Noi e Voi
Dialogo lettori e missionari |
In ricordo di mia sorella missionaria
Carissimi missionari della Consolata,
sono la sorella di suor Corrada (al secolo Elvira), nata a Sogliano al Rubicone (FC) il 18/06/1916, e deceduta a Venaria Reale il 28/04/1952 (nella foto).
Era entrata nell’Istituto delle suore missionarie della Consolata di Torino il 14/12/1936 con tutto il suo entusiasmo di giovane ragazza, rispondendo generosamente alla chiamata per uscire dalla propria casa e famiglia per essere missionaria delle genti e far conoscere il Vangelo nel mondo.
Purtroppo, non ha potuto realizzare il suo ideale perché una grave malattia, anche se diagnosticata e con tentavi di cure, non ebbe esito positivo.
A Venaria Reale, assistita amorevolmente dalle sue consorelle, a soli 35 anni volò in cielo lasciando in un dolore incolmabile la nostra famiglia.
Ora io ho 90 anni e siccome non riesco più a leggere la vostra bella rivista, ho deciso di disdettare l’abbonamento piuttosto che continuare a riceverla e nessuno la leggerà.
Un caro ricordo unitamente alle mie umili preghiere.
Con affetto,
Angiolina Canducci
Riccione, 15/07/2020
Carissima signora Angiolina,
la ringraziamo di cuore per aver camminato con noi tutti questi anni e per aver mantenuto viva la passione missionaria di sua sorella, suor Corrada. Che la nostra amata Madre, la Consolata, la benedica e l’accompagni nel cammino verso il Paradiso, da dove sua sorella sta facendo il tifo per lei.
Ricordando un amico
Cari missionari,
vi comunico che è deceduto Assuero Rossetti, di Follonica, dove vivo anch’io. Assuero è stato a lungo un forte sostenitore delle missioni in Tanzania, zona Iringa, dove tra l’altro ha seguito con aiuti di varia natura, il locale villaggio «Città di Follonica» in cui ha operato padre Pancotti (nella foto qui accanto).
Assuero si dava da fare in ogni modo, finché la salute gliel’ha consentito coinvolgendo più persone che poteva in questa opera di aiuto e sostegno al Villaggio in Tanzania. Vi chiedo una preghiera per lui.
Bruno Cellini
Follonica, 09/08/2020
Grazie dell’informazione. Il notro fratello Assuero avrà certo trovato una buona accoglienza in cielo, visto che il suo amico, padre Pancotti Mario Luigi, lo ha preceduto l’11 novembre 2019. Sono sicuro che ora fanno festa insieme. Ringraziamo il Signore per il dono di persone generose come lui.
Un missionario dal cuore grande
Il Signore mi ha dato il grande dono di aver conosciuto padre Giovanni Giorda più di 35 anni fa in uno dei miei primi viaggi in Tanzania. In questi lunghi anni, tra un viaggio e l’altro (50 complessivi), ho avuto il piacere di passare anche diversi giorni con lui.
Abbiamo dialogato, pregato, scambiato opinioni e consigli sulle varie opere in aiuto a chi ha sempre più bisogno, lavori da noi portati alla realizzazione per padre Giorda e per altre opere con i missionari della Consolata o per alcune diocesi locali.
Quanti esempi di vita, quanti insegnamenti cristiani mi ha trasmesso con il suo fare semplice, il parlare pacato, umile, la sua condotta di vita povera ma ricca di fede viva, sempre presente e feconda con immensa speranza verso un futuro migliore per i più poveri con una carità donata a mani piene.
Nel suo agire vedevi materializzarsi con grande semplicità cristiana la Parola della prima lettera ai Corinzi 13,1-13: «La fede, la speranza, la carità, ma di tutte la più grande è la carità».
Carità portata avanti sempre con grande fede nel Signore e in Maria Consolata e con speranza nel beato Allamano che illuminasse sempre il suo cammino missionario.
Nei suoi 68 anni di missione ha assistito centinaia di bambini, orfani, malati nei vari orfanotrofi, asili, dispensari che ha realizzato. Quanti battesimi, matrimoni ha celebrato. Quante persone ha portato al Signore con il suo parlare umano, dolce, persuasivo per la conversione al cristianesimo.
Quanti giovani, meno giovani, anziani ha accompagnato, aiutato nei loro problemi umani, fisici, morali, cristiani.
Camminare, viaggiare in macchina con lui era una catechesi continua per le sue innumerevoli fermate per dare un aiuto, un consiglio, una buona parola o semplicemente un saluto e informarsi come la persona stava di salute assieme alla sua famiglia.
Come dimenticare la realizzazione di 4 ponti per accorciare di 120 Km la strada che portava i malati all’ospedale di Tosamaganga? Un grande esempio di fede l’ho ricevuto a Kidamali dove mi sono trovato con 20 giovani, tutti provenienti dall’Italia, per la realizzazione in un mese degli impianti elettrici in un nuovo orfanotrofio, nel dispensario e nella chiesa. Al nostro arrivo abbiamo trovato la totale mancanza d’acqua. Vedendomi demoralizzato perché consapevole dell’impossibilità a lavorare, si è avvicinato a me dicendomi: «caro Pino, abbi fede. Il Signore non vi ha fatti arrivare fin qui per abbandonarvi». Due giorni dopo l’acqua è arrivata.
Per la sua grande bontà, vissuta sempre in semplicità e povertà, era definito dalla gente del posto «Moyo wa Jesu» (cuore di Gesù). La realizzazione di opere umanitarie (asili, orfanotrofi, dispensari, chiese) era il suo modo di rendere concreta l’opera di evangelizzazione che era la ragione primaria del suo vivere.
«Pino ricordati che la povertà rende ricca l’anima davanti a Dio e aiuta con la fede e la preghiera ogni uomo a donare se stesso per il bene del prossimo. La Chiesa deve essere povera per arrivare alla ricchezza del Signore».
Credo che in questo tuo ultimo pensiero, ognuno di noi abbia tanto da riflettere e meditare.
Grazie Giovanni! Hai consumato la tua vita donata al volere del Signore, con gli insegnamenti del beato Allamano, seguendo la Consolata in tutto il tuo cammino missionario e facendo il «bene fatto bene, in silenzio» verso il prossimo, per chiunque hai incontrato lungo le rosse strade del Tanzania. Grazie per quanto mi hai insegnato. Il ricordo di te rimarrà sempre indelebile nel mio cuore assieme a quello di padre Franco Cellana e suor Gian Paola Mina.
Le porte del Paradiso di sicuro si sono spalancate al tuo arrivo. Riposa in pace con il Signore, la Consolata, il beato Allamano e tutti i tuoi confratelli che ti hanno preceduto.
Con grande, fraterna riconoscenza.
Pino Lupo e gli amici del
Gruppo operativo missionario Nyaatha Irene (Gomni), Torino, 14/08/2020
Insegnanti ringraziano
Carissimi fratelli della Consolata
sono un presbitero della Congregazione s. Giovanni Battista Precursore, ho 81 anni e sono stato molti anni missionario in Brasile, da alcuni anni mi hanno richiamato in Italia e mi trovo a Roma in una parrocchia. Qui arriva tutti i mesi la vostra rivista […] ed io la leggo molto volentieri perché è molto interessante, mi fa ricordare molte cose della mia missione, molte altre cose che non si trovano in nessun’altra parte. […] Sempre uniti nella preghiera. Vi auguro buon lavoro-servizio. Un abbraccio fraterno,
padre Ennio Verdenelli
03/08/2020
Gentile Direttore,
saranno ormai 5 anni da quando – di passaggio a Torino con una mia classe – avevo espresso il desiderio (da lei cortesemente accolto) di fare una breve visita alla vostra redazione. Allora non se ne era potuto fare nulla, ma a distanza di anni desiderio aumentare i complimenti per «Missioni Consolata», rara rivista di seria informazione a 360° con in più una impostazione grafica gradevole. Quando a scuola sono con studenti di V superiore, è frequente mostrare e scorrere articoli vostri, e non pochi allievi ne hanno tratto spunti critici anche per il dialogo di maturità. Non ultima, mia moglie (per formazione assolutamente lontana dall’orizzonte culturale della rivista) segue assiduamente la rubrica economica di Francesco Gesualdi, e io ho anche comprato il volume «Nohimayu, l’incontro» su di un popolo dell’Amazzonia. Insomma, si vorrebbe trovare più calma per leggere (imparare!) questa rivista, fonte di informazioni ma anche di «fiammelle di speranza» (un esempio dall’ultimo numero di MC, «Benessere fatto in casa») in un mondo che per troppi versi farebbe altrimenti soltanto e sempre più paura.
Dunque: complimenti, un caro saluto ed un augurio … a me innanzitutto: dedicare più tempo alla lettura della rivista. Estenda i miei complimenti all’intera Redazione.
Marco Bertorelle,
Bolzano, 07/08/2020
Gentilissimi,
ricevo dal mio parroco, don Augusto Pagan, la segnalazione dell’articolo del direttore della rivista MC, «Vedo, non vedo». In parrocchia abbiamo un nostro periodico, Mori e la sua gente, aperto a tematiche quali la dimensione spirituale, sociale, economica, in prospettiva dei più deboli e degli ultimi.
Il parroco vorrebbe pubblicare su questo nostro periodico, il vostro articolo in questione. Vi chiediamo se questo fosse possibile e a quali condizioni. Approfitto per ringraziarvi per la vostra preziosa rivista ricca e attuale, tanto che conservo i dossier di politica internazionale, per proporli nelle classi del liceo in cui insegno.
Per ora grazie per l’attenzione e volentieri aspettiamo una vostra risposta. Cordiali saluti.
Chiara Ballarini
Mori, (Tn) 18/08/2020
Ovviamente abbiamo già risposto da tempo agli amici di Mori, dicendo loro che siamo ben felici se i nostri testi sono diffusi e fatti conoscere per scopi non commerciali.
Spett.le redazione rivista Missioni Consolata,
premesso che in casa mia ho sempre visto la vostra rivista perché mia mamma, deceduta l’anno scorso a quasi novantanove anni, è stata vostra abbonata per decenni, vi scrivo per ringraziarvi.
In primo luogo, perché i vostri articoli sono molto interessanti e sono spesso fonte preziosa per il mio lavoro. Insegno Lettere nella scuola media e mi capita di fare riferimento ai vostri inserti e approfondimenti facendo lezione di geografia.
In secondo luogo, perché nello scorso mese di marzo, durante il lockdown, mio papà, deceduto poi alla fine di aprile anche lui quasi novantanovenne, amava guardare l’immagine del vostro calendario (Colombia, Caquetá, Un sorriso contagioso) perché diceva che il sorriso di quelle due bimbe era stupendo e gli dava gioia. Quando è iniziato aprile, papà ha voluto che ritagliassi l’immagine e la applicassi su quella di aprile. Per questo vi ringrazio dal profondo del mio cuore perché quell’immagine è stato un dono prezioso. Grazie.
Elena Maragliano
Genova, 19/08/2020
Riproponiamo qui la bella foto delle due bimbe della Colombia, in realtà del paese di Toribio, non del Caquetá, mi ha ricordato il fotografo, padre Gianantonio Sozzi. Anche a queste bimbe auguriamo ogni bene, visto che anche il loro paese è duramente provato dal Covid-19.
Vogliamo anche ringraziare degli incoraggiamenti, particolarmente graditi in questi tempi difficili in cui continuare a pubblicare una rivista come Missioni
Consolata è decisamente impegnativo. Grazie per il vostro supporto. Felici se possiamo contribuire a creare un mondo più fraterno e giusto.
Grazie a chi sostiene e diffonde la nostra rivista. Abbiamo certamente bisogno di nuovi lettori, di gente che non si accontenti di notizie flash, di slogan pubblicitari, di notizie usate a scopo di campagna elettorale. Abbiamo bisogno di giovani con cui condividere il sogno di un mondo di fratelli e sorelle che vivono in pace e giustizia, che hanno cura del creato, che promuovono la vita e sognano insieme. Allora i sogni diventeranno realtà.
Pur usando e apprezzando tutti i mezzi moderni di comunicazione, restiamo convinti che la carta mantenga il suo fascino e sia lo strumento privilegiato per chi davvero vuole conoscere e approfondire. Grazie.