Mentre vedevi Satana cadere

Ci hai chiesto di andare davanti a te, a due a due (Lc 10,1-20), come nomadi che hanno la propria casa sempre con sé. Ci hai chiesto di non portare nulla, solo la nostra piccolezza e il tuo nome, per essere noi casa per altri.
Ci hai mandati privi di ogni bene, affamati e indifesi, come agnelli in mezzo ai lupi, armati solo della nostra pace, poiché la nostra pace è leva di altra pace.

Ci hai inviati come operai della cura nelle dimore di chi ci avrebbe accolti. Ci hai assicurato che il loro stesso cibo e le loro bevande, la loro vita e storia, offerti a noi, ci avrebbero fornito gli ingredienti per i farmaci da offrire loro a nostra volta.

Ci hai esortati ad andare per annunciare la prossimità del Regno, e per annunciarlo a tutti. A chi ci avrebbe aperto la porta, a chi ci avrebbe respinti. Per questi ultimi sarà più facile distrarsi dalla salvezza che lambisce la loro esistenza.

Quando siamo tornati a te, eravamo pieni di stupore e di gioia: anche i demoni si erano sottomessi a noi nel tuo nome. E tu hai gioito con noi, e ci hai narrato una visione avuta durante il nostro peregrinare. Mentre noi spingevamo i confini del Regno, tu vedevi Satana cadere dal cielo come una folgore.

Tu ci hai dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni, di tramutare il veleno delle nostre vite e di quelle degli altri in antidoti contro la morte. Tu ci hai resi capaci di vincere ogni potenza del nemico riempiendo di te il nostro nulla.

Non però per i demoni che si sottomettono a noi ci rallegriamo – ci saranno momenti nei quali, infatti, non saremo poveri abbastanza per sconfiggerli -, ma piuttosto perché, a prescindere da ogni cosa, abbiamo intravisto i nostri nomi scritti nei cieli.

Al di là delle opere che compirete,
da
amico, buon mese missionario,
trascorso scrutando nei cieli i vostri nomi.

Luca Lorusso


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