La forma dello spirito
Il santuario di Lourdes accoglie ogni anno 80mila malati e disabili. Ma la Via Crucis è poco accessibile. Così una scultrice trasforma 100 tonnellate di marmo di Carrara in un’opera dello spirito. Incontro con l’artista.
Il santuario di Lourdes è un luogo singolare, unico, dove le persone che vi giungono riescono a riconciliarsi col mondo, aprendo il cuore alla fede. Il miracolo della vita viene percepito con una forza straordinaria e la malattia diventa strumento che conduce al mistero dell’amore di Dio. A Lourdes si raccoglie conforto spirituale, si ricerca una guarigione che può essere non solo fisica, ma anche interiore. A Lourdes si può dare nuovo significato all’esistenza, si colmano vuoti, si trova un’alternativa alla solitudine, e le sofferenze vengono alleviate dal balsamo della preghiera.
Le apparizioni
Sono migliaia le persone che ogni anno giungono al santuario, dove, l’11 febbraio 1858, Beadette, recandosi insieme a due amiche verso Massabielle, lungo il fiume Gave, in un’ampia grotta ubicata vicino al corso d’acqua, vide per la prima volta «la Signora» – come Beadette chiamò, per la sua grazia, la Madonna – abbellita da una rosa su ciascun piede, e dalla corona del rosario al braccio. Quellaa prima apparizione Beadette la raccontò così: «Avevo appena tolto la prima calza che sentii un rumore come se ci fosse stato un colpo di vento. Allora voltai la testa dalla parte del prato (dal lato opposto alla grotta, nda). Vidi che gli alberi non si muovevano. […] Appena alzai la testa guardando la grotta, scorsi una Signora. Aveva un vestito bianco, un velo bianco e una cintura azzurra e una rosa su ogni piede, del colore della catenella del suo rosario. Allora fui un po’ impressionata. Credevo di sbagliarmi. Mi strofinai gli occhi. Guardai ancora e vidi sempre la stessa Signora. Misi la mano in tasca; vi trovai il mio rosario. Volevo fare il segno della croce. Non potei arrivare con la mano fino alla fronte. La mano mi cadeva. Allora lo sbigottimento s’impadronì ancor più di me. La mia mano tremava. Tuttavia non fuggii. La Signora prese il rosario che teneva tra le mani e fece il segno della croce. Allora provai una seconda volta a farlo e potei. Appena ebbi fatto il segno di croce scomparve il grande sbigottimento che provavo. Mi misi in ginocchio. Ho recitato il rosario in presenza di quella bella Signora. La visione faceva scorrere i grani del suo, ma non muoveva le labbra. Quando ebbi finito il mio rosario, mi fece segno di avvicinarmi, ma non ho osato. Allora scomparve all’improvviso. […] Cammin facendo ho domandato alle mie compagne se non avevano visto niente. No, mi risposero. L’ho domandato loro ancora. Mi dissero che non avevano visto niente. Allora aggiunsero: – E tu hai visto qualcosa? Allora dissi loro: – Se non avete visto niente, neppure io».
Le apparizioni si susseguirono e Beadette ebbe la visione della Madonna ancora una seconda, una terza volta, fino a quindici volte di seguito dal 19 febbraio al 4 marzo 1858. Quattro anni dopo, nel 1862, il vescovo di Tarbes riconobbe ufficialmente l’autenticità delle apparizioni. La grotta di Lourdes, da allora, si è trasformata in luogo di pellegrinaggio, cui accorrono sempre più fedeli, tanto da diventare terzo santuario cristiano al mondo per numero di visitatori all’anno.
Guarigioni e preghiere
La fede, la devozione profonda, la pace e la speranza presenti in questo angolo degli Alti Pirenei francesi derivano sia dalle apparizioni e dalla meravigliosa storia di Beadette, sia dalle numerose guarigioni registrate a seguito del pellegrinaggio stesso, o per effetto di un’invocazione sincera a Nostra Signora di Lourdes. Le guarigioni, pur se reali, rimangono un mistero. Tuttavia, sono spiegabili se si ricordano le parole della Madonna: «Andate a bere alla sorgente e a lavarvi». L’acqua che scorre a Lourdes – nelle fontane, nelle piscine, lungo il cammino chiamato proprio dell’acqua – ha in sé del miracoloso. Questo elemento liquido trae la sua forza dall’autenticità della fede, dalle preghiere, dall’intenzione con cui le orazioni vengono pronunciate.
Proprio questa preghiera la si osserva segnata da un incredibile ardore lungo «la Via Crucis», o meglio, «le Vie Crucis». Quella più nota a Lourdes è stata realizzata e completata nel 1912 sulla collina detta delle espélugues (spelonche). Pur suggestivo, si tratta però di un Cammino della Croce difficoltoso per le persone con handicap. Come ha ricordato Francis Dehaine, direttore generale dei servizi dei santuari a Lourdes, oggi in pensione: «Lourdes accoglie ogni anno più di 80mila persone malate e disabili». Proprio per rendere più agevole l’esperienza del pellegrinaggio a Lourdes a quanti hanno difficoltà motorie è stato avviato, nel 2001, il progetto di realizzare una nuova Via Crucis. L’idea ha preso forma concreta quando monsignor Jacques Perrier, vescovo di Tarbes e Lourdes, decise di proporre come riflessione ai pellegrini questo tema: «Venite a me, voi tutti che siete affaticati». Per facilitare l’incontro delle persone disabili, affaticate e oppresse, col fervore spirituale di Lourdes venne ufficializzata l’idea di un nuovo Cammino della Croce, più adatto e degno per i malati. Il progetto fu affidato alla scultrice franco-ungherese Maria de Faykod, già nota in tutto il mondo per le sue opere intrise di devozione cristiana.
Più attenzione ai malati
Questa scelta è stata abbastanza naturale, considerata la profonda fede dell’artista. Inoltre, la scultrice aveva già realizzato, nel 1981, per il santuario di Lourdes una statua della Pietà.
Abbiamo incontrato Maria de Faykod presso la sua casa-museo nel Sud della Francia per capire la genesi della sua rivisitazione della Via Crucis. Ci ha raccontato come questo lavoro l’abbia coinvolta totalmente e come abbia iniziato a realizzare le sculture con molto entusiasmo. «Dal 2003 al 2008 mi sono dedicata con grande fervore a questo progetto. Grazie a tanti benefattori siamo riusciti subito a trovare il finanziamento per avviarlo. Come artista non ho voluto accettare alcun compenso, ma abbiamo dovuto sostenere una serie di spese, legate all’acquisto del materiale e del relativo trasporto».
Per cinque intensi anni Maria de Faykod ha plasmato un’imponente opera, ricavata dall’estrazione di quasi cento tonnellate di marmo di Carrara. Un’opera composta da 17 sculture, che ripercorre il cammino di Cristo, dalla Passione alla Resurrezione. «Per me lavorare questa materia significa andare oltre la materia stessa – ci spiega Maria – poiché non vedo tanto l’oggetto in sé, piuttosto mi lascio trasportare dalle sensazioni e da ciò che percepisco modellando il marmo. La mia fonte di ispirazione è certamente la spiritualità, sono cristiana e dunque mi riconosco nell’amore di Dio incarnato in Gesù. Allo stesso tempo, quando ho concepito le sculture per il santuario di Lourdes volevo manifestare qualcosa di diverso rispetto alla Via Crucis tradizionale.
Ho sottolineato la continua unione tra il cielo e la terra, tra il divino, il Cristo e l’umanità. Questo legame è possibile per il tramite della spiritualità. Le sculture mostrano il profondo amore di Gesù verso l’essere umano, testimoniato dal suo sacrificio. Egli porta sulle sue spalle una grande, pesante croce, simbolo delle sofferenze umane, e queste sofferenze le fa proprie. Ma in questo calvario possiamo vedere un ritorno alla sorgente. Gesù ritorna al Padre e attraverso la croce e l’essere umano può ridiventare essere spirituale, ritornando al divino».
Dalla materia alla spiritualità
Ogni scultura, quindi ogni tappa della Via Crucis concepita e realizzata da Maria, parla al cuore con un linguaggio metaforico in cui sono racchiuse sofferenza e speranza, lacrime e sorrisi, dolore e gioia. Le opere hanno un forte impatto visivo, sia per la luminosità del marmo – volutamente bianco proprio per evocare la luce divina -, sia per le loro dimensioni. Le 17 sculture hanno un’altezza che varia dai 2,20 ai 2,60 metri, e una larghezza tra 1,30 e 1,80 metri. Sono statue imponenti, capaci di trasmettere la presenza dello Spirito. Osservandole lo sguardo si posa sul visibile e al contempo sull’invisibile.
Come sottolinea Maria: «Per me fare arte significa mostrare ciò che non si vede, ciò che gli occhi non possono o non vogliono osservare, ciò che non sembra esserci nella materia. Potrei dire che la mia prospettiva artistica ed esistenziale sia basata su questo adagio: “Credo nel mondo reale ma vivo nella dimensione spirituale”. Quest’ultima, per me, è molto più forte della dimensione materiale».
Questa angolazione consente a Maria di guardare al mondo in maniera diversa, abbracciando una visione sintetizzabile in una parola: transustanziazione. La materia, sia essa marmo o altro, viene trasfigurata in entità fisica spirituale. Ecco perché le sue sculture riescono a rivelare l’essenza dell’anima: ciò è possibile attraverso un processo di spiritualizzazione infuso dall’artista. Questa prospettiva nutre anche la concezione esistenziale di Maria. Infatti, alla nostra domanda: «Come è possibile non cadere nel pessimismo vivendo in un’epoca così fortemente materialistica e violenta?» Maria ci ha risposto: «Bisogna partire da una visione complessiva. Personalmente, osservo ciò che accade nel presente e vivo nel presente, vedo la materia e il genere umano, però il mio sguardo è più ampio. Guardo alla totalità. Ritengo che questa fase storica, certamente molto materialistica, sia solo un passaggio nell’evoluzione umana, poiché noi andiamo verso un’evoluzione spirituale. Siamo ancorati alla terra ma siamo collegati al cielo e ci proiettiamo verso il cielo. Cristo ci dice: “Evolvete interiormente per incontrare il mio amore”. La Via Crucis è simbolo dell’amore di Cristo che prende su di sé tutta la sofferenza del genere umano per trasformarla, appunto, in amore».
Accessibili a tutti
Inizialmente, il Cammino della Croce realizzato da Maria de Faykod sarebbe dovuto essere collocato in una posizione sopraelevata rispetto alla prateria, ma nel 2008 venne deciso di installarlo provvisoriamente in basso, in attesa che venissero portati avanti lavori di sistemazione della grotta e della piscina. Dopo la drammatica alluvione del 2013 che ha investito i Pirenei e anche Lourdes, danneggiando il ponte Jumeau-Gemello, si stanno finalmente intraprendendo azioni per riprogettare l’ubicazione delle 17 sculture, anche per la loro stessa conservazione. Alcune opere, per effetto delle escursioni termiche e soprattutto per effetto della pioggia caduta nel 2013, e nell’ottobre 2015, hanno subìto danni. Nel momento in cui scriviamo non si sa esattamente quale sarà la loro futura ricollocazione. È certo che le migliaia di pellegrini malati e impossibilitati a camminare hanno il diritto di seguire il Cammino della Croce in tutta tranquillità.
Silvia C. Turrin