Schiavi nella paura, liberi nel timore

Gigi Anataloni

Stiamo certamente vivendo tempi difficili. Non occorre essere dei maghi per saperlo. E non è una crisi come le tante che abbiamo già vissuto o a cui abbiamo assistito da spettatori nel non lontano passato. La crisi è in casa nostra. Sta sconvolgendo il nostro modo di vivere, le nostre sicurezze, i valori in cui crediamo, le nostre relazioni, il nostro modo di essere, qui in casa nostra. E non solo siamo messi in pericolo nel presente, ma siamo derubati del nostro futuro.

E abbiamo paura.

Non è nuova la paura. È compagna del nostro modo di vivere ormai da molto tempo, anche se fino a oggi avevamo imparato a conviverci senza neanche rendercene conto. È cresciuta pian piano insieme al nostro benessere in contemporanea con l’accorciarsi delle distanze che i nostri bambini possono percorrere senza essere accompagnati. Si è insinuata nelle pieghe della nostra esistenza con l’aumentare dell’ansia e dello stress e la scomparsa del sorriso dalle nostre facce. È aumentata insieme al nostro ego gonfiato da tanti diritti, difesi con sempre maggior bellicosità, mentre calava la tolleranza verso gli altri, soprattutto la fiducia in chi lavora al nostro servizio: medici, insegnati, preti … Sembra svanire tutte le volte che aggiungiamo un amico digitale nei social, ma poi si riaffaccia quando ci rendiamo conto della nostra solitudine priva di amici veri.

E c’è chi ci guadagna sulla nostra paura. Politici l’alimentano ad arte per una manciata di voti. Datori di lavoro la usano per sfruttarci e ricattarci. Avvocati guazzano nella nostra litigiosità. Costruttori trasformano le nostre case in prigioni. Maghi, astrologi, guru di vario tipo, profeti e veggenti, esorcisti e guaritori, apocalittici e imbroglioni, lobbisti e burocrati, costruttori d’armi ed esperti di sicurezza, case farmaceutiche e salutisti, assicuratori ed estetisti, la tengono ben viva per non perdere un’inesauribile fonte di ricchezza.

Come se non bastassero i guai che abbiamo già, ecco migranti, profughi e rifugiati che, ci dicono, ci rubano il lavoro, portano malattie, si prendono tutti i privilegi ignorando i doveri, mangiano le risorse pubbliche che dovrebbero invece andare ai cittadini, sono ladri e delinquenti cacciati dai loro paesi che così hanno svuotato le prigioni, sono vivaio e nascondiglio di terroristi. Ed ecco il terrorismo, l’incubo dei nostri giorni, che ti fa sentire davvero nudo e indifeso.

È il trionfo della paura che ci toglie libertà, gioia, fiducia, speranza, futuro.

Rassegnati al peggio, dunque?

Timore. È una parola abusata perché abbinata a paura, come se fossero madre e figlio. La sua accezione negativa è di sicuro la più popolare. Eppure il timore può essere tutt’altro rispetto alla paura, anzi, ne diventa il miglior antidoto. Un antidoto garantito dallo Spirito Santo, garantito da Colui che lo dona. Mentre la paura nasce dallo scontro con l’orribile, il terrificante e l’oscuro, il timore è risposta al bello, al grande, all’incommensurabile e «abbagliante». La paura vive di sudditanza e dominio, il timore cresce nel rispetto, costruisce relazioni, aumenta fiducia e responsabilità. Il timore sgonfia chi è troppo pieno di sé, rafforza l’autostima di chi non si considera abbastanza, fa vedere chi ci sta attorno come dei compagni di viaggio invece che come nemici e rivali.

Il timore si nutre di rispetto e meraviglia, come quando uno ha in mano un oggetto prezioso e delicato, come un padre che prende in braccio suo figlio appena nato, come il contemplare il cielo stellato dalla cima di un monte nel silenzio della notte. Allora il timore diventa contemplazione, la contemplazione ricerca, la ricerca conoscenza, la conoscenza sapienza, la sapienza relazione, la relazione incontro, l’incontro dono … E trovi la tua dimensione vera, senza superbia, autosufficienza e arroganza, in una realtà di relazioni libere e liberanti, in cui gli altri ti completano e sono da te arricchiti.

E il timore caccia la paura, perché al centro del timore c’è Dio, la meraviglia delle meraviglie, l’amore che sorprende, il paradigma e modello delle nostre relazioni. «Perfetti come il Padre è perfetto; misericordiosi come Dio è misericordioso». «Ama Dio e il tuo prossimo perché Dio ti ha amato per primo». E chi ama il prossimo ama Dio, e timora di Dio, si comporta da Dio. Una prospettiva così grande da indurre timore. Eppure un timore così forte da farti «alzare lo sguardo» e camminare in avanti, non da solo, ma insieme agli altri, nell’esodo della vita.

Buona Pentecoste.

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Gigi Anataloni

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