Dal cielo bene sulla terra
Per il beato Giuseppe Allamano «la missionaria in modo particolare deve avere un cuore largo, grande e generoso, aperto, magnanimo per ogni miseria umana, pieno di amore per Dio» (Conferenze alle Suore 143-144).
E ai missionari raccomandava di essere «Missionari della bontà», di agire con tenerezza, pazienza, umiltà, mansuetudine, affabilità «senza asprezze, con bel garbo, carità e massima dolcezza».
A metà agosto celebriamo l’Assunzione di Maria al cielo, solennità che ricorda come Maria è presso il Figlio e prega per noi come a Cana. Teresa di Gesù Bambino scrisse: «Voglio passare il mio cielo a fare del bene sulla terra». La festa della Assunzione di Maria ci raccomanda di farlo fin d’ora. Così ha fatto il beato Padre Fondatore. «Trattava i convittori come un buon padre, interessandosi delle loro condizioni economiche, e riducendo la già tenue retta di pensione… E in casi pietosi sovveniva le loro famiglie» (F. Perlo). «Si interessava anche delle minime richieste; ascoltava le difficoltà; era tutto per l’individuo con cui trattava». E poi «rispondeva, dava il consiglio, la direzione, ma con un fare così paterno e persuasivo che si usciva dal colloquio con la convinzione di essere stati compresi, e che la via tracciata era proprio quella da seguire» (G. Cappella). Stesso atteggiamento si ritrova nel suo rapporto con i missionari. «Si preoccupava delle minime necessità materiali e spirituali di ognuno. Si interessava grandemente dei parenti dei membri dell’Istituto, specialmente delle loro mamme. E quando avvertiva qualche necessità, senza essee pregato, sovveniva con larga generosità» (G. Barlassina). Attuava così quello che raccomandava alla giovane superiora, sr. Margherita De Maria, sul suo comportamento con le suore: «Abbi grande pazienza, incoraggiando, consolando, sempre correggendo mateamente… Fa coraggio a tutte… Raccomanda sempre grande carità, longanimità…».
Pazientare, compatire, richiamare con dolcezza, curare il contatto personale, proporre ideali per essere all’altezza della propria missione, è il segreto della sua pateità. E raccomandava ai missionari: «Nelle difficoltà pensami vicino e comportati come pensi che ti avrei suggerito di fare». Questo ha un riflesso anche nell’attività missionaria. Quella del missionario è una spiritualità di presenza, rapporti personali, attenzione all’altro. I primi missionari nel Kenya lo calarono nelle loro decisioni pastorali, che prevedevano la visita ai villaggi per conoscere e contattare le persone, prestare attenzione alle loro necessità e sofferenze, portando aiuto e consolazione. È lo spirito ribadito dall’Allamano, che raccomandava: «Spandete il profumo dell’amore, facendo felici le persone».
Gottardo Pasqualetti