Oggi, 26 luglio 2024, si aprono le Olimpiadi di Parigi con una cerimonia che si preannuncia molto coreografica. Per la prima volta nella storia dei Giochi, gli atleti non sfileranno in uno stadio, ma navigheranno in barca lungo la Senna. Ad assistere, decine di autorità e migliaia di appassionati da tutto il mondo. Mentre chi non sarà a Parigi potrà comunque ammirare la bellezza e lo sfarzo de «la ville lumière» in mondovisione.
Quello che invece non verrà mostrato è il dietro le quinte, la vita reale delle migliaia di persone allontanate dalla capitale francese e dai suoi luoghi simbolo proprio in occasione dei Giochi. Da gennaio 2024, infatti, le operazioni di sfratto di edifici occupati, insediamenti informali e baraccopoli sono aumentate vertiginosamente. Azioni non nuove a Parigi, ma la cui frequenza e sistematicità si sono impennate con l’avvicinarsi delle Olimpiadi.
A tal proposito, l’Observatoire des expulsions de lieux de vie informels (un’organizzazione che monitora le espulsioni di persone che vivono in condizioni informali) tra il 2023 e il 2024 ha registrato 138 sfratti nella regione dell’Ile-de-France (che include Parigi e dintorni). Numeri in crescita rispetto ai 120 interventi l’anno documentati tra il 2021 e il 2023. A essere colpiti sono soprattutto i più fragili: migranti, senzatetto e rom. Nel solo 2023, oltre 6mila persone.
Queste operazioni, secondo Le revers de la médaille (un collettivo di circa cento organizzazioni francesi per i diritti umani), assumono i connotati di una vera e propria «pulizia sociale». La quale si manifesta attraverso minacce, espulsioni e invisibilizzazione sistematica di persone e gruppi categorizzati come non desiderabili nei luoghi in cui si terranno i Giochi e, più in generale, nella capitale francese.
Interventi di questo genere non sono una novità. Soprattutto in grandi città e in prossimità di importanti eventi internazionali. Ne è un esempio Pechino, la capitale cinese dove nel 2008, in occasione delle Olimpiadi, circa 12,5 milioni di persone furono costrette a lasciare la città.
Le autorità francesi, però, hanno sempre negato qualsiasi correlazione tra le politiche di sfratto e le Olimpiadi. Tuttavia, le tempistiche e le località d’intervento lasciano ben pochi dubbi: l’obiettivo era dipingere una Parigi da cartolina, pronta ad accogliere le centinaia di migliaia di appassionati francesi e stranieri che si sarebbero riversati nella città nei mesi successivi.
Non è casuale nemmeno la scelta dei ministeri dell’Interno e delle Abitazioni di pubblicare nel marzo del 2023 delle linee guida in materia. In vista di operazioni massicce di sfratto, sono state rilasciate indicazioni comuni per la gestione amministrativa e il ricollocamento di persone in centri di ricezione temporanea in altre regioni del Paese. Quando le persone vengono sfrattate si vedono infatti offrire un posto su un autobus diretto in un’altra città francese senza sapere quale.
Nell’ammettere l’esistenza di misure di sfratto, il sindaco di Parigi ha però detto che «l’emergenza abitativa è una responsabilità del governo nazionale, il quale si occupa di pianificare e organizzare le operazioni di evacuazione». E ha rifiutato qualsiasi connotazione violenta, sostenendo che «gli interventi si basano su un principio semplice: nessuno sfratto è possibile senza fornire una soluzione alternativa e le operazioni devono essere condotte nel rispetto di persone e proprietà».
In realtà, oltre a gettare le persone nell’incertezza, sfratti e ricollocazioni assumono connotati particolarmente violenti. Ne è un esempio la storia di Omar (nome di fantasia) raccontata da «France 24». Rifugiato sudanese di 27 anni, Omar era arrivato in Francia nel 2017. Dal 2018, aveva un permesso di residenza e lavorava con contratti brevi nel settore dell’edilizia. Ma, nonostante il suo status legale, viveva in una condizione di precarietà.
Soprattutto a livello abitativo: dopo essere stato ospitato da amici, si era trasferito in edifici occupati prima a Saint-Denis e poi a Vitry-sur-Seine. Quest’ultima struttura, il 17 aprile 2024, è stata sfrattata dalla polizia e i suoi abitanti, tra cui Omar, sono stati ricollocati. Nonostante avesse ancora tre mesi di contratto, Omar è stato caricato su un autobus diretto a Orléans (130 chilometri a sud di Parigi). Dopo aver vissuto per tre settimane in una struttura predisposta dal governo, gli è stato intimato di andarsene, senza vedersi offerta un’alternativa. Omar, quindi, si è trovato ancora una volta senza una casa, un lavoro e in una città sconosciuta.
In occasione dei Giochi olimpici, nel tentativo di nascondere i lati oscuri della capitale francese le azioni di sfratto e ricollocazione si sono intensificate. Spostare le persone dalla capitale francese ad altre città del Paese non risolve, però, il problema.
Buone Olimpiadi di Parigi 2024.
Aurora Guainazzi