Eccoti sul tuo trono, antico Re di Ninive. Siedi avvolto nel profumo mediorientale del tuo manto.
La citta su cui regni è come la tua vita. Tumultuosa, disarticolata. Traboccante di commerci e lingue, gesti umani e grugniti di bestie, piazze vivaci e vicoli ripugnanti, odori e polvere.
Ci vogliono tre giorni di cammino per attraversarla. Quando ci provi, ti stupisce.
A volte t’imbatti in misteriosi bastioni fortificati, e li aggiri. Non sai cosa celino, e si aprono solo pronunciando parole d’ordine che hai scordato.
Eccoti qui, sul tuo trono. Sei inquieto, ma non troppo. Amministri l’ordinario, pensi di avere tutto sotto controllo, o quasi.
Non ti accorgi, però, che il suolo trema e le nubi si addensano, non vedi che gli abitanti del tuo regno, uno dopo l’altro, si vestono di sacco e iniziano un digiuno.
Non ne prendi coscienza finché dentro te la fame non morde con insistenza. E allora la percepisci: c’è una voce che risuona per le strade. Chiede la tua presenza, e domanda di riportare alla memoria le parole d’ordine accantonate e lasciare da parte il resto.
Qualcosa di profondo sta avvenendo.
È la fine? O un’occasione?
Decidi che è un inizio, uno dei molti che già hai vissuto e che vivrai.
Qualcuno, un giorno, ricordando quanto accade in questo momento, scriverà a tuo riguardo: «Egli si alzò dal trono, si tolse il manto, si coprì di sacco e si mise a sedere sulla cenere» (Giona 3,1-10).
L’ordine che esce dalla tua bocca segue quanto già sta avvenendo: tutto ciò che vive e si muove nel tuo regno, uomini e bestie, si fermi, trattenga la voracità che l’acceca e lasci cadere la violenza che è nelle sue mani. Si liberi dalle false immagini che si è fatto di sé e del suo dio e invochi il Signore perché riporti tra le case la vita.
Chissà che il tuo ardente sdegno per te stesso, o Re, non si plachi, e che tutto quanto doveva morire ed essere lasciato andare non si trasformi in cenere su cui riposare.
Dall’alto di una croce, e dalla luce di un sepolcro, una Parola ti riaprirà.
Buon cammino verso la Pasqua, svincolati dai troni che ci bloccano e dai manti che ci coprono,
da amico
Luca Lorusso
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