Carissimi Missionari, Missionarie,
Laici Missionari/e, familiari, benefattori, amici,
[…] “Fa’ in modo che Dio sia grande in te” recita uno degli aforismi più noti del grande mistico tedesco Meister Eckhart.
Credo che la nostra vocazione, consista nel divenire sempre più umani, facendo crescere, lasciando spazio al divino in noi e attorno a noi. Proprio come Maria, che nella sua disponibilità permise a Dio di essere grande in Lei, tanto da renderlo presente nel mondo.
Cos’è per noi il Natale se non questa rinnovata consapevolezza di divenire sempre più un tutt’uno con la divinità che ci abita e quindi abilitati a rendere presente Dio nel mondo, a incarnare Dio? Può il Natale ridursi a un semplice ricordo di un evento accaduto venti secoli fa?
“Fa’ come Dio, diventa uomo!” (don Giovanni Giorgis). Celebrare il Natale significa ri-nascere, rivitalizzarsi, venire sempre più alla luce di noi stessi: “Mia madre mi ha messo al mondo una volta, certo. Ma io mi sono partorita di nuovo un milione di volte” (Sarah Levine). Significa diventare sempre più esseri umani completi, portare a compimento la nostra unica missione esistenziale: “in verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi i miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25, 40).
E tutto ciò facendo in modo che Dio s’allarghi sempre maggiormente nel nostro essere più profondo.
Nel Magnificat, Maria esclama queste parole: «L’anima mia, letteralmente sarebbe “la mia vita”, si “espande/dilata”in Dio mio Salvatore», poiché il verbo usato significa magnificare, ma anche espandere, dilatare. È questo d’altra parte, il senso profondo di ‘salvezza’ nel contesto biblico: dilatare, compiere, aprire in avanti, concedere futuro.
“Fa’ in modo che Dio sia grande in te!”. Il Natale è consapevolezza sempre maggiore che Dio è all’opera in noi, che ci “possiede” nella misura in cui glielo permettiamo, sino ad arrivare a dire con Gesù: “Io e il Padre siamo una cosa sola”, e “Chi ha visto me ha visto il Padre”. (Gv 10, 30; cfr. Gv 17, 11.21.22), (Gv 14, 9).
Celebriamo il Natale nella misura in cui la nostra vita e la nostra missione diventano sacramento del Dio che s’è dilatato in noi, e dal momento in cui mettiamo in campo la vita scaturita da quest’unione. Celebriamo il Natale quando saremo capaci di trasmettere energie positive in grado di imbevere la storia, quando saremo luce capace di trasfigurare il presente con fiducia e con speranza, quando daremo consistenza alla nostra capacità di volere e di fare il bene.
Vivremo il Natale nella misura in cui, da persone trasfigurate dal Dio in noi, diveniamo missionari di giustizia e pace, quando contrasteremo il male col bene, quando rialzeremo chi è prostrato nella polvere, quando accoglieremo i reietti dai popoli, quando faremo dei limiti, delle fragilità e delle colpe degli altri non un pretesto di violenza e di separazione, bensì una possibilità di abbraccio, di perdono e un’occasione di rinascita.
Solo allora potremmo cantare nella santa notte “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà!”; pace in terra ai missionari che fanno come Dio, diventano uomini!!!
“Ci impegniamo anche noi a discendere…
Non per riordinare il mondo,
Non per rifarlo su misura, ma per amarlo;
Per amare
Anche quello che non possiamo accettare,
Anche quello che non è amabile,
Anche quello che pare rifiutarsi all’amore,
Poiché dietro ogni volto e sotto ogni cuore
C’è insieme a una grande sete d’amore,
Il volto e il cuore dell’amore.
Ci impegniamo
Perché noi crediamo all’amore,
La sola certezza che non teme confronti,
La sola che basta per impegnarci perpetuamente”.
(don Primo Mazzolari)
Auguri a tutti e a ognuno di un Santo Natale! Coraggio e avanti in Domino!
Stefano Camerlengo, IMC
Superiore Generale dei Missionari della Consolata
16 dicembre 2017