Ribelle per Amore


Il linguaggio è forse un po’ datato ma lo spirito no. Quando, grazie a don Mario Bandera, ho letto per la prima volta la «preghiera del ribelle» (vedi sotto) scritta nel 1944 da Teresio Olivelli, ora beato e allora giovane sottotenente degli alpini e partigiano braccato dai nazifascisti, sono stato colpito dall’attualità del suo messaggio. Vero, oggi non si corre il rischio di essere torturati (almeno qui in Italia), né quello di essere fucilati o messi in campi di sterminio a causa di una preghiera o di un giornale, «il Ribelle», come quello stampato da lui con i suoi amici come atto di «resistenza». Però… Se oggi non ti adegui all’opinione delle «giurie popolar-telematiche» – così corteggiate dai nostri politici – che dominano il modo di pensare e comunicare, hai vita dura, o quantomeno trovi la tua pagina social piena di vituperi, insulti e anche minacce, neppure tanto velate. Per questo ha ancora senso pregare: «Signore, a noi […] dà la forza della ribellione. Facci liberi e intensi […] facci limpidi e diritti [… per far] crescere al mondo giustizia e carità. […] Ascolta la preghiera di noi, ribelli per amore».

Teresio Olivelli ha fatto resistenza, ribellandosi per amore. Prima di lui Pier Giorgio Frassati, un altro giovane, aveva saputo ribellarsi al pensiero unico del suo tempo, scegliendo la carità come risposta alla violenza: «Base fondamentale della nostra religione è la carità, […]: nell’amare Iddio con tutte le nostre forze e nell’amare il prossimo come noi stessi. E qui sta la dimostrazione esplicita che la fede cattolica si basa sul vero Amore e non – come vorrebbero tanti, per poter tranquillizzare la loro coscienza – dare per base alla religione di Cristo la violenza. Con la violenza si semina l’odio e si raccolgono poi i frutti nefasti di tale seminagione; con la carità si semina negli uomini la pace […]».

Papa Francesco, anche se non più giovane come erano Teresio e Pier Giorgio, è su questa linea, nelle parole e nei fatti.

Quanto accade in Italia e in Europa di questi tempi non può lasciare indifferenti. Come uomo, cristiano, missionario e italiano, mi sento messo in discussione. Per oltre vent’anni, in Africa, sulla mia carta di identità c’è stato scritto alien. Alieno, straniero, migrante, invasore, diverso… Che stia diventando un alieno anche in questo mio paese, nel mio continente? Che ne è dell’Italia che amo, culla di bellezza, madre di migranti e missionari, ponte di solidarietà e accoglienza?
Come resistere a chi semina odio facendosi forte addirittura del Crocefisso? Che fare? Fare finta di niente? Rispondere a tono a tutti i post e le notizie razziste e sòcial-populiste che fanno man bassa di «mi piace» sull’onda di politici in perenne campagna elettorale che governano da balconi, piazze e piscine? Reagire a tutti gli insulti su Facebook con una faccina arrabbiata? Fare raccolte di firme? Chiudersi in chiesa armati di novene riparatrici e di preghiere per la «loro» conversione?

Teresio Olivelli ha resistito con un’azione centrata sull’amore ispirata dalla sua relazione con Dio. Pier Giorgio ha combattuto l’odio con la carità. Come missionari della Consolata ci siamo detti e ridetti che il nostro primo scopo è quello di essere testimoni dell’amore universale di Dio e servi di consolazione. Ci siamo anche ripetuti che il nostro stile è «fare bene il bene, e senza rumore». Per questo possiamo fare solo una cosa: continuare a essere fedeli alla nostra vocazione e al nostro stile nel mondo e in Italia.

Questo significa anzitutto opporre il silenzio alla litigiosità fatta virtù. E poi… Rispetto, cortesia e gentilezza: come resistenza all’insulto e alla violenza. Presenza e impegno: senza quel protagonismo «cinguettante» che tutto afferma e niente opera, per lavorare insieme e camminare con chi costruisce, ama, accoglie nel quotidiano. Consolazione: con preferenza per gli «scarti», gli anziani, i poveri, i soli, gli ignorati e abbandonati, senza guardare colore, nazionalità, cultura e religione. Informazione: accurata, documentata, approfondita, rispettosa delle persone delle quali si scrive ma anche dell’intelligenza di chi legge. Confronto: non con gli indici di popolarità, ma con la Parola di Dio che nutre la coscienza e smaschera la menzogna.

Non siamo eroi, ma non possiamo non essere missionari. E lo siamo, incoraggiati da tantissimi amici, benefattori, simpatizzanti, uomini e donne, lontano dalle luci della ribalta, che continuano a compiere infiniti piccoli gesti di amore per ogni uomo.

Gigi Anataloni


PREGHIERA DEL RIBELLE

Signore
che fra gli uomini drizzasti la Tua croce,
segno di contraddizione,
che predicasti e soffristi la rivolta dello spirito contro
le perfidie e gli interessi dominanti,
la sordità inerte della massa, a noi oppressi
da un giogo oneroso e crudele che in noi
e prima di noi ha calpestato Te fonte di libere vite,
dà la forza della ribellione.

DIO
che sei Verità e Libertà, facci liberi e intensi,
alita nel nostro proposito, tendi la nostra volontà,
moltiplica le nostre forze, vestici della Tua
armatura, noi ti preghiamo, Signore.

TU
che fosti respinto, vituperato, tradito, perseguitato, crocefisso,
nell’ora delle tenebre ci sostenti la Tua vittoria;
sii nell’indulgenza viatico, nel pericolo sostegno,
conforto nell’amarezza.
Quanto più si addensa e incupisce l’avversario,
facci limpidi e diritti.
Nella tortura, serra le nostre labbra.
Spezzaci, non lasciarci piegare.
Se cadremo fa che il nostro sangue si unisca
al Tuo innocente e a quello dei nostri Morti,
a crescere al mondo giustizia e carità.

TU
che dicesti: «Io sono la Resurrezione e la Vita»,
rendi nel dolore all’Italia una vita generosa e severa.
Liberaci dalla tentazione degli affetti:
veglia Tu sulle nostre famiglie.
Sui monti ventosi e nelle catacombe della città,
dal fondo delle prigioni, noi Ti preghiamo:
sia in noi la pace che Tu solo sai dare.

DIO
della pace e degli eserciti,
Signore che porti la spada e la gioia,
ascolta la preghiera di noi,
ribelli per amore.

Teresio Olivelli

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