Tutti pazzi per il mobile

Inchiesta «mobile money» – Denaro virtuale / 3


Uno dei paesi più poveri del mondo. Privo, quasi, di
risorse. Un popolo tenace e ingegnoso. Forse perché nei secoli ha dovuto
resistere a un clima ostile. Alfabetizzati e non, i Burkinabè sono molto
ricettivi alle nuove tecnologie.

Così, i servizi finanziari su telefono
cellulare hanno avuto un successo insperato. Anche per gli addetti ai lavori. Scopriamo
perché.

Ouagadougou. Roland Ouedraogo è un modesto falegname burkinabè. Il suo atelier si affaccia su una delle tante polverose vie del quartiere «sécteur 29» della capitale. Zona periferica in continua espansione, perché Ouaga – come viene chiamata comunemente la capitale – si allarga a macchia d’olio, non avendo barriere naturali intorno a sé. Roland fa lavorare due ragazzi che imparano il mestiere. Ha moglie e tre figli ed è molto attivo nella sua parrocchia. Dopo aver passato un periodo di crisi economica, è riuscito ad avere una buona commessa per rifare le porte di un grande albergo della città. In passato, ci dice, aveva un conto alla Cassa popolare (una banca di prossimità), ma poi lo ha prosciugato e non è più riuscito a risparmiare.
Ma adesso gli affari vanno meglio. «Ho sentito parlare di Airtel Money e mi interessa sapee di più. Credo che per il mio lavoro possa essere utile. Mi capita di andare a lavorare in un cantiere lontano dalla falegnameria e di avere bisogno di mandare soldi ai miei aiutanti rimasti all’atelier per comprare qualche pezzo. Oppure viceversa se sono io ad avere bisogno di qualcosa».
Airtel Money è il prodotto di mobile banking di Airtel Burkina, una delle tre compagnie telefoniche presenti nel paese.
Continua Roland: «L’ho visto fare a chi lavora nelle miniere d’oro. Mandano dei soldi ai loro collaboratori oppure alle famiglie. Qui in capitale molti amici e colleghi hanno già aperto il conto mobile. Un mio amico è andato ad Airtel. Gli hanno spiegato come fare. All’inizio era un po’ complicato, poi ha capito il meccanismo ed è stato tutto più facile. Voglio andare a informarmi».

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Marco Bello e Gianluca Iazzolino

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