Missionarie della Consolata Operazione Ki.Ka.

testo di Ivana Cavallo, foro MdC |


Il 6 gennaio, solennità dell’Epifania del Signore, nella casa generalizia delle suore missionarie della Consolata in Nepi (Viterbo), le otto sorelle destinate alle nuove missioni del Kirghizistan e del Kazakistan hanno ricevuto il mandato missionario dal cardinale João Braz de Aviz.

«Il vostro andare è segno che la Chiesa è viva. Grazie per il vostro coraggio come Istituto, che va gratuitamente senza aspettare niente in cambio». Così il cardinale Braz de Aviz, prefetto della «Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica», si è espresso nell’omelia della celebrazione eucaristica nella quale abbiamo ricevuto il nostro mandato per le nuove aperture missionarie in Asia (vedi MC 11/2019, p. 16).

L’essere inviate ci ricorda che non andiamo a titolo personale, ma a nome della Chiesa e dell’Istituto, per una missione affidataci. È un dono grande quello che ci è stato consegnato: andare e annunciare il Vangelo al popolo Kazako e Kirghizo, ma è anche una responsabilità. Essere per loro quella stella che porta a conoscere Gesù, guidata dallo Spirito Santo e che si fa presente nella semplicità, nella vicinanza, nel rispetto e con tanta delicatezza, come la Consolata, di cui abbiamo ricevuto l’icona. Sì, perché, proprio come ci ricorda la festa dell’Epifania, Lui è venuto per tutti i popoli, e culture.

Tutte noi abbiamo vissuto questo momento con grande gioia e speranza, sia per la forza spirituale ricevuta, sia perché ci siamo sentite accompagnate con tanta preghiera da tutte le nostre sorelle, familiari e amici, e anche perché ci siamo sentite inviate come comunità. Non andiamo come singole, ma insieme, da sorelle con età, culture ed esperienze missionarie diverse, chiamate a dare testimonianza del nostro stare insieme con e per il Signore. «Attive nel bene, perché abbiamo ricevuto la vita non per sotterrarla, ma per metterla in gioco; non per trattenerla, ma per donarla», come ci ha ricordato papa Francesco nell’omelia della celebrazione dei vespri per l’inizio del mese missionario straordinario dello scorso ottobre.

KiKa2020, mandato alle otto sorelle MdC in partenza per Kirzighistan e Kazakistan

Stupore e meraviglia

le sorelle MdC in partenza per il Kirzighistan

Essere questo segno della Chiesa viva partendo per l’Asia Centrale, ha suscitato e suscita molte domande e perplessità in molti, ma anche tanta ammirazione e stupore. Ecco le domande e le espressioni più frequenti rivolte a noi partenti:
«Ma dove si trovano questi paesi? Mai sentiti nominare! Perché andate proprio là?».
«Ma c’è ancora bisogno di evangelizzare?».
«Che coraggio! Ma siete matte, siete così poche suore! E perché andare in paesi di maggioranza musulmana? Non avete paura?».
«Abbiamo tanto bisogno di suore anche qui, perché andate così lontano?».
«Ma come, ve la sentite davvero di imparare una lingua così difficile come il russo?».
«Vi assicuriamo la nostra preghiera, ne avrete bisogno!».
«Siete davvero felici di andare?». E tante altre ancora.

Per noi, come sorelle e come Istituto, è chiaro il motivo del nostro andare, è insito nella nostra identità più profonda e carismatica, nella nostra chiamata. Con san Paolo anche noi diciamo: «Non è un vanto per me predicare il Vangelo, è un dovere: guai se non predicassi il Vangelo» (1Cor 9.16).

Come missionarie ad gentes siamo chiamate ad andare verso gruppi e ambienti non cristiani dov’è assente o insufficiente l’annuncio evangelico e la presenza ecclesiale, non per fare proselitismo, ma per dare testimonianza di Gesù Cristo, come ci ricorda spesso papa Francesco: «È vivere la fede, è parlarne con mitezza, con amore, senza voglia di convincere nessuno, ma gratuitamente. È dare gratis quello che Dio gratis ha dato a me: questo è evangelizzare».

KiKa2020, mandato alle otto sorelle MdC in partenza per Kirzighistan e Kazakistan

Pronte alle sfide aiutate dalla vostra preghiera

Le sorelle MdC in partenza per il Kazakistan

Sfide sicuramente ce ne saranno e anche tante, una tra tutte è la lingua non facile, per cui ringraziamo chi ci sostiene e accompagna con la preghiera. Ma queste sfide e le incognite non ci tolgono la gioia di voler vivere la nostra missione tra quei popoli. Lì è il nostro posto, perché lì ci ha pensate e ci vuole il Signore, e se rimaniamo unite a Lui, Lui stesso darà la forza e il coraggio non solo di partire, ma di stare, accogliendo le gioie e le fatiche, i successi e anche gli insuccessi,

«Allora, quando andrete?», ci domandano ancora. La data di partenza non dipende da noi, ma da quando riceveremo i visti dai due paesi.

Quando voi leggerete queste righe noi speriamo proprio di essere già arrivate là per celebrare la nostra prima Pasqua in quelle terre.

Ivana Cavallo
missionaria della Consolata

 


Ultimo minuto:

arrivate in Kazakistan le prime 4 missionarie
ci uniamo alla loro gioia e nel ringraziamento al Signore e alla Consolata.

Nepi, 29 febbraio 2020

Carissime Sorelle ieri 28 febbraio sono partite verso il Kazakistan le nostre quattro Sorelle: sr Adriana, sr Claudia, sr Luisa e sr Zipporah. Oggi abbiamo ricevuto un messaggio da Padre Carlos Lahoz, sacerdote amministratore della diocesi di Almaty. E sono buone notizie che desideriamo condividere con tutte voi, che con amore e preghiera state accompagnando questo nuovo cammino dell’Istituto in Asia.

Ecco, lui dice così dirigendosi a sr Cecilia Pedroza S. in un messaggio whatsApp, accompagnato da questa foto:

“Buongiorno! Non dovranno fare la quarantena. E sono arrivate bene, sono a Kapchigai. Questi tre sacerdoti [che sono nella foto] abitano a Kapchigai: due polacchi e un spagnolo. E grazie a voi, che fate tanto per il Signore! Vi aspettiamo anche a voi, che volevate venire insieme con loro. Quando Dio vorrà”.

In questo nuovo inizio missionario continuiamo ad affidare queste nostre Sorelle all’amore della Consolata, rileggendo quanto la nostra Direzione generale scrisse nella lettera del 25 dicembre 2018:

“Davvero, Sorelle, la Consolata stende il suo manto, la sua capulana, la sua kanga, il suo aguayo, il suo sarong su di noi, sul corpo dell’Istituto, sua creatura, attirandoci a Lei, nel suo grembo, in una azione di rigenerazione che ci purifica, ci riporta all’essenziale, sollecita in noi la comunione, il percepirci e viverci sempre di più come unico corpo, al di là di ogni confine geografico, culturale, generazionale, situazionale”.

E come unico corpo preghiamo con fede per le nostre Sorelle in Kazakistan:
Proteggi Padre, la tua Famiglia e mantieni in essa il tuo spirito!”

dalla direzione generale della Missionarie della Consolata