All’indomani del terremoto è iniziata la sperimentazione. Poco a poco il denaro
mobile cerca di entrare nelle abitudini degli haitiani. Offre facilità d’uso e
non chiede garanzie. Ma la gente ama toccare con mano biglietti e monete. Chi
vincerà la sfida?
Carrefour. Siamo nel grosso comune popolare all’uscita
Sud di Port-au-Prince, la capitale haitiana. Qui il terremoto del 12 gennaio
2010 ha colpito duro. Theguerre Derizaire sale al primo piano di un basso
edificio non intonacato e si infila in un corridoio stretto. Fuori diversi
cartelloni colorati indicano i vari «business» che si svolgono all’interno.
Theguerre
ha in mano il suo inseparabile telefonino da 10 dollari e si accosta a uno
sportello protetto con una robusta grata. Dall’altra parte qualcuno manovra un
telefono simile.
Theguerre
passa 300 gourd (i soldi haitiani, equivalente a circa sei euro) alla mano
dell’operatore e gli detta il suo numero
di telefono. Pochi istanti dopo riceve un sms: transazione eseguita.
Abbiamo
appena assistito al deposito di denaro su un portafoglio mobile.
Haiti ha 10 milioni di
abitanti, di cui il 60 % non arriva a 35 anni e il 70% vive in povertà estrema,
ovvero con meno di un dollaro al giorno. Siamo nel paese più povero delle
Americhe. È anche uno dei più disastrati del mondo, messo in ginocchio dal
devastante terremoto, da un’epidemia di colera mai vista e da diversi cicloni.
Ma anche qui, come in molti
paesi del lato «povero» del pianeta, le compagnie telefoniche e le banche hanno
stretto inedite alleanze per sperimentare il mobile money.
Il loro obiettivo –
dichiarano – è la famosa «inclusione finanziaria», ovvero rendere bancabili i
non bancabili, dare un conto «mobile» a coloro che non hanno – e non avranno
mai – alcuna possibilità di aprire un conto in banca.
Secondo Georges Andy René,
direttore della compagnia Haiti pay che ha lanciato il prodotto Lajancash lo scorso anno, «ad Haiti ci sono circa 5 milioni di utilizzatori
di cellulari, mentre meno del 20% della popolazione ha accesso a una banca».
Allo stesso tempo: «Sul mercato bancario del paese ci sono meno di 40.000
detentori di carte di credito e carte di debito». Allan Richardson, navigato
manager internazionale, oggi capo operativo della compagnia telefonica Digicel, che si contende il mercato
nazionale del mobile money con Haiti pay, ci racconta i primi passi di
questo servizio sull’isola.
Nel dicembre 2010 la Bill & Melinda Gates Foundation mise a
disposizione, sotto forma di premio, un primo finanziamento di due milioni di
dollari per lanciare la Haitian Mobile Money
Initiative. A esso seguirono altri due finanziamenti (2011 e 2012)
ciascuno di un milione i dollari. Fu la Digicel, compagnia di telefonia
cellulare già ben installata nel paese, a vincere, e fu con quei fondi che
lanciò un primo sistema di mobile money: Tcho
tcho mobile (dove «tcho tcho» è uno dei tanti modi per chiamare il
denaro in creolo haitiano). Per far questo si mise in partenariato con la banca
canadese Nova Scotia operante ad Haiti.
All’inizio non fu facile: «La
piattaforma (programma informatico di gestione del sistema, ndr) non era performante. Si facevano
piccole cifre di vendita. Decidemmo di cambiarla, a inizio 2013. Solo
nell’estate di quell’anno abbiamo avuto un buon incremento di transazioni». Una
transazione è un’operazione realizzata sul conto mobile: deposito, ritiro,
trasferimento, ecc. Digicel ha 4,5 milioni di abbonati ad Haiti e per
Richardson «sono tutti potenziali clienti del Tcho tcho mobile».
Per attivare un conto Tcho
tcho mobile (Ttm) è sufficiente la carta d’identità e la compilazione di un
modulo. Occorre avere un cellulare con sim Digicel. Il vero limite è che sono
ancora molti gli haitiani senza documenti.
Insieme a Ineke Botter, la
direttrice generale di Digicel Haiti, Richardson ci spiega quali sono gli
ingredienti per fare partire il sistema. Sul territorio sono presenti gli
agenti, sportelli, spesso minuscoli botteghini, abilitati a caricare denaro sui
portafogli elettronici dei clienti quando questi vogliono depositare, e a
fornire contante per i clienti che vogliono ritirare. Sono poi in grado di fare
trasferimenti di soldi da un cliente a un altro. La seconda tipologia di attori
sono i commercianti abilitati ad accettare il pagamento tramite il Tcho tcho
mobile (in gergo: mobile payment).
Un «ecosistema» artificiale
«Occorre creare una buona
rete, e un cosiddetto “ecosistema” favorevole al denaro mobile. Abbiamo pensato
a un super agente a cui fanno capo gli agenti di primo livello che ricevono le
richieste dai clienti. Quando l’agente semplice non ha contante li può chiedere
al super agente. Perché se l’agente non ha cash quando serve, il sistema si blocca.
È inoltre necessario che
nella zona ci sia un buon numero di commercianti che accettano il pagamento in
Ttm. In questo modo chi riceve denaro “elettronico” può anche spenderlo senza
doverlo cambiare in cash. E il sistema gira».
L’obiettivo è che il cliente
mantenga il più possibile il denaro nella versione «mobile» e lo utilizzi
spendendolo o trasferendolo. In questo modo si crea una massa di denaro
virtuale che fa concorrenza a quello reale. Occorre una sorta di condizione di «fiducia»
che la compagnia deve guadagnarsi presso la gente.
«La questione importante è il
cambiamento di mentalità – ci confida un cliente – perché gli haitiani sono
abituati a toccare il denaro di carta o di moneta con mano».
Anche Theguerre pur
utilizzando Ttm fin da quando è stato lanciato ha ancora delle perplessità: «Non
ho paura che i soldi scompaiano, ma per precauzione evito di fare dei depositi
troppo importanti. Ad esempio 1.000 gourd (circa 20 euro, ndr), 2.000 ma non oltre». E ci spiega i
vantaggi che trova nel denaro mobile: «La ragione principale è evitare la
banca, dove c’è sempre la coda e il servizio è difficile. È un’alternativa, e
non si perde tempo. Si va da un agente Ttm. Poi c’è il vantaggio dell’orario,
alcuni agenti sono aperti fino alle 8 della sera. Se qualcuno mi manda soldi, è
comodo e si riceve rapidamente». Quindi Theguerre non si fida a lasciare troppi
soldi sul conto mobile e tanto meno a utilizzarlo per fare acquisti. Quando gli
chiediamo se conosce molta gente che lo utilizza risponde: «No, ma non è per
paura di perdere i soldi, piuttosto bisogna avere il denaro per fare un
deposito. La gente qui non ne ha abbastanza. Se faccio un deposito oggi per
ritirarlo domani non è conveniente. Inoltre penso che molti non sappiano come
funziona». In effetti ogni operazione ha un piccolo costo di commissione (2%),
mentre attualmente esiste un tetto massimo per un conto Tth mobile di 10.000
gourd (200 euro).
Gli
agenti Ttm sono oggi circa 300 su tutto il territorio nazionale. Intanto è
fondamentale la campagna di sensibilizzazione, con testi e immagini, per
spiegare i servizi del denaro elettronico. «Non è un mercato facile. Se non ci
sono abbastanza transazioni gli agenti non sono interessati» confida
Richardson.Attualmente Digicel permette trasferimenti di denaro a livello
nazionale, ma in futuro vuole estenderli anche al circuito internazionale,
entrando così nel mercato delle rimesse della diaspora, molto importante
soprattutto dagli Usa verso Haiti.
Un altro
servizio che offre Digicel è il pagamento di salari sul conto mobile dei
dipendenti. È stato sperimentato da alcune Ong inteazionali, ad esempio per
pagare il cash for
work, tecnica usata dalle Ong per far
realizzare lavori utili come la rimozione delle macerie dopo il terremoto con
pagamento alla giornata.
Bien Aimé
Ribaut è agente Ttm e Digicel a Lilavois, nel comune di Croix-de-Bouquet. Il
suo è un centro servizi molto attivo in questo quartiere popolare: «Quando abbiamo
cominciato con Ttm non ci ha soddisfatti molto, perché la commissione è bassa e
i clienti erano pochi in quanto il servizio non era conosciuto. Poi alcune
compagnie e Ong lo hanno utilizzato per pagare salari e aiutare sfollati del
terremoto. Era utile per facilitarli perché non potevano andare in banca. Così
il servizio si è diffuso. Ora questi programmi sono finiti, ma la gente
continua a usare Ttm perché è meno caro di altri sevizi di transfert nazionali. Inoltre sovente Digicel rimborsa le commissioni con minuti gratis sulla ricarica telefonica».
Più recente, ma non meno
agguerrita, è la concorrente Haiti pay. La questione è sempre cercare di fare
in modo che ogni haitiano in possesso di un telefonino abbia anche un portafoglio
mobile, ma la tecnologia utilizzata è diversa. Haiti pay ha un approccio «orientato
alla banca» e non «orientato alle telecomunicazioni». Non si tratta di un
gestore telefonico (come invece è la Digicel), ma di una compagnia di servizi
che si è messa in partenariato con una banca (la Banca nazionale di credito,
Bnc) e utilizza un software che può funzionare con qualsiasi operatore
cellulare. Ad Haiti il secondo operatore si chiama Natcom e, se resta escluso dal circuito
Ttm, è invece utilizzabile con Lajancash (in creolo: soldi contanti) lanciato nel giugno 2013.
Ci spiega Georges Andy René,
giovane manager haitiano: «Lajancash è un prodotto di “pagamento mobile” o mobile banking, che offre la possibilità di
fare transazioni ovunque ci sia copertura telefonica sul territorio haitiano.
Soprattutto non si fa distinzione tra gli operatori telefonici: possono essere
Digicel, Natcom o un operatore straniero. E l’utilizzatore di un operatore può
mandare soldi a quello di un altro. Abbiamo fatto in modo di rispettare le
norme stabilite dalla Banca Centrale che vuole l’interoperabilità degli
operatori, ovvero non si deve forzare un cliente a scegliere una compagnia
telefonica piuttosto che un’altra».
E continua: «Questa
tecnologia è pensata per facilitare l’inclusione finanziaria della popolazione
a più debole reddito». Inventato da due francesi della società Tagattitude, il prodotto, chiamato TagPay, utilizza una tecnica basata su una
codifica e decodifica audio fonica (Near
sound data tranfer). Ovvero le informazioni finanziarie
sono trasferite attraverso suoni opportunamente codificati. Tagattitude,
fondata nel 2005 proprio per fornire servizi nel mobile money ha oggi diffuso TagPay in diversi
paesi del mondo.
Anche Haiti pay sta mettendo in piedi la sua «rete»
di agenti e di commercianti abilitati a ricevere il pagamento. «Con la Bnc
abbiamo già una rete di agenti, le 32 succursali della banca che offrono il
servizio, e stiamo aumentando la rete a 115 punti o agenti in servizio su tutto
il territorio».
L’agente o il commerciante,
hanno a disposizione un terminale (simile a un lettore di carte bancomat). Il
cliente che vuole ritirare (cash out), depositare, oppure pagare un acquisto dal commerciante, dopo
aver inserito il suo codice, avvicinerà il telefono al terminale e i due «comunicheranno»
con una serie di bip durante pochi secondi, convalidando la transazione.
Il telefono necessario può
essere dei più semplici. La piattaforma Lajancash è tuttavia accessibile con ogni tipo di interfaccia (smarthphone,
sito Inteet, call center, carte bancarie).
Sebbene Andy René dichiari: «Abbiamo
un portafoglio clienti che cresce», verifichiamo che Lajan-cash, forse per la sua giovane età, è
ancora poco diffuso.
Anche Theaguerre ha sentito
parlare di questo servizio in Tv, ma resta fedele a Tcho tcho mobile sebbene il
suo agente di riferimento tratti pure il concorrente.
Digicel ha stretto un accordo
con la nota istituzione di micro finanza (Imf) Fonkoze (Fondasyon
kole zepòl, Fondazione uniamo le forze) presente ad Haiti nel campo
del micro credito da 20 anni, con 46 sportelli disseminati in tutto il paese.
A Fonkoze si definiscono: «Una
banca alternativa» come racconta Saint-Jean Ronald direttore della succursale a
Pont Sondé, grande mercato in zona rurale nei pressi del fiume Artibonite,
nell’omonimo dipartimento.
«Fonkoze fornisce micro
crediti commerciali, e possibilità di aprire conti di risparmio a piccola
somma, 25 gourd o 5 dollari. Offriamo inoltre molte formazioni ai nostri
clienti. Dall’alfabetizzazione alla salute» racconta il giovane direttore nel
suo caldissimo ufficio di Pont Sondé.
Nell’accordo con Digicel,
Fonkoze gioca il ruolo di super agente per Ttm a livello nazionale. «L’obiettivo
di Fonkoze è migliorare le condizioni di vita delle persone più deboli e
vulnerabili – ricorda Ronald -. Ogni volta che possiamo introdurre programmi
per aiutare la classe più povera cerchiamo di farlo». «Il programma con Ttm è
iniziato nel 2011 e progredisce bene, anche se a volte ci sono difficoltà
tecniche.
Attualmente
abbiamo tra i 100 e i 150 clienti Ttm in questa succursale. Il numero è stabile».
Poi ci
sono i piccoli agenti: «Abbiamo molti rapporti con i piccoli agenti. Dal mese
di gennaio 2014 abbiamo lanciato la possibile adesione, ci sono numerose
richieste di iscrizione e di informazione, ma visto che abbiamo un problema
tecnico non riusciamo al momento a far partire il sistema».
Saint-Jean Ronald ha la sua
personale idea sul denaro mobile: «Penso che il mobile money possa migliorare l’accesso al
credito dei più poveri, se non altro perché facilita alcune operazioni, come il
trasferimento di soldi. Lo sviluppo delle telecomunicazioni in Haiti è buona.
Ci sono i telefoni anche nei posti più remoti. Tutti possono usare Ttm».
Vere applicazioni di micro
finanza con mobile money in realtà sono solo all’inizio ad Haiti. Anche se sono nei
programmi futuri dei due operatori. «Ricevere un credito sul portafoglio Tcho
tcho e poi restituirli con lo stesso. È Quello che vogliamo fare» assicura
Allan Richardson.
Secondo Georges Andy René,
Haiti Pay fa già micro credito: «Nei nostri punti di servizio si possono
ricevere i pagamenti con fondi dati a credito. Le banche di micro finanza
distribuiscono prestiti sui portafogli mobili e i titolari di questi possono
acquistare dei beni (come concimi, utensili, ecc.) presso commercianti
convenzionati, senza usare cash. Si ha così tracciabilità su come vengono spesi i soldi del
prestito e si può verificare se sono usati per l’obiettivo previsto. Questo
riduce il rischio finanziario per chi presta e permette di ridurre il tasso di
interesse».
La persona che ha ricevuto il
micro credito, potrà poi fare il rimborso da qualsiasi agente, senza dover
andare dalla Imf. Questo può servire a rendere più capillare l’attività della
banca rurale.
Il top manager Allan
Richardson, dall’alto dell’undicesimo piano del palazzo Digicel a
Port-au-Prince sostiene di guardare agli strati sociali più bassi: «Siamo
convinti che questo tipo di tecnologia può creare sviluppo in un paese. Le
transazioni con commissioni molto basse aiutano i poveri. Si possono fare
operazioni con la stessa qualità della banca ma molto più facilmente. Inoltre
questa tecnologia può far scendere i crimini.
Non pensiamo sia un contesto
difficile, ma dobbiamo educare la gente». E aggiunge con una sonora risata: «Occorre
far capire la regola del Btc: better then
cash! (meglio dei contanti)».
Questo servizio è la seconda puntata dell’inchiesta sul
mobile money intitolata: «Riuscirà
il denaro del futuro a rendere la povertà un problema del passato?». L’inchiesta è finanziata nell’ambito del programma Innovation
Development Reporting dell’European Joualism Centre
(www.joualismgrants.org). Sul sito di MC saranno disponibili i video.
Il primo articolo è apparso nel Luglio 2014: Somaliland, il paese che non c’è
Mobile money: «Facile
e veloce»
Port-au-Prince. Al secondo piano di uno stabile a Delmas
33, dove trovano spazio diverse boutique delle merci più svariate, si è
installata Vanessa Morpo, con il suo Capri Service. Bella donna e,
soprattutto, business woman intelligente, Vanessa è al tempo stesso
agente di Digicel Tcho tcho mobile e commerciante abilitato, tramite il suo
negozio di vestiti pret-à-porter.
«Ho iniziato questo servizio nel
2012 – dichiara Vanessa. – All’inizio i clienti non lo comprendevano e anche io
ero scettica. Poi, dopo averlo utilizzato regolarmente, ho visto che è
affidabile e anche i clienti si sono abituati e lo apprezzano molto». Ci sono
sempre quelli che si lamentano, ammette Vanessa: «Alcuni non hanno fiducia,
altri vedono che talvolta non c’è il segnale telefonico. Noi li aiutiamo a
iscriversi e spieghiamo loro come funziona. Si rendono subito conto che è molto
semplice».
Cosa si guadagna? «Per fare un deposito da 25 a 1000
gourd noi prendiamo una commissione del 2%, e la stessa cosa se si ritira».
Vanessa assicura che ha una cinquantina di transazioni al giorno, di tutti i
tipi. Inoltre ci sono le nuove registrazioni: «Il nuovo cliente viene con un
documento d’identità valido, facciamo una fotocopia, compiliamo un modulo e
subito può depositare o ricevere». La zona è molto «frequentabile», sostiene
Vanessa, così i suoi clienti sono i più disparati: avvocati, medici,
commercianti, molti studenti, soprattutto universitari.
Anche i più poveri vengono a Carpi
Service per utilizzare Ttm. «Ci sono persone che inviano soldi in provincia
e non portano neanche il telefono, oppure caricano il loro telefono e poi
eseguono il trasferimento».
L’altra faccia di Capri Service è la boutique. «Siamo
anche agenti commerciali Ttm. Vendiamo vestiti e si può pagare con il conto
telefonico. I clienti si lamentano ma noi facciamo in modo che paghino con Ttm.
Madame Kethly aiuta i clienti a registrarsi e a fare i depositi. Il loro numero
sta aumentando ogni giorno». Mentre parliamo c’è un andirivieni costante di
gente allo sportello del Ttm in fondo al corridoio.
Altri servizi? «Facciamo anche il
pagamento degli impiegati e del cash for work». Chiediamo a Vanessa, che
dà lavoro a due ragazze, se è soddisfatta di questo business: «Noi
commercianti non siamo mai soddisfatte. La commissione che c’è adesso non è
gran che, ma quando si sarà diffuso di più mi aspetto guadagni maggiori».
Ma.Bel. e
Gian.Iaz.
Tags: mobile money, soldi, banche, commercio, povertà, microfinanza
Marco Bello e Gianluca Iazzolino