Il tuo sguardo io cerco
È arrivato di corsa, affannato. Aveva una domanda che lo agitava: come faccio a non morire? Negli occhi la determinazione di ottenere una risposta e la convinzione di avere a suo vantaggio una vita ineccepibile, fin dalla giovinezza (cfr Mc 10,17-31).
Hai fissato lo sguardo su di lui. Ne hai contemplato la verità. E lo hai amato, cogliendone la miseria. «Una cosa sola ti manca», gli hai detto per indicargli la salvezza annidata proprio lì, nella grazia di avere una falla.
E gli hai offerto una via di uscita da sé: te.
Non mi ha stupito che, al tuo invito di lasciare tutto, il tale sia tornato sui suoi passi. Mi ha stupito, però, l’immagine del cammello che non passa nella cruna di un ago, e il tuo sguardo, questa volta fisso su di me: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio».
«Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito», ho detto allora per eludere quei tuoi occhi che mi mettevano a nudo.
«In verità io vi dico – hai aggiunto -: voi fate bene molte cose, mi seguite, avete lasciato tutto. Siete primi. Siete ricchi di opere giuste e sante.
Ora, però, i primi saranno ultimi e i ricchi saranno rimandati a mani vuote.
Sì, i primi saranno ultimi perché possano essere ristabiliti primi dal Padre, e i ricchi saranno rimandati a mani vuote perché abbiano la gioia di ritrovare la fame, e con essa i beni di cui essere ricolmati.
La vita eterna, infatti, non è un premio o una conquista, ma una realtà
donata dal Padre».
Mi guardavi ancora. «Nessuno è buono, se non Dio solo». E mi sono detto: il centuplo sei tu, la vita eterna è la tua vita in me e la mia in te. Lasciare tutto, allora, non è più lasciare qualcosa di mio per ricevere altro, ma lasciare che ogni cosa mia rimanga ciò che è: un tuo dono per me.
Buon cammino di Quaresima, a mani vuote, da amico
Luca Lorusso