C’è un’altra guerra, ma è lontana dai media mondiali. È in Africa e, in questo momento, è la più cruenta e con gli effetti più devastanti per il numero degli sfollati e la condizione dell’infanzia.
Scoppiata il 15 aprile scorso vede opporsi l’esercito regolare del Sudan, comandato dal generale Abdel Fattah Al Burhane, e la fazione ribelle, le Forze di supporto rapido (Fsr) comandate dal suo ex vice, Mohamed Hmadane Daglo (detto Hemedti).
Le Fsr controllano attualmente i tre quarti della capitale, mentre il generale Al Burhane è stato costretto a trasferire il suo quartier generale a Port Sudan, a est, sul Mar Rosso.
Secondo l’Organizzazione mondiale per le migrazioni (Oim), il conflitto in corso ha causato il più alto numero di sfollati interni al mondo tra la popolazione civile. Sarebbero 7,1 milioni di persone, di cui 3 milioni solo dalla capitale Khartum. La direttrice generale dell’Oim, Amy Pope, ha dichiarato: «La situazione umanitaria in Sudan è catastrofica, senza uscita in vista, e sono i civili che ne pagano il prezzo».
Si contano anche 1,2 milioni di sudanesi che sono scappati oltre confine nei paesi vicini, in particolare nel già povero Ciad.
Un altro campanello d’allarme è quello dell’incaricata speciale dell’Onu per il traffico delle persone, Siobhan Mullaly, che il 16 ottobre scorso, a Ginevra, ha denunciato che bambini sudanesi sono sequestrati e poi reclutati forzatamente dai diversi gruppi armati in conflitto.
Il Paese è diviso in due: le forze armate sudanesi controllano il nord, l’est e il sud, mentre i ribelli sono all’ovest in particolare nelle provincie Darfur, dove si sono concentrati i principali combattimenti al di fuori della capitale.
Nelle ultime settimane si sono aperti nuovi fronti, nelle province del Sud Kordofan e Nord Kordofan, anche in aree dove sono già presenti numerosi sfollati. Le Fsr hanno recentemente conquistato la strategica stazione di pompaggio di greggio nella regione di al-Aylafun, ad alcune decine di chilometri da Khartoum.
Il rischio, rivelano alcuni analisti, è che il paese permanga diviso per molto tempo e che nascano due governi contrapposti, in una situazione tipo quella libica. In alternativa, le Fir potrebbero conquistare l’intera capitale e puntare così a controllare il Paese. Rimarrebbero, comunque, delle sacche di resistenza della compagine governativa.
Marco Bello