Vietnam. Il Partito comunista perde il suo (potente) segretario
Il 19 luglio alle 13,38, ora locale, è morto ad Hanoi Nguyen Phu Trong, segretario generale del Partito comunista del Vietnam. Era ricoverato da tempo all’ospedale militare per una malattia non precisata, e il giorno prima, visto l’aggravarsi delle sue condizioni di salute, i suoi poteri erano stati passati ai interim al presidente della Repubblica, To Lam.
Nguyen Phu Trong aveva compiuto 80 anni ad aprile ed era segretario generale dal 2011, rieletto nel 2016 e poi, di maniera inusuale, per un terzo mandato nel 2021. è anche stato presidente della Repubblica dal 2018 al 2021.
Era l’uomo forte del Paese, sia per la carica che occupava, sia perché è stato il segretario generale che è durato più a lungo (dopo Le Duan, 1960-1986) e ha più inciso su vari aspetti della vita del Vietnam. È stato anche descritto come l’uomo politico vietnamita più influente del XXI secolo, o addirittura il maggiore dopo Ho Chi Minh, il padre della patria.
Tra i suoi successi più significativi la lotta contro la corruzione, interna al partito e al governo, fino dal 2013, portando il paese dal 113° posto del 2016 all’83° nella classifica della percezione della corruzione dell’Ong Transparency international.
Ha anche influenzato molto le aperture economiche del Vietnam moderno, grazie alla firma di svariati accordi di libero scambio con paesi e aggregazioni di Stati della regione e del mondo.
A livello diplomatico ha sviluppato i rapporti con la Cina e, soprattutto, ha guidato un’apertura verso gli Stati Uniti. Nel 2015 è stato il primo capo di partito vietnamita a fare una visita ufficiale negli Usa, accolto da Barak Obama alla Casa Bianca.
Il partito non ha ancora dichiarato il periodo di lutto nazionale, mentre si apre la corsa alla sua successione. Uno dei favoriti è proprio il presidente To Lam.
Marco Bello, da Hanoi