Cari Missionari: di cattiveria, di preghiera, di Banca Etica e volontariato

Risponde il Direttore

XXIV Premio del Volontariato Internazionale FOCSIV 2017

Si riaprono le candidature per le tre categorie del Premio del Volontariato Internazionale 2017.
Entro il 25 agosto sarà possibile candidarsi per le tre diverse categorie del XXIV Premio del Volontariato Internazionale Focsiv 2017: Volontario Internazionale, Giovane Volontario Europeo e Volontario del Sud, un riconoscimento che, in questo caso, può anche premiare gli immigrati che si sono distinti per le attività di co-sviluppo nel proprio paese d’origine oppure persone impegnate nel volontariato nella propria terra.

I premi saranno consegnati il prossimo 2 dicembre, in prossimità della Giornata Mondiale del Volontariato indetta dalle Nazioni Unite per il 5 dicembre.

Il Premio ha ricevuto, al momento, il patrocinio dell’Agenzia nazionale giovani, mentre sono partner Fondazione Missio, Forum nazionale terzo settore, Cei 8×1000, Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) – Ufficio di coordinamento per il Mediterraneo e John Cabot University, accanto ai media partner storici, Famiglia Cristiana, TV2000, Avvenire, Radio Vaticana, Redattore Sociale e Rete Sicomoro. Missioni Consolata, insieme ad altre testate missionarie, sostiene il premio.

Per candidarsi in una delle categorie si potrà scaricare il Regolamento dal sito ed inviare la domanda entro il 25 agosto, allegando brevi video di presentazione, realizzati con la propria organizzazione di appartenenza. Nella seconda fase del concorso questi video potranno essere votati online. Dal sito www.focsiv.it vai alla sezione dedicata al premio.

Ufficio stampa Focsiv

Troppa cattiveria o troppo poca?

Dopo il 33° scudetto bianconero (il sesto consecutivo e anche il sesto della sua gestione…) Andrea Agnelli ha citato la «cattiveria» come uno dei segreti delle vittorie juventine («Passione, umiltà e cattiveria… domani più che ieri», scrive nel suo tweet del 21 maggio 2017) e qualche giorno dopo, commentando la sconfitta nella finale di Champions League con il Real Madrid, ha dichiarato che l’1-4 rimediato contro i galacticos: «Servirà a darci la cattiveria giusta per un altr’anno. L’anno prossimo dovremo andare in campo ancora più cattivi di come abbiamo fatto finora. Questa finale ci deve dare ancora più cattiveria. Cosa ho detto ai giocatori a fine partita? Che dobbiamo ricominciare con la cattiveria di sempre» (citazioni copiate da giornali e pagine web diverse, ndr).

Non credo che questa ostinazione nell’uso della parola «cattiveria» faccia onore al club torinese. Di cattiveria nel mondo del calcio ce n’è anche troppa e anche le persone che vogliono sdoganare la cattiveria sono troppe. Il messaggio che «senza cattiveria non si vince» è pericoloso, sia nel calcio che negli altri sport e soprattutto fuori dello sport. Certi concetti possono essere espressi in modo molto meno ambiguo usando parole come determinazione, coraggio, spirito d’abnegazione, disponibilità al sacrificio, mortificazione personale e molte, molte altre. Distinti saluti.

Silvano Montenigri e Mario Pace
07/06/2017

Svuotare le parole del loro vero significato, far diventare virtù quello che è vizio, non è un’operazione nuova nel nostro mondo. È quanto sta avvenendo con altre virtù importanti. Basta pensare a come sono bistrattate castità, onestà e modestia, per citarne solo alcune, senza poi contare quanto sta succedendo a istituzioni come la famiglia e la politica. Non credo, nel caso citato, che chi ha usato quel linguaggio lo abbia fatto di proposito, probabilmente si è adeguato al gergo di quell’ambiente. Ma come i nostri lettori hanno fatto notare, con la «cattiveria» non si scherza. Grazie a Silvano e Mario per aver attirato la nostra attenzione sulla pericolosità e ambiguità di questo tipo di messaggi. La cattiveria è cattiveria, sempre. Anche se poca è sempre troppa.

Preghiera

Caro confratello don Paolo Farinella,
leggo volentieri le sue riflessioni bibliche su Missioni Consolata, si impara sempre qualcosa anche con quasi 50 anni di Messa. Sulla preghiera di Gesù di maggio 2017, mi permetto di fare qualche appunto. Gesù è vero Dio e vero uomo, e si può esagerare nella divinità ma anche nell’umanità. Il mistero rimane. È cresciuto in sapienza, età e grazia, ma ha avuto anche doni particolari. Così pure tanti santi e sante hanno avuto doni di guarigione, preveggenza, lettura dei cuori, conservando tutta la loro fragilità umana. Lo stesso vale per la nota magico teologica sul Dio tappabuchi. Anche qui il mistero rimane, il senso del creato con tanta violenza, sofferenza, morte. A chi mi dice «ho dei dubbi», rispondo, «cara signora, caro signore, tra trenta, cinquanta anni avrà tutte le risposte, oppure, quando avrà due metri di terra sopra la testa, non avrà più tentazioni e sarà nella pace». Buon lavoro in Domino.

Don Silvano,
Oropa, 19/06/2017

Caro Don Silvano,
le sue osservazioni meriterebbero un trattato che per altro esiste già e si chiama «Cristologia» che i preti studiano in almeno 5 anni di teologia. Penso che il rischio di «esagerare» ci sia sempre o sul versante dell’umanità o sul versante della divinità. Nei tempi passati queste questioni hanno suscitato anche guerre e violenze a non finire (III e IV sec.) e non mi fermo a citare nomi perché si farebbe notte. Per fortuna oggi guardiamo la realtà «teo-andrica» che il grande teologo cattolico von Balthasar definì magistralmente «Teo-drammatica» non perché va in scena in teatro, ma perché va in scena nella storia di ogni giorno. Tutto questo, comunque, riguarda le teologia in quanto tale, mentre il biblista si limita a studiare i testi biblici, che non sono «immediati», per offrirne, per quanto possibile, il senso più vicino all’autore. Non è un segreto che il mondo cattolico ha conoscenza molto superficiale di essi. L’obiettivo non è schierarsi, ma «intuire» prospettive e possibilità che, per grazia di Dio, possono allargare il nostro rapporto con il Signore. Una cosa è certa: noi non conosceremmo il Padre se non facessimo esperienza di Gesù-uomo (Gv 1,18) perché l’ambito della nostra esperienza si compie e finisce entro i confini dell’umanità. Tutto il resto è, come dice lei, «mistero», ma non nel senso banale di non conosciuto o nascosto, ma nel senso di Tertulliano (sec. II) che traduce il paolino greco «mistero» con il latino «sacramento», cioè segno visibile di qualcuno che è oltre l’ordinarietà della nostra immaginazione. A me pare bello, comunque, sapere che, anche sulla preghiera, Gesù sia Maestro ed esempio perché solo così possiamo scoppiare come Tommaso: «Mio Signore e mio Dio». Un caro saluto e un abbraccio fraterno.

Paolo Farinella, prete, vecchio ma ancora
 in cammino

Maradona

Nel numero di maggio 2017 mi è saltato all’occhio l’articolo di Minà, un giornalista di cui ho la massima stima e che ho sempre seguito apprezzandone spesso le scelte mai facili. Detto questo, mi farebbe piacere scrivere a lui di non farsi tradire dalla voglia di enfasi perché alcune parti dell’articolo su Maradona gridano un attimo alla scorrettezza. Che l’Argentina, ad esempio, abbia perso il mondiale 1990 per scelte «superiori» mi sembra innanzitutto scorretto nei confronti della Germania vincitrice, e poi dimentica che, prima contro il Brasile e poi contro l’Italia, i biancocelesti avevano superato il turno perché fortunati dagli episodi di gara. E contro l’Inghilterra, il gol di mano non mi sembra testimoniare un presunto odio arbitrale. Quindi ritengo scorretto asserire che l’Argentina meritasse più di altri.

In generale nell’articolo, in particolare definendolo cocciuto nella lotta contro Equitalia lo disegna come un eroe che non è, dando una forma di schiaffo a tutti coloro che contro la burocrazia fanno battaglie senza avere casse di risonanza e soldi per avvocati. E magari l’avvocato dotato di testardaggine, è anch’esso alla facile ricerca della carriera in ascesa a difendere il Mito per eccellenza.

Maradona è stato un grande, Minà è un grande, ma per favore: non disegniamo il Pibe come un eroe, proprio no. In un mondo dove il trash sta imperando, non credo che il dono di raccontare bene le vicende della vita e i personaggi della storia, si possa sprecare preferendo fare il tifo piuttosto che mantenere l’equilibrio. Grazie.

Claudio Tartaglino
17/05/2017

Grazie da Dom Roque

Carissimo Paolo (Moiola, ndr), pace e bene a te. Ti ringrazio per il lavoro che fai per far conoscere la lotta e i sogni dei popoli indigeni del Brasile e l’impegno del Cimi. Qui ci dobbiamo confrontare con la Commissione d’inchiesta su Incra/Funai e i rinnovati attacchi contro i popoli indigeni e coloro che li aiutano. Molti missionari del Cimi sono stati posti sotto accusa e attaccati, ma siamo coscienti che non possiamo tirarci indietro proprio in questa ora che ci domanda di restare fermi nella lotta per superare questa macchinazione del governo che sta distruggendo i diritti dei poveri. Salutami i missionari. Con gratitudine.

dom Roque Paloschi
Porto Velho, 22/06/2017

Segnaliamo qui alcuni degli articoli più recenti dedicati alla causa indigena in Brasile: MC 07/2017, p. 10; MC 10/2016, p. 51; MC 1-2/2015, p. 51; 10/2015, pp.26-58; MC 11/2014, p. 27; MC 07/2013, p. 10; 10/2013, p. 21.

Carissimo professore

Lo scorso 6 giugno è morto a Quito, Ecuador, dove viveva da alcuni anni, François Houtart. Nato a

Bruxelles nel 1925, prete dal 1949, era teologo della liberazione e professore di sociologia nella famosa Università di Lovanio. È stato perito e consulente al Concilio Vaticano II, fondatore del Centro Tricontinentale per i rapporti Nord-Sud, del Forum mondiale delle alternative e del Forum sociale mondiale. Non amato da tutti a causa del suo spirito critico e delle sue posizioni politiche progressiste, Houtart si è sempre mosso all’interno della Chiesa cattolica. Da tempo era un amico e collaboratore di questa rivista. Di lui MC ha pubblicato articoli e lunghe interviste, l’ultima delle quali – raccolta a Quito nella sua modesta dimora (una stanza di pochi metri quadrati) – è apparsa nel giugno del 2016. Con François Houtart se ne va un persona di grandissimo spessore morale, culturale e umano. Ci mancherà.

Paolo Moiola e Marco Bello
24/06/2017

Banca Etica

Allora, cercherò di essere il più sintetico possibile e di non lasciare nulla di evaso.

1) Non sono mai stato socio, né tanto meno correntista, ma questo, per essere membri del G.I.T., allora non era nemmeno richiesto. Forse ora le cose sono cambiate.

2) Banche Armate: non ho mai capito le argomentazioni reali, segnalo solo che le banche già menzionate (Pop Emilia Romagna e Popolare di Sondrio) hanno fatto parte del pool che ha rinegoziato il debito di Finmeccanica nel 2015, come co-arrangers.

Popolare di Sondrio ha aumentato di 100 milioni di euro gli importi rispetto al 2015, mentre Bper li ha diminuiti a 40 rispetto ai 70 del 2015, scompare Bpm, ma questo è normale, essendoci stata la fusione col Banco Popolare, a sua volta parte del pool rinegoziatore. Dello stesso gruppo fa parte Banco Popolare Credito Cooperativo che nel 2016 riceve oltre 103 milioni di euro. Con le fusioni volute dal governo sarà sempre più difficile per una banca non partecipare al business degli armamenti.

Per un approfondimento del tema rimando al blog di Banca Etica «Non con i miei soldi» e all’articolo del 27/01/2015, «Banche armate a che punto siamo», di Giorgio Beretta che entra nel dettaglio delle argomentazioni offerte da Sabina Siniscalchi.

L’inchiesta per mafia in cui nel 2013 è rimasta coinvolta la Bcc di Borghetto Lodigiano insieme ad altre 2 Bcc, la Centropadana e quella di Offanengo, poi incorporata nella Bcc di Treviglio estranea all’inchiesta, è stata l’operazione Esmeralda.
Ho lasciato intendere che c’è una complicità di B.E.? Non mi pare, però proprio perché B.E. è tra i consulenti finanziari forse si imporrebbero dei criteri più stringenti almeno sui soggetti da finanziare, onde evitare cantonate clamorose come quella di Buzzi, che segna una debacle indelebile nella storia del gruppo. Cosa si insegna ai corsi di valutatori sociali? A non vedere certe cose? Meno male che non l’ho fatto.

Per quanto riguarda i fondi «valori responsabili» spiego come fare ad accedervi in modo che ognuno si possa fare un’idea del prodotto che stanno tentando di rifilargli e verificare se sono così in linea con gli standard etici. E se qualcuna non è incappata in qualche inchiesta un po’ inopportuna (tipo At&t negli Usa).

Si vada sul sito di Etica Sgr e si clicchi sui «nostri fondi». Una volta scelto il fondo, consiglio di analizzarli tutti, si clicchi su «portafoglio» e si scenda leggermente. Si troverà il Pdf con le imprese prescelte e con gli Stati inclusi. Non so se stati come Germania, Belgio e Olanda, possano definirsi virtuosi, forse dal punto di vista di un certo target di clienti dalle abitudini sessuali consolidate sì, per la Spagna ed il Portogallo si può chiudere un occhio, se non fosse che quello aperto nota che le rispettive economie non sono così solide ed i titoli del Portogallo sono ad alto rischio di insolvenza (rating BB, solo BBB- per la Spagna).

Quello che però è obbligatorio segnalare è l’improvvisa scomparsa dei rating sulle obbligazioni delle aziende che fino alla prima metà del 2016 era riportato e poi è improvvisamente scomparso. Questo vuol dire che l’investitore non è più in grado di farsi un’idea sul reale stato del debito di queste imprese.

Per quanto riguarda il Movimento 5 stelle non ho mai detto che controlla B.E., molto semplicemente andando sul loro sito si può appurare come Banca Etica sia stata la banca che hanno scelto sin dall’inizio anche per il deposito delle quote, e figura, sempre sul sito, tra le convenzionate per il famoso microcredito insieme ad altre, tra cui le «armate» Bnl, Unicredit e Banca Intesa.

Concludendo cito quello che fu il Catholich Ethical Balanced Found di J.P. Morgan, un tentativo fallito di fregare i cristiani che si accorsero presto di che natura era, di cui disse qualcosa il Corriere della Sera in un trafiletto che ancora oggi si può trovare sul sito di Etica Sgr. Approfonditene la storia […]. Spero di essere stato esaustivo, anche se mi piacerebbe scrivervi ancora.

Matteo Spaggiari
23/06/2017 

Su MC giugno 2017 abbiamo pubblicato una lettera di Matteo Spaggiari – seguita da una risposta di Sabina Siniscalchi – critica nei confronti di Banca Etica e di come essa fosse stata presentata nella rubrica Eticamente di MC aprile 2017. Come vedete, tempi lunghi! In seguito il sig. Matteo ci ha scritto due lunghe email, di cui pubblichiamo qui solo la seconda (come da lui stesso suggerito).

Il dibattito potrebbe andare avanti ancora a lungo, ma non penso che queste pagine siano lo strumento più adatto.

Esso è rivelatore della realtà difficile, contraddittoria e spesso torbida del mondo della finanza in cui, come cristiani, siamo sfidati a fare delle scelte controcorrente, chiare, trasparenti, secondo giustizia e onestà e per il bene della persona, soprattutto quella più debole e meno protetta.

Un’impresa chiaramente controcorrente come la Banca Etica fa fatica a crescere sia per la diffidenza di cui molti la circondano, credenti compresi, sia per l’oggettiva difficoltà (o impossibilità?) a distinguersi da un sistema finanziario infiltrato a tutti i livelli dai profitti sulle armi, gli investimenti ad alto rischio, le speculazioni finanziarie, il riciclaggio di denaro, il traffico di materie prime ed esseri umani, droga, terrorismo, pornografia e mafie varie.

Di fronte a questo dico grazie a chi, come il sig. Matteo, ci invita a vigilare, e nello stesso tempo voglio incoraggiare chi è impegnato in Banca Etica per una finanza a servizio dell’uomo. È una strada in salita che richiede di essere «furbi come serpenti e candidi come colombe», ma anche «tenaci come lumache».

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