Sono arrivati, come frutto del Capitolo da poco celebrato, gli «Atti», un modesto fascicoletto i cui semi, macinati e impastati, dovranno diventare il pane buono che alimenterà la futura attività missionaria, «rivitalizzata e ristrutturata». Tra le varie indicazioni, non poteva sfuggirci un’annotazione, che così suona: «Al Consiglio Continentale spetta mantenere vivo nel Continente l’approfondimento, lo studio, l’inculturazione e la trasmissione del carisma… promuovendo momenti di spiritualità centrati sul carisma (esercizi spirituali allamaniani, pedagogia allamaniana, ecc.)» (cfr. nn. 30 e 169). Poche e timide righe per ricordare a tutti i missionari l’importanza di rivitalizzare il nostro carisma (cioè la nostra stessa vocazione) che ha come sua limpida sorgente Giuseppe Allamano. Il suddetto suggerimento non sarebbe tanto originale, se non fosse per due paroline decisamente interessanti e cioè che, oltre allo studio e approfondimento del carisma, bisognerebbe curarne anche «l’inculturazione e la trasmissione». Per questo, l’invito viene rivolto non tanto all’Istituto nella sua totalità (come avveniva nel passato), ma ai singoli Continenti dove sono presenti i missionari e che, dal Capitolo, sono usciti come i veri protagonisti della missione Imc. Queste parole allargano il cuore perché, anche se appena sussurrate, ci confermano che l’Allamano non è un dono solo per noi, italiani o europei, ma può esserlo anche per altri popoli, altre culture, altri mondi diversi dal nostro (Allamano, missionario doc!). In più, questo dono non è relegato in un museo o in un santuario, ma è vivo e deve essere accolto da quelli che amano e invocano il Fondatore dei missionari della Consolata; occorre, perciò, «trasmettere e far conoscere» ciò che lui è stato per la Chiesa e il mondo. Proprio come avevano scritto i missionari, preparandosi al Capitolo: «Tra le ricchezze del passato che ci appartengono, c’è anche Giuseppe Allamano, un gioiello prezioso che non può rimanere chiuso in un forziere per paura di perderlo, ma deve tornare ad essere indossato, perché è soltanto esibendolo che potremo far vedere a chi ci incontra come il suo stile possa adattarsi anche alla moda del tempo presente. Uno dei nostri obiettivi consiste nel far nuovamente “indossare” il Fondatore. Non è parlando di lui che se ne mostra la bellezza spirituale, è “vivendone il carisma” che il suo pensiero, la sua dimensione spirituale, la sua ricchezza e profondità possono tornarci a dire qualcosa, anche oggi».
Giacomo Mazzotti
«Voi badate ai miei comandi, alle mie esortazioni e anche ai semplici desideri, che ben conoscete. Ecco ciò che vorrei da voi: la buona volontà, lo sforzo generoso e costante di assimilare lo spirito dell’Istituto». (Giuseppe Allamano)
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