Ho visto il volto della tua morte, Maria, sul tuo volto di donna in travaglio. Non una morte passiva, disperata. Una morte di scavo, d’innalzamento, di ampliamento. Gli spazi della tua vita sono deflagrati. Ti ho vista svuotarti, Maria. Per farlo abitare in te, più di prima, una volta messo fuori di te. Ho visto la tua vita combaciare con la tua identità mentre lo raccoglievi tra le tue mani senza l’affanno di capire.
Ho osservato come facevi spazio rimandando tutto l’incomprensibile alla comprensione del cuore. Il tuo volto era quello di una donna rinata.
Ho visto il volto della tua impotenza, Giuseppe, sul tuo volto di uomo in attesa. Non un’impotenza disperata. Un’impotenza fiduciosa, piena del vigore dell’abbandono che tendeva i tuoi muscoli, addolciva la tua voce, produceva quella presenza di te che non tradiva un troppo, nè un troppo poco. Ti ho visto lì, Giuseppe, con le tue mani protese per accoglierlo, semplicemente tu, affidato alle sue mani.
Ho osservato come buttavi fuori gli ingombri del tuo cuore per dare ascolto alla meraviglia. Il tuo volto era quello di un uomo rinato.
Ho visto il volto dell’indifferenza sui vostri volti di figli prediletti di Dio. Non insensibili, ma indifferenti. Ripieni di Lui, non cercate la gioia più della sofferenza, la ricchezza più della povertà, la gloria più dell’insignificanza. Indifferenti a tutto e a voi stessi perché tutto, da quel momento, è raccolto, assunto, ricapitolato in Lui.
I vostri volti erano quelli di creature amate dal Padre.
Con l’augurio di rinascere, anche noi, dalla sua nascita,
buon Avvento e buon Natale da amico.
Luca Lorusso