Con circa tre milioni di persone, i musulmani d’Italia costituiscono la seconda comunità religiosa dopo quella cattolica. Anche loro – al pari di tutti i fedeli islamici del mondo – hanno rispettato il mese del Ramadàn, che quest’anno è caduto tra il 10 marzo e il 9 aprile. Durante questo mese, dall’alba al tramonto, è fatto obbligo ai musulmani di astenersi da cibi, bevande e rapporti sessuali. Il primo giorno dopo il Ramadàn si tiene l’«Eid al-fitr» (ci sono diverse traslitterazioni dall’arabo), la festa di rottura del digiuno, quest’anno celebrata dal 10 aprile e per tre giorni.
In Italia, le polemiche attorno alla ricorrenza islamica sono state copiose e hanno coinvolto politici e mezzi di comunicazione, evidenziando ancora una volta le difficoltà del Paese ad accettare la convivenza con culture diverse. I casi più eclatanti sono scoppiati a Pioltello (Milano), Renate (Monza) e Monfalcone (Gorizia).
A Pioltello, involontario protagonista della polemica è stato l’Istituto comprensivo statale Iqbal Masih, un istituto che, sul proprio sito, si presenta con queste parole: «La scuola si propone di garantire il successo formativo a tutte le alunne e gli alunni secondo il principio guida di Don Milani “Non uno di meno!”. Coordinate valoriali chiave per la realizzazione di tale ideale sono: l’equità dei percorsi e degli esiti, l’inclusività dei modelli, la flessibilità delle pratiche, la partecipazione attiva della comunità scolastica». A marzo, una delibera del consiglio d’istituto ha deciso di chiudere la scuola nella giornata del 10 aprile 2024, in coincidenza con la festa di fine Ramadàn, prevedendo un «altissimo tasso di assenza» tra i molti alunni di fede islamica (circa il 40 per cento del totale). Insomma, una misura di buon senso assunta in conformità alle proprie prerogative in materia di calendario scolastico. Invece, la polemica è subito divampata con titoli infuocati da parte di alcune trasmissioni televisive (Fuori dal coro su Rete 4, ad esempio) e di alcuni quotidiani (la Verità e Libero, in primis). «È una pessima iniziativa. Non dobbiamo indietreggiare sui nostri valori, sui valori dell’Occidente» ha sentenziato la ministra Daniela Santanchè. Mentre il presidente Mattarella e la Curia di Milano hanno espresso solidarietà alla scuola.
Non troppo lontano da Pioltello, a Renate, don Claudio Borghi ha concesso la disponibilità del cortile dell’oratorio per una cena (gratuita e aperta a tutti) di Ramadàn, anche qui generando una sequela di polemiche. Più a Nord, a Monfalcone, la sindaca leghista Anna Maria Cisint ha scelto, invece, lo scontro con la folta comunità islamica della città alla quale – a fine 2023 – aveva imposto la chiusura dei due centri che fungevano da moschea. Anche in questo caso sono stati due esponenti della locale Chiesa cattolica – don Flavio Zanettie don Paolo Zuttion – a intervenire per difendere la libertà di culto. Mentre, in occasione del Ramadàn, monsignor Carlo Roberto Maria Redaelli, arcivescovo di Gorizia, ha inviato un messaggio di auguri alle comunità islamiche cittadine.
Nel frattempo, da poche settimane è in vendita un libro-intervista della prima cittadina di Monfalcone con la prefazione del ministro Matteo Salvini. Il titolo è molto esplicativo: «Ora basta. Immigrazione, islamizzazione, sottomissione».
Paolo Moiola