È al potere dal 1994 e pochi giorni fa ha annunciato che l’anno prossimo si presenterà per ottenere il settimo mandato consecutivo. Insomma, ad Alexander Lukashenko non bastano 30 anni di potere assoluto: ne vuole altri cinque. È il dittatore più longevo d’Europa, precedendo l’alleato e sodale Vladimir Putin, fermo a quota 24.
Dal febbraio 2022 la Bielorussia – paese con 9,5 milioni di abitanti – ospita sul proprio territorio truppe russe impegnate nella guerra d’aggressione contro l’Ucraina. Si parla – inoltre – anche di una sua collaborazione nella deportazione illegale di bambini dalle città ucraine occupate dalla Russia.
Nel frattempo, domenica 25 febbraio si è tenuta una tornata di «elezioni» per i 110 seggi della camera bassa e per i consigli locali. Non c’erano candidati dell’opposizione né sono stati ammessi osservatori dell’Osce (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa). Dal suo esilio lituano, Sviatlana Tsikhanouskay (moglie di Sergei, politico e attivista bielorusso condannato a 18 anni di carcere), leader dell’opposizione, aveva chiamato al boicottaggio, memore di quanto avvenuto nell’agosto 2020.
In quell’occasione c’erano state grandi (e inusuali per il Paese) manifestazioni di protesta dopo che i dati ufficiali avevano attribuito la vittoria a Lukashenko con l’80 per cento dei voti. Le opposizioni avevano accusato il governo di aver scippato la vittoria a Svetlana Tikhanovskaja, poi costretta a rifugiarsi nella vicina Lituania.
In questi ultimi anni Lukashenko ha messo di nuovo mano alla Costituzione e varato nuove leggi per consolidare il proprio potere, garantirsi l’immunità da eventuali accuse e limitare la possibilità di candidarsi per gli oppositori. Intanto, è continuata la repressione interna. In carcere è finito anche Ales Bialiatski, premio Nobel per la pace 2022 (assieme all’organizzazione russa Memorial e all’ucraina Ccl), fondatore e presidente del «Centro per i diritti umani Viasna», organizzazione di Minsk che, dal 1996, fornisce aiuto e assistenza ai prigionieri politici e alle loro famiglie.
Con la sua unica avversaria politica in esilio, gli oppositori interni in carcere (sono 1.413 persone, secondo Viasna) e il grande sponsor saldamente al potere a Mosca, Alexander Lukashenko può dormire sonni tranquilli.
Paolo Moiola