testo di Gigi Anataloni – direttore MC |
«Eccomi, manda me»(*)
Questa è la risposta, forse perfino troppo confidente, del profeta Isaia quando Dio ha bisogno di qualcuno da mandare a dire cose scomode e impopolari, tipo «fidatevi di Dio» e non degli intrighi politici, praticate la giustizia e la misericordia e non l’accumulo di denaro e il risentimento. Sembra una risposta da pazzi, quella di Isaia, perché solo uno pazzo d’amore può accettare di giocare la sua vita per l’amante/amato.
Isaia accetta di essere «voce di Dio» in tempi disastrati molto simili al nostro, tempi nei quali ciascuno dava una sua risposta individuale ai problemi, riferendosi al proprio idolo casalingo, fatto a propria immagine e somiglianza, utile solo per i propri bisogni. Un idolo che se anche chiedeva prezzi alti in offerte e sacrifici (anche umani), non disturbava certo la coscienza e garantiva sicurezza e prosperità.
Allo stesso modo, anche gli idoli di oggi anestetizzano la coscienza e si nascondono dietro le fake news, gli estremismi, gli uomini forti, i muri e i porti chiusi, i like e gli influencer. L’idolatria dei nostri tempi, come quella dei tempi di Isaia, stordisce, appesantisce, disumanizza, e impedisce di prestare attenzione e ascoltare l’unica Parola che dona libertà e restituisce la bellezza dell’umanità, quella incarnata nel Cristo crocefisso e risorto.
E anche i nostri idoli, come quelli di un tempo, sono appagati dai sacrifici umani.
Il mare nostrum, il Mediterraneo, dal 2013 al 2019, ha ingoiato oltre 19mila migranti, cifra che continua a crescere in questo 2020, senza contare i migranti morti ai confini dell’Europa dell’Est, e nel Medio Oriente, o nel Myanmar e nelle savane, fiumi e deserti dell’Africa o sulle piste che dal Centro America vanno a sbattere contro il muro di Trump.
Aggiungiamo al numero delle vittime sacrificali, i 30 milioni di bambini abortiti nel mondo; i quasi 750mila suicidi; i 940mila morti per incidenti d’auto; 1,2 milione di vittime dell’Aids; i 3,5 milioni falciati dal fumo; quasi 8 milioni di morti per fame; 1,8 milioni quelli uccisi dall’alcol, senza contare gli oltre 900mila portati via dal Covid-19 (**).
Quanto alle grasse offerte richieste dai nostri idoli odierni, basti ricordare, come esempio, i 280 miliardi (cifre in dollari) spesi per la droga; i 4 trilioni di sigarette fumate; i 200 miliardi per curare obesità e sovrappeso solo negli Usa; i 120 e più miliardi per fruire di prostituzione e pornografia; gli otto milioni di ettari di desertificazione e i quasi quattro di deforestazione, senza dimenticare l’oblazione più oscena: i due trilioni spesi dagli stati per gli armamenti.
Purtroppo spesso noi viviamo in questa realtà accettandola acriticamente, reagendo solo quando il nostro interesse personale è toccato. Per questo forse la pandemia che sta scombussolando il mondo può diventare un’occasione: può svegliarci dal nostro torpore e farci tornare a vivere la nostra vita con più coinvolgimento e responsabilità.
È triste vedere come tanti, invece di reagire positivamente, si lascino manipolare da politici senza scrupoli e da potentati economici e malavitosi che stanno approfittando della pandemia per arricchirsi e rafforzare il loro potere.
Come sempre, in tutto questo, il prezzo più alto viene fatto pagare ai poveri.
Rispondere «eccomi, manda me» è, oggi come ai tempi di Isaia, un atto di coraggio e di indipendenza. È smettere di stare a guardare. È avere come punto di riferimento Dio che sveglia la nostra coscienza con la sua Parola, ascoltata e mangiata nella preghiera, confrontata e verificata con coraggio e umiltà con i fratelli e le sorelle nella fede.
Per «essere misericordiosi come il Padre vostro è misericordioso» e mettere in pratica il «come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro» (Lc 6, 36 e 31), parole che il Vangelo non si stanca mai di ripeterci.
(*) Questo è il titolo del messaggio di papa Francesco per la Giornata missionaria mondiale di
quest’anno (testo a pag. 74, in Amico).
(**) Dati da gennaio a settembre 2020, vedi www.worldometers.