Italia. I taxi del mare non esistono

 

«Il fatto non sussiste». Così il Gup di Trapani mette fine a un processo durato sette anni che aveva portato al sequestro della nave Iuventa e all’accusa del personale di tre Ong.

Ci sono voluti più di sette anni per assolvere gli oltre venti membri delle Ong Jugend rettet, Save the children e Medici senza frontiere accusati di favoreggiamento dell’immigrazione illegale.
Il tribunale di Trapani è finalmente giunto a una conclusione e ha negato ogni accusa, sono stati prosciolti gli imputati ed è stato ordinato il dissequestro della nave Iuventa.
Quello definito da molti come il più grande processo nei confronti delle Ong che soccorrono i migranti in mare si è chiuso con la disposizione di non luogo a procedere. Un lieto fine che, però, lascia danni irreparabili alla nave Iuventa che è stata lasciata arrugginire durante il periodo di sequestro e non potrà più salvare vite in futuro, come non ha potuto farlo per questi lunghi sette anni di processo. Un lieto fine che porta con sé anche grossi danni economici, per le Ong prima di tutto, con la perdita dell’imbarcazione e le altre spese collegate, ma anche per lo Stato, a cui il processo è costato all’incirca 3 milioni di euro.

La nave Iuventa, rovinata da salsedine e ruggine dopo anni di sequestro. Foto di Iuventa Crew.

La storia era iniziata a settembre 2016 quando tre agenti di un’agenzia privata che operavano come personale di sicurezza per la nave Vos Hestia noleggiata da Save the Children, avevano avanzato sospetti di irregolarità nelle condotte di queste Ong. Gli agenti avevano deciso prima di informare i servizi segreti, poi alcuni esponenti politici come Matteo Salvini (Lega) e Alessandro Di Battista (Movimento 5 stelle), e infine di sporgere denuncia alla polizia. Le accuse riguardavano presunti rapporti ambigui con i trafficanti con i quali le Ong si sarebbero accordate per organizzare trasferimenti di migranti.
Erano iniziate così le indagini, che sono continuate fino al 2021 e, per la prima volta, hanno portato all’udienza preliminare, iniziata a maggio 2022 e conclusa nel febbraio di quest’anno con il proscioglimento di ogni accusa.
Sull’onda delle polemiche legate a questo caso, Luigi Di Maio il 21 aprile 2017 in un post su Facebook aveva definito le Ong come «taxi del Mediterraneo», formula che da allora è diventata sempre più comune nella propaganda dei partiti di destra, in particolare la Lega, che in questi anni hanno più volte cercato di criminalizzare il ruolo e l’operato delle Ong impegnate ogni giorno a solcare il mare per salvare più vite possibile.
Sono 3.129 i migranti morti nel Mediterraneo nel 2023 secondo il progetto Missing migrants dell’Organizzazione Internazionale per le migrazioni (Oim): bambini, donne e uomini che forse, almeno in parte, si sarebbero potute salvare se i nostri governi avessero favorito l’operato delle Ong.
Invece la nostra politica ha scelto ancora una volta di ostacolare le loro azioni. Basti pensare al nuovo sistema di assegnazione dei porti nei quali le navi umanitarie sono autorizzate a sbarcare. Esso le obbliga a percorrere migliaia di chilometri in più perdendo tempo e soldi.
La nave Iuventa poteva essere un piccolo ma fondamentale aiuto nel salvataggio di persone in difficoltà in questi anni. È stata invece un’altra occasione mancata di umanità.

Mattia Gisola