Mondo. Senz’acqua
Sicilia e Amazzonia sono luoghi lontani e molto diversi, ma da tempo accomunati da una problematica identica: la siccità. Il fenomeno è esploso negli ultimi mesi del 2023 ed è proseguito per tutto il 2024. Con conseguenze drammatiche. Nell’isola i laghi sono prosciugati, gli invasi vuoti e nelle case non arriva l’acqua anche per svariati giorni. Intanto, dall’altra parte dell’Atlantico, sui fiumi amazzonici i battelli sono in secca e centinaia di delfini sono spiaggiati. La siccità interessa molti paesi in tutti i continenti, ma i casi della Sicilia e dell’Amazzonia sono significativi perché essa ha colpito luoghi dove di solito l’acqua non manca.
La siccità è definita come un prolungato periodo di bassa o nulla disponibilità di acqua qualitativamente accettabile. In World drought atlas («Atlante mondiale della siccità», Nazioni unite 2024), uno studio delle Nazioni Unite, le mappe geografiche mostrano un’estensione sempre più crescente del fenomeno.
«La siccità – si legge nell’introduzione di Economics of drought («Economia della siccità», Nazioni unite 2024)) – è uno dei problemi più urgenti per l’umanità, che colpisce oltre 1,8 miliardi di persone e non lascia intatto nessun continente. La siccità aumenta di numero e intensità ogni anno. Le comunità in tutto il mondo affrontano una carenza idrica perpetua […]».
I processi siccitosi sono causati da un insieme di cause: variabilità climatica naturale, riscaldamento globale di origine antropica (inquinamento, consumo di suolo, deforestazione) e gestione insostenibile delle risorse naturali (come l’eccessivo prelievo di acque superficiali e sotterranee). Si stima che affrontare la siccità costi molto meno dei danni a breve e lungo termine che essa causa. La principale azione per contrastarla consiste in una gestione sostenibile del territorio (riforestazione, agricoltura e pascoli conservativi, difesa delle falde acquifere) con il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati (agricoltori, proprietari terrieri, gruppi indigeni, aziende private, Stato e studiosi).
«Queste misure – ricorda il rapporto delle Nazioni Unite – migliorano la capacità del territorio di catturare e immagazzinare acqua e di ricostituire le falde acquifere, ripristinano le funzioni del suolo e aumentano la resilienza».
Né va dimenticato che tutte le questioni ambientali sono tra loro connesse. Ad esempio, di pari passo con la siccità, sta avanzando la desertificazione (intesa, questa, come la perdita di produttività agricola e biologica dei suoli). È stato calcolato che, attualmente, tra il 30 e il 40 per cento del suolo mondiale è degradato. Eppure, a dispetto della gravità della situazione, anche la Conferenza delle parti (Cop) ad essa dedicata – tenutasi dal 2 al 14 dicembre a Ryad, in Arabia Saudita – si è chiusa con un nulla di fatto. Un fallimento come tutte le Cop del 2024, dedicate al clima, alla biodiversità e alla plastica.
Paolo Moiola