AIUTIAMOLI A CASA LORO /1

Percorsi di Formazione all’Accoglienza e all’Integrazione

Incontro su "Aiutiamoli a Casa loro" /1 nelle scuole di Modica , introduzione di padre Vittorio Bonfanti

Dal sentito dire al toccare con mano, dai facili slogan alla conoscenza della realtà. “Aiutiamoli a casa loro” è una facile risposta quando non solo non si conosce, ma addirittura si tenta di allontanare un problema. Per noi è una provocazione che porta a impegnarci per una vera conoscenza della realtà.

Iniziamo un percorso di conoscenza delle realtà e dei paesi del mondo affinché possiamo comprendere bene che “casa loro” è già a casa nostra: dai prodotti dell’agroalimentare ai minerali, dal “land grabbing” al turismo… tante, tantissime materie prime che il mondo occidentale usa quotidianamente, che provengono da altrove e che troppo spesso sono frutto di sfruttamento più che di scambio alla pari, generando così anche conflitti che di volta in volta sono tacciati di essere scontri tribali o di religione, ma che, purtroppo, sottostanno a un potere economico delle nazioni ricche e delle loro multinazionali.

In questo primo appuntamento (Modica, Domus S. Petri – mercoledì 7 novembre 2018) desideriamo renderci conto delle tantissime risorse provenienti dai “paesi del terzo mondo” la cui economia però è gestita essenzialmente dai “paesi del primo mondo”, casa nostra appunto!

Padre Gianni Treglia
Comunità Missionaria Intercongregazionale di Modica

Incontro su “Aiutiamoli a Casa loro” /1 nella Domus Sancti Petri di Modica il 7 novembre 2018 con Mohamed Ba, senegalese, organizzato dalla Comunità missionaria intercongregazionale.

Si parla di immigrazione, se ne parla spesso. Purtroppo, ci si concentra solo sulla presenza dello straniero sulle nostre terre, vicino alle nostre case… e l’altro, il diverso, il forestiero, lo straniero di cui non conosciamo nulla, solo e semplicemente perché diverso, ci fa paura, è altro da noi, è altro da me. La nostra “sicurezza” si sente minacciata, il timore di rimanere espropriati del proprio buon vivere diventa ansia e questo genera in noi un istinto di protezione da cominciare a ergere muri, barriere, divisori e divisioni, col solo risultato, però, di non vivere sereni, di morire isolati.

Parlare di numeri, offrire statistiche, dati reali che dovrebbero demolire il pensiero di una “invasione dello straniero”, sembra non bastare ad arginare la percezione dell’uno che diventa cento, del due che sembra ventimila! Non volendo però passare per gente cattiva, men che meno razzisti, ci si rifugia in facili slogan: sarebbe bello che ognuno potesse vivere serenamente nei propri luoghi di origine, dove è nato e cresciuto, quindi “Aiutiamoli a casa loro”.

Se questo slogan nascondesse anche una buona intenzione da parte di chi lo pronuncia (più verosimilmente è un tentativo di allontanare e non volere il problema), cosa effettivamente significa? Basterebbe offrire un contributo economico ai paesi di provenienza degli stranieri per non averli più a casa nostra? Casa loro e casa nostra, qual è la distanza, quale l’interdipendenza? Forse che casa loro non è già presente a casa nostra nelle “cose” che usiamo? Quanto di casa nostra siamo proprietari a casa loro?

Aiutiamoli a casa loro! Il facile modo di dire, nato più dal sentito dire che da una reale volontà di fare qualcosa, diventa per noi, Comunità Missionaria Intercongregazionale di Modica, occasione per dare inizio a Percorsi di formazione all’Accoglienza e all’Integrazione, offrendo spunti di riflessione che conducano a una reale conoscenza dell’altro, dello straniero. Temi che ci facciano scoprire i popoli e le nazioni del mondo, la mobilità umana e le sue ragioni di cui, forse inconsapevoli, ne facciamo pienamente parte.

Il primo appuntamento di tali percorsi ci ha visti presenti in alcune classi di due scuole superiori di Modica, l’Istituto G. Verga e il Liceo Scientifico Galilei-Campailla, e in un incontro pubblico presso la Domus S. Petri, sempre a Modica.

L’Africa, la cui estensione è oltre tre volte superiore all’Europa, è fonte di immense risorse naturali, ricchissimo quindi per natura: petrolio, oro, diamanti, coltan, cotone, caffè, frutta… solo per citare qualcosa. Eppure, nell’immaginario collettivo, l’Africa è vista come il paese della povertà. Perché? In questo primo incontro si è cercato di rispondere proprio a questa domanda, perché? Perché tanta povertà in luoghi così ricchi?

Scoprire che tanta ricchezza è quotidianamente usata a “casa nostra”, dal caffè che mi risveglia al mattino al carburante che mi permette di usare l’auto, dalla maglietta bella che indosso al gioiello che porgo in regalo, forse non è novità. Sapere che tanta ricchezza non solo è usata a “casa nostra”, ma “casa nostra” ne è anche il proprietario “a casa loro”, forse non conviene dirlo ad alta voce. Proprio questo “inconveniente”, invece, dovrebbe stimolare le coscienze a pensare che per aiutarli a casa loro occorre una conversione nel senso della redistribuzione, della restituzione, della giustizia a partire da casa nostra.

La riflessione e testimonianza di Mohamed Ba, attore, scrittore, musicista, educatore, senegalese da vent’anni in Italia, ha aiutato giovani e adulti a ripercorrere secoli di presenza occidentale in Africa, presenza che ha via via generato schiavitù, colonialismo, accaparramento, sfruttamento… in nome di una sfrenata corsa al possedere che ci porta tutt’oggi a pensare che “chi non ha non è”. Senza alcuna vena rivendicativa ha invitato a fare memoria di tutto questo proprio per non ripetere gli errori commessi, piuttosto dare inizio a una nuova generazione che sappia cogliere le diversità come ricchezza, che sappia porre la persona al centro, prima dei beni materiali. Accogliere diventa così arricchimento e non più paura di perdere cose, casa e libertà. Accogliere l’altro ci fa diventare quello che realmente siamo, umani!

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