Le serie Tv di buona qualità sono interessanti. Si prendono il tempo per dipanare le storie senza tagli. I personaggi sono approfonditi, le descrizioni accurate e le atmosfere complesse. Ne suggeriamo otto. Tra cui alcune di fantascienza per riflettere su dove andiamo.
Sapete che differenza c’è tra un film e una serie? Siete a casa, la sera, sul vostro divano, gli occhi già a mezz’asta, desiderosi di godervi un paio d’ore di relax. Vi hanno consigliato un film. Lo cercate sulle quattro piattaforme cui siete abbonati (ricordate quando la gente faceva i salti mortali per non pagare il canone Rai? Adesso si paga il triplo per le piattaforme private), lo trovate, ma dopo 10 minuti vi rendete conto che: 1. è lento e vi cala ancora di più la palpebra; 2. non vi interessa il tema; 3. è fatto male; 4. ha troppa violenza / è troppo volgare / troppo per adolescenti / troppo per boomer.
Quindi? Quindi vi armate di santa pazienza (nonostante siate stanchi per la giornata di lavoro e il vostro obiettivo fosse quello di rilassarvi, non di fare ricerche affannose) e cercate un altro film. Spesso non va meglio, e la ricerca riprende.
Le serie Tv, invece, hanno il grande vantaggio di dare sicurezza: quando ne iniziate una, sapete che per dieci, venti, cento serate, siete a posto.
Scherzi a parte, le serie hanno una caratteristica che le rende davvero interessanti: si prendono il tempo per dipanare le storie senza sincopi, senza tagli. I personaggi sono più approfonditi, le atmosfere più complesse e le descrizioni più accurate.
Certo, questo se sono di buona qualità, intelligenti, significative. Anche in questo caso la selezione è fondamentale.
Ve ne propongo alcune che giudico addirittura formative: come vedrete, certe serie sono distopiche, cioè di fantascienza: le suggerisco perché sono un bel modo per parlare di noi, mostrandoci dove potremmo andare a finire proseguendo con la nostra affannosa (e spesso ridicola) ricerca di «progresso».
Hijack
Comincio con una serie non distopica, anzi con un bellissimo racconto di soluzione nonviolenta dei conflitti.
Su un aereo, un mediatore si ritrova nel bel mezzo di un dirottamento. Farà di tutto per far arrivare l’aereo a destinazione salvando duecento persone. Anche sopportare di non essere capito e talvolta creduto dall’equipaggio e dagli altri passeggeri che non hanno chiaro il suo ruolo. Proprio come succede a tanti veri mediatori.
Sette episodi, una trama di quelle che spingerebbero i giovani a guardarle tutte in una notte intera, desiderosi di sapere come andrà a finire.
Chernobyl
In questa, di distopica c’è solo l’incredulità: davvero la sciagura è stata causata da una «prova di incidente»? Davvero hanno fatto di tutto per mettere a tacere la tragedia? Ancora adesso non si sa il numero esatto delle persone che sono morte sacrificandosi per andare a spegnere il reattore con mezzi inadeguati.
Cinque puntate – ve lo anticipo, pesantissime – che si concludono con un processo che è un capolavoro di sceneggiatura e di scrittura dei dialoghi.
Sugar
Un poliziesco scanzonato, ma che nel corso delle poche puntate si fa più serio, e pone anche un dilemma non banale: qual è il coinvolgimento giusto da avere nelle vicende altrui? Chi siamo veramente noi, e chi sono gli altri? Non posso dirvi di più perché non voglio anticipare un importante colpo di scena. Ma l’attore, Colin Farrell, è bravissimo e la trama è sottotraccia. Quella principale quasi non ha importanza: se volete cimentarvi nel capire in anticipo dove andrà a finire questo racconto, dovrete fare molta attenzione a certe frasi.
The signal
Bellissima serie con un finale ironico e provocatorio. Una stazione orbitante internazionale rileva un segnale proveniente dallo spazio. Inizia una battaglia tra scienziati: dirlo o non dirlo? Che conseguenze avrà la consapevolezza che una civiltà aliena sta cercando di comunicare con noi? Ovviamente, al trapelare della notizia, le reazioni sono fortemente contrastanti: dall’esercito che pensa subito a combattere alle comunità spontanee che preparano l’accoglienza. E il finale vi farà riflettere per giorni, promesso.
Humans
Entriamo nella distopia più classica. Ventiquattro episodi, tre stagioni (ma voi non dovrete aspettare, è già uscita tutta).
In un futuro prossimo la collaboratrice domestica sarà una cyber cameriera in «finta pelle e ossa». Gentile, educata, onnipresente, diventa cuoca e babysitter, segretaria e, all’occorrenza, amante.
Ma i robot cominciano a parlarsi. E a ribellarsi, pretendendo che i loro diritti vengano rispettati.
La rivolta è nell’aria, anche perché gli umani si dimostrano decisamente poco comprensivi.
Finale da piangere (se fate il tifo per loro, ovvio: se invece anche voi non vedete l’ora di avere un replicante che lavori per voi…).
Westworld
Serie quasi gemella di Humans. Qui i replicanti sono usati come attori di un parco giochi tematico, un Far West dove gli umani possono letteralmente fare di tutto con i «sintetici». E anche qui la ribellione è nell’aria.
Grande prova attoriale di Ed Harris e Anthony Hopkins. Grandissime scenografie. E interessanti riflessioni sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Però consiglio solo la prima stagione: nella seconda le cose si complicano inutilmente lasciando spazio allo spettacolo e togliendone alle riflessioni filosofiche.
Scissione
La più intellettuale, la più importante. Un’azienda propone ai suoi dipendenti di creare una scissione tra i ricordi che si hanno dentro e fuori l’azienda. Così i segreti non trapeleranno. Ma la cosa viene proposta come un benefit perché «non ci si porterà più il lavoro a casa».
Gli effetti sono dirompenti, e ci interpellano direttamente su cosa voglia dire agire nella società senza consapevolezza. Una sola stagione, nove puntate e, vi assicuro, bastano e avanzano.
Sweet tooth
Finiamo con una serie, almeno all’inizio, tenera. Racconta in due stagioni e 16 episodi (ma sta arrivando la terza) di un mondo in cui la popolazione umana è decimata da un virus. A causa del virus (ma non è sicuro) e delle devastazioni ambientali causate dagli umani, cominciano a nascere degli esseri ibridi, metà umani e metà animali.
A parte la bellezza delle bambine-orso e dei bimbi-cervo, ben presto questi esseri vengono perseguitati. Il resto lo lascio alle vostre prossime, lunghe serate.
Dario Cambiano