Le vita ci mette spesso di fronte prove che ci sembra di non sapere superare. Eppure gli eroi di questi film ci provano. E alcuni ci riescono pure. Forse anche grazie a una buona carica spirituale.
Amore e morte
Tutti coloro che amano il cinema lo sospettavano, ma i dati ufficiali sono stati peggiori delle attese. I rilevamenti ufficiali dell’Anica, Associazione nazionale industrie cinematografiche, resi noti a fine dicembre, ci dicono che in Italia nel 2021 i cinema hanno registrato un incasso complessivo di 170 milioni di euro. Il 73% in meno rispetto alla media del triennio 2017-2019. I biglietti staccati al botteghino sono stati 30 milioni, prima della pandemia si oscillava tra gli 80 e i 100 milioni.
Però, anche se è stato un anno terribile per il grande schermo, il più importante festival del cinema indipendente italiano, il Torino film festival, ha battuto un colpo, ed è tornato, a novembre, a respirare in grande.
Il premio come miglior film è andato a «Between two dawns», tra due albe, del regista turco Selman Ancar, che a soli 32 anni, al suo esordio, lascia pubblico e giuria a bocca aperta. Tutto nasce da un incidente mortale all’interno della fabbrica di famiglia di Kadir, il protagonista. Kadir si fa carico di tutto ciò che comporta un dramma di quelle dimensioni, ma non è sempre così facile fare i conti con se stessi in situazioni simili. In una recente intervista rilasciata ad Antonio Maiorino per il sito
taxidrivers.it, è lo stesso Selman Ancar a spiegare: «Ho sempre trovato molto cinematografica la nostra incapacità di raggiungere una conclusione riguardo problemi di questo tipo, così come l’opportunità di poterli osservare da diversi punti di vista. In più, volevo ritrarre il momento in cui un personaggio attraversa un conflitto morale, intrappolato tra la coscienza, la famiglia e i propri sogni».
Un altro regista che ha fatto del realismo e della scelta morale un tratto distintivo della sua cinematografia è Uberto Pasolini, romano trapiantato a Londra, che è stato nelle sale a fine anno con «Nowhere special», bellissimo e struggente. È la storia di un padre un po’ scalcagnato e solo, che ha ancora pochi mesi da vivere a causa di un tumore, e un bimbo di 4 anni al quale decide di trovare una famiglia solida e ricca a cui affidarlo dopo la sua morte. Inutile dire che il bambino, Daniel Lemont, è una vera sorpresa. Amore e morte in «Nowhere special» si tengono per mano. Però Uberto Pasolini (Uberto, non Umberto, e non è parente del grande Pier Paolo) ha una cifra stilistica che strappa applausi ed è capace di vette altissime di tenerezza. Per averne conferma prima di guardare «Nowhere special» (lo trovate per fortuna su Netflix, visto che è sparito dalle sale troppo presto per essere apprezzato come meriterebbe), concedetevi anche «Still life» (lo trovate a noleggio su Google Play e su
iTunes), che il regista romano ha girato nel 2013. È la storia di un impiegato pubblico londinese il cui compito è, ogni volta che muore una persona sola, di trovare qualche amico, parente, conoscente da avvisare e portare al funerale. Nessuno deve fare l’ultimo viaggio da solo.
Il picchiatore con le mani ferite
A queste storie di forte realismo e grandissima umanità possiamo aggiungere un esperimento interessante in corso su Sky. Il 28 gennaio è andata in onda la prima puntata della prima stagione di «Christian». Nella periferia romana un uomo, Christian, lavora per un boss della mala e come tale si comporta. È un picchiatore, uno tosto, fino a quando le mani iniziano a essere doloranti, a tal punto da sanguinare. Ha le stigmate. E la storia prende un’altra piega. La serie è tutta inserita nel genere crime, ma la scelta fatta da Sky e da Lucky Red (che produce) è avvincente. Diretta da Stefano Lodovichi e con un bravo Edoardo Pesce nella parte del picchiatore che deve fare i conti con qualcosa per lui del tutto incomprensibile, «Christian» inaugura un filone definito «dramady supernatural», che ha le carte in regola per fare strada. Il rischio di cadere nel ridicolo è dietro l’angolo, la possibilità di fare a pugni con la sensibilità religiosa, con l’idea di sacro è concreta, ma nelle prime due puntate il rischio pare scampato. Vedremo nel prosieguo della serie.
Spiritualità on demand
Rimanendo nel mondo delle piattaforme che, almeno in questa fase pandemica e post pandemica, hanno soppiantato il ruolo delle sale cinematografiche, vale la pena segnalare che Netflix ha arricchito il suo carnet di titoli a carattere religioso. Digitando le menù di ri-cerca la parola «spiritualità», l’elenco delle proposte è interessante: film, serie tv e documentari che nella home della multinazionale trovano poco spazio, ma che meritano attenzione.
Tra questi: «Blue Miracle. A pesca per un sogno», di Julio Quintana, uscito nel 2021. Tratto da una storia realmente accaduta, Blue Miracle ricostruisce in chiave di dramma a sfondo sportivo la vicenda di Casa Hogar, l’orfanotrofio messicano di Cabo San Lucas che, nel 2014, fece scalpore per la sua incredibile vittoria al Torneo annuale di Bisbee Black & Blue, la competizione di pesca sportiva più importante del paese. La sopravvivenza dell’orfanotrofio dipendeva da quella gara di pesca: vincere o morire.
Infine vale la pena segnalare la nuova avventura sul piccolo schermo di Davide Demichelis, ideatore e conduttore di «Radici, l’altra faccia dell’immigrazione», che, dopo sei stagioni, va ancora in onda in replica su Rai3, la domenica alle ore 13.
Visto che le nuove stagioni, per ora, rimangono nel cassetto delle ipotesi, il gruppo di lavoro di Demichelis trasloca su Green explorer, nuova trasmissione che andrà in onda sul Canale 176 di Sky. Lo stesso autore sui canali social presenta così la stagione che va a iniziare: «Abbiamo fatto un bel viaggio, fra le isole del mar Tirreno, per esplorarne l’ambiente e raccontare storie di na-tura, persone e animali.
Abbiamo esplorato con i volontari di Delphis i delfini di Ischia, e poi il vero oro di Capri (l’olio), le borracce di Procida, le miniere dell’Elba, il miele di Ponza, il carcere della Gorgona che ne protegge la natura, le berte di Ventotene e ancora molte altre storie di persone, animali e ambienti. Filo rosso delle nostre esplorazioni: una barca a vela. Il mezzo di trasporto più ecologico per raggiungere questi luoghi».
Sante Altizio