Amico: capire col cuore
Sentivi ancora le sue dita sui tuoi piedi. Quelle dita che avevano scacciato demoni, risuscitato morti, moltiplicato pani. Eri confuso e frastornato. La giornata densa di eventi, gesti e parole annunciava qualcosa che non capivi e che temevi.
Lui parlava al vostro cuore con il tono del congedo, e quando ha detto «dove vado io voi non potete venire» – dopo tre anni che lo seguivate ovunque -, siete rimasti senza parole. Persino Pietro, forse ferito, rapito dall’immagine di un gallo che canta.
«Non sia turbato il vostro cuore – ha poi aggiunto Gesù -. Vado a prepararvi un posto nella casa del Padre» (Gv 14).
Tu ascoltavi senza comprendere. Le sue parole erano chiare, ma anche cariche di un mistero che le rendeva oscure alla tua mente e al tuo cuore. Tre giorni più tardi avresti scoperto che solo i tuoi piedi avevano capito: dopo essere stati lavati da Lui, come un bimbo dalla sua mamma, erano essi a ricevere la sua Parola più delle orecchie. A volte il corpo – e la vita che in esso scorre scambiando con lo Spirito mezze frasi bisbigliate – conosce e comprende prima dell’intelletto.
«Mostraci il Padre», hai detto, tralasciando la vertigine che si spandeva in te e liberando la tua ansia di toccare e soppesare.
Della sua risposta, in seguito, avresti ricordato per lungo tempo solo il suono della sua voce che pronunciava il tuo nome: «Filippo». Il suo invito a credergli, quasi una supplica, lo hai raccolto quando quello stesso suono, la sera del primo giorno dopo il sabato, ha fatto vibrare di nuovo la membrana dei tuoi timpani: «Pace a voi. Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi».
Ecco. Ciò che i tuoi piedi avevano già conosciuto, ora scoprivi che si era diffuso alla tua intera persona. La Via, la Verità e la Vita abitavano in te e te in loro e loro nel Padre.
E da te si comunicano al mondo.
Buon ottobre missionario da amico,
Luca Lorusso
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