A Charkiv per essere vicini


Carissimi amici,
all’inizio del nuovo anno abbiamo fatto il primo viaggio del 2024, il decimo da quando è scoppiata la guerra in Ucraina. Il tempo trascorre velocemente e purtroppo possiamo dire che la situazione non migliora, anzi per alcuni aspetti è decisamente peggiorata. Negli ultimi mesi il conflitto in Palestina ha spostato l’interesse dei media su quel luogo con le relative conseguenze. Si constata anche una comprensibile stanchezza nelle persone nel sostenere per un così lungo tempo una crisi di cui ancora non se ne vede l’uscita. Anche la relazione tra Ucraina e Polonia ha visto ultimamente momenti difficili quando, ad esempio, alcune categorie hanno protestato per motivi collaterali alla guerra, come hanno fatto i trasportatori polacchi che hanno bloccato per settimane le frontiere per protestare per i mancati guadagni che sono andati a vantaggio dei loro colleghi ucraini che beneficiano di sgravi derivanti dal conflitto in atto.

Purtroppo, il conflitto continua senza sconti. Lungo gli oltre 1.000 km del fronte, stime non ufficiali raccolte sul posto, parlano di circa 200- 300 morti al giorno tra i soldati ucraini. Da parte russa il numero va almeno raddoppiato. Occorre anche ricordare che siamo in pieno inverno con tutti i disagi che questo comporta.

11-12 gennaio 2024: Warszawa –Kiev-Charkiv

Il viaggio per arrivare a Charkiv ci impegna due giorni, il tempo necessario  per coprire i 1300 km dopo esserci fermati per riposare a Kiev.

La prima cosa che facciamo appena arrivati è quella di cercare un autolavaggio per pulire la macchina piena di neve e di sale a causa delle condizioni stradali che ci hanno accompagnato per tutto il viaggio. L’auto era talmente sporca che non si poteva nemmeno leggere la targa. La temperatura è di 17 gradi sottozero con un vento che rende ancora più fredda la temperatura percepita.

Troviamo Don Wojciech, il direttore della Caritas locale, chiuso nella sua camera a motivo di un brutto raffreddore che lo ha colpito e che non gli permette di uscire.

La notte trascorre abbastanza tranquilla. Solo qualche sirena e il volo di alcuni droni (usati sempre più spesso nel conflitto) sopra la città, tuttavia senza conseguenze.

La mattina incontriamo un gruppo di bambini presso il centro Caritas dove aloggiamo, a fianco della cattedrale della città. Abbiamo con noi degli zaini scolastici pieni di pennarelli e quaderni preparati dai bambini della scuola elementare di Valmorea (Como). I bambini ucraini aprono con gioia e sorpresa i loro doni, trovando anche delle letterine scritte dall’Italia: coraggio, vi siamo vicino, presto passerà … sono le frasi più ricorrenti che traduciamo. I bambini ucraini si mettono subito al lavoro per rispondere ai loro coetanei e registriamo anche un video per mandare saluti e ringraziamenti.

I bambini ucraini aprono con gioia e sorpresa i loro doni trovando anche delle letterine scritte dai bambini della scuola elementare di Valmorea

Con l’aiuto di un volontario siamo accompagnati per la città e nei dintorni per vedere gli ultimi luoghi colpiti. Tra questi ci sono hotel, case e scuole colpiti due giorni prima del nostro arrivo, obbiettivi tutt’altro che militari… (foto 5,6,7 nello slideshow)

La città di Charkiv, ricordiamo che la seconda per grandezza del paese a poche decine di chilometri dal confine ad est con la Russia, si sta lentamente ripopolando. Dopo essersi svuotata con lo scoppio della guerra, progressivamente le persone stanno ritornando. In questo tempo si stanno aggiungendo molti che vengono volontariamente o forzatamente portati in città dai villaggi della regione vicini al fronte, per motivi di sicurezza o semplicemente per la mancanza di condizione minime per la sopravvivenza durante l’inverno. (Foto 8,9,10 nello slideshow)

13 gennaio 2024: Charkiv-Hrakove-Charkiv

Nel pomeriggio siamo raggiunti da sr. Camilla, una suora polacca delle Piccole Missionarie della Carità fondate da don Orione. Sr. Camilla insieme alla sua comunità è molto impegnata in diversi progetti. Ci accompagna a vederne uno di questi a Hrakove un piccolo villaggio tra Charchiw e Izum.

Il villaggio di Hrakove, prima occupato e poi liberato, si presenta mostrando tutte le sue ferite. Le case sono quasi tutte semidistrutte così come l’asilo e le costruzioni attorno. Neanche la chiesa ortodossa è stata risparmiata dagli attacchi. Dappertutto ci sono cartelli e nastri che avvertono di tenere la distanza a motivo della presenza di mine nel terreno.  (Foto 11,12,13,14,15,16 nello slideshow)

La strada completamente ghiacciata finisce di fronte alla casa dove lavorano Nina e suo marito Alesandro. Nina è una giovane donna di Charkiw che ha sposato Alessandro nativo di questo villaggio. Sono tra le 200 persone rimaste ancora qui oggi. Prima della guerra se ne contavano 800. Nina avendo lavorato in una fabbrica di cucito ha imparato bene il lavoro. Ora con il nostro aiuto ha ricevuto delle macchine da cucire dalla Polonia con delle stoffe e del materiale per lavorare. La sua idea è quella di provare a iniziare una sua produzione per poter immaginare e costruire un futuro, non solo per se stessa, ma anche per alcune donne del villaggio a cui insegna il mestiere di sarte. Per il momento la produzione è inziale e viene fatta solo su ordinazione. Lo stesso vescovo locale, Pavlo Honcharuk, ha fatto degli ordini, così anche sr. Camilla che, disponendo di alcune offerte, fa preparare abiti da distribuire poi in altri villaggi a coloro che non si possono permettere gli acquisti. (Foto 17,18,19 nello slideshow)

L’iniziativa è davvero interessante e unica in una situazione così ancora fragile e ancora aperta a ogni possibile scenario. Dopo una lunga chiacchierata fatta a fianco della stufa e bevendo un buon tè caldo, facciamo ritorno in città.

Nina nel suo laboratorio di cucito con alcune donne del villaggio a cui insegna il cucire a macchina.

14 gennaio 2024: Charkiv

La domenica mattina salutiamo il vescovo Pavlo (Paolo) e i sacerdoti che ci hanno accolto per dirigerci verso la comunità di sr. Camilla. Lì lasciamo gli aiuti che abbiamo portato. Tra questi un generatore di corrente, materiale scolastico raccolto in Italia da Eskenosen (associazione di famiglia di Como) e abiti invernali. Presso la casa delle suore vivono delle giovani madri con i loro figli. Le incontriamo distribuendo a loro dei pacchi regalo preparati dai bambini del catechismo di Civiglio e Brunate (Como). Anche loro contraccambiano i doni ricevuti con dei tradizionali biscotti alla cannella che hanno preparato e che porteremo in Italia.

Celebriamo insieme la Messa domenicale e, dopo un veloce pasto, ritorniamo a Kiev.

15 gennaio 2024: Kiev-Varsavia

Di buon mattino ci rimettiamo in viaggio verso Varsavia. Strada facendo troviamo improvvisamente in un corteo funebre. Una lunga fila di auto accompagna la salma di un soldato, avvolta dalle bandiere. Durante il lungo il tragitto notiamo che tutti mezzi che viaggiano dalla parte opposta si fermano in segno di rispetto. Gli autisti scendono dalle macchine, si tolgono il cappello e spesso si inginocchiano nella neve e nel fango per rendere onore a coloro che hanno dato la loro vita per garantire la libertà al paese. Durante il tragitto quando attraversiamo un paese, anche i bambini delle scuole e dell’asilo escono per salutare la salma. I funerali celebrati sono tanti. Foto 20 video 5-6

In serata in mezzo a una bufera di neve che da tempo non si vedeva facciamo rientro a Varsavia.

Luca Bovio
(missionario della Consolata in Polonia)

Questo slideshow richiede JavaScript.