essenziali, evidenziando il forte divario tra città e campagna.
Questo spaccato della società riflette le difficoltà del Paese nell’affrontare le sfide della globalizzazione, ma anche una forte resilienza. I bulgari, nonostante le loro fatiche, continuano a trovare modi per mantenere vive le loro tradizioni nella diversità etnica e religiosa.
Il Paese ospita una significativa minoranza turca, nonché una comunità di rom, entrambe spesso marginalizzate a livello socioeconomico. Le relazioni tra le diverse comunità etniche sono generalmente pacifiche, ma non mancano tensioni legate alla discriminazione e all’accesso limitato a servizi pubblici essenziali.
La Chiesa ortodossa
La religione svolge un ruolo fondamentale nella cultura bulgara. La Chiesa ortodossa del Paese è una delle istituzioni più rispettate e ha mantenuto una forte influenza nella vita quotidiana e nelle festività nazionali. Anche se la società è sempre più secolarizzata, le tradizioni religiose rimangono un pilastro dell’identità bulgara.
In nessun luogo questo è più evidente che nei villaggi storici come Arbanasi, famoso per le sue chiese.
Non lontano da Veliko Tarnovo, Arbanasi è uno dei posti che più ci hanno colpito durante i nostri viaggi. Camminando per le sue strette strade lastricate, ci si sente trasportati indietro nel tempo. Le case sono costruite in pietra, con tetti a tegola rossa e cortili interni protetti da alte mura. Ma ciò che rende questo villaggio davvero speciale sono le sue chiese, autentici capolavori di arte sacra ortodossa.
Una delle più affascinanti è la Chiesa della Natività il cui esterno, così semplice e austero, nasconde un interno completamente ricoperto di affreschi vividi e intricati. Ogni parete è una storia, una scena biblica, un santo che sembra osservarti con uno sguardo senza tempo. Gli affreschi raccontano episodi del Nuovo e del Vecchio Testamento, con una maestria che lascia senza parole. La Crocifissione di Cristo, raffigurata con intensità e bellezza, indica chiaramente quanto la spiritualità bulgara sia intrecciata con la sua storia e la sua arte.
Un’altra tappa imperdibile è la Chiesa degli Arcangeli Michele e Gabriele, un capolavoro di arte sacra. Gli affreschi, che rappresentano angeli e scene celesti, attraverso i dettagli dei volti, dipinti con precisione e delicatezza, comunicano una profonda serenità.
Un popolo resiliente
La Bulgaria è un Paese che vive una tensione costante tra il passato e il presente, tra le sfide politiche ed economiche e il desiderio di preservare la propria identità culturale. La sua instabilità istituzionale e le difficoltà nel rapporto con l’Unione europea riflettono le complessità di un Paese in transizione. Tuttavia, la nazione continua a difendere il proprio ricco patrimonio culturale e religioso, che si manifesta non soltanto in luoghi come Arbanasi, ma anche negli innumerevoli splendidi monasteri, sparsi per tutto il territorio, nei quali s’intrecciano spiritualià e storia.
In questo quadro, le chiese bulgare non sono solo edifici di culto, ma veri e propri scrigni di arte e fede. Esse rappresentano la resilienza di un popolo che, nonostante le difficoltà, riesce a mantenere viva la propria identità.
Piergiorgio Pescali