L’Angelo dei Carriers /3

Continua il fumetto sulla vita della Beata Irene Stefani.
Terza puntata

Continua da «La Consolata», agosto 1916.
Gli accordi furono presto conchiusi: trattamento degli ufficiali a Padri e
Suore; nomina dei Padri a tenenti onorarii e delle Suore a membri della Croce
Rossa; viaggi in prima classe sulla ferrovia, non solo per loro, ma altresì per
Monsignore e per la Superiora delle suore, quando volessero recarsi a far loro
visita nei diversi ospedali. E prontamente si passò all’esecuzione: tre gruppi
di suore con a capo di ciascuno un missionario, si radunano a Fort Hall, donde
automobili foiti dal Goveo li trasportano a Nairobi: quivi si ferma un
gruppo, mentre i due restanti ripartono in ferrovia rispettivamente per Voi e
Mombasa. Non essendo ancora preparate per loro le abitazioni, alloggiano per
qualche tempo sotto solide e comode tende; frattanto in sito attiguo ad ogni
ospedale si costruisce una serie di casette in legno: per il Padre, per le
suore, per i boys di servizio; poi una bella chiesetta che venne dedicata alla
Madonna della pace.

Lo scopo immediato dell’opera dei nostri era l’assistenza ai malati, la sorveglianza al personale nero di servizio negli ospedali ma grado a grado passò in loro mano quasi interamente
l’andamento degli ospedali stessi, con la più ampia facoltà di richiedere dalle
farmacie e magazzini e dispensare medicine, viveri, indumenti, coperte, ecc., e
con la più assoluta autorità su tutto il personale nero.

Scopo remoto poi e finale dei nostri, era accaparrarsi la confidenza dei malati, affezionarli alle Missioni, istruirli gradatamente nella religione, battezzare i morenti e questo altresì
stanno conseguendo su larga scala, a salute di molte anime e grande loro
soddisfazione. I battesimi dati superano il centinaio ogni mese; [la]
confidenza dai nostri acquistata e [l’]ascendente guadagnato sugli indigeni
[sono grandi].

(da «La Consolata», agosto 1916, pag. 115-118).



I Carriers

Tradotto e adattato da: Ross Anderson, World War I in East Africa (pp. 155s). PhD thesis,
University of Glasgow, 2001.

Se la ferrovia foiva il miglior mezzo di trasporto, le condizioni locali imponevano
che gli eserciti dipendessero dal meno efficiente dei mezzi di trasporto:
quello umano. Era l’adattamento di una tradizione ben radicata in alcune tribù:
quella di affittare portatori (agli esploratori bianchi) per i safari.
L’urgenza della guerra e i problemi del trasporto di cibo e munizioni causarono
un radicale e spietato aumento della domanda di forza lavoro. Inizialmente fu
soddisfatta da volontari, ma le condizioni del servizio, la lunga durata
dell’assenza da casa e l’orrore dell’incognito portarono a usare l’arruolamento
forzato su larga scala. Tale metodo di trasporto richiedeva un duro lavoro
fisico in condizioni difficili, in più il cibo era insufficiente, le malattie
erano comunissime e c’era la reale possibilità di diventare una casualità della
guerra. I carriers erano più esposti alle malattie dei soldati a causa
una combinazione di dieta povera, di mancanza di igiene e di ignoranza.
Disporre di portatori a sufficienza divenne un fattore determinante per
Britannici, Belgi e Tedeschi.

Se averli in numero sufficiente era essenziale, il mantenerli efficienti e sani lo
era ancor più. Si calcola che entro la fine del 1916 siano stati arruolati
160mila uomini nei territori inglesi del Nord come pure nella colonia tedesca.
Di essi, 63.000 erano ancora in servizio, 5.349 erano morti e 26.318 – numero
altissimo – avevano disertato o erano dispersi, mentre 30.000 erano stati
congedati secondo gli impegni presi.

[Alla fine del 1916] il nuovo comandante inglese, il generale Hosking, con il suo
staff calcolò che avrebbero avuto bisogno di almeno 160.000 portatori per poter
procedere con le operazioni di guerra. In termini di reclutamento significava
che c’era bisogno di 16.000 nuove reclute ogni mese per tenere il passo con un
livello di perdite mensili del 15%.

Situazione sanitaria dei carriers

Nel periodo tra l’8 gennaio e il 5 maggio 1916 ben 38.000 carriers furono
ammessi negli ospedali, con una proporzione di ammissioni di 206 ogni mille. Di
questi, circa 23.000 erano malati di malaria e 2.800 di dissenteria. I due
malanni erano la ragione principale dei ricoveri ospedalieri. La malaria era la
causa del 60% dei ricoveri, mentre la dissenteria solo del 7,5%. Ma la malaria
provocava il 26% delle morti, mentre la dissenteria il 23%. [L’ospedale di]
Kilwa aveva l’infelice primato di ricoveri, con il 41,3% che si ammalavano.

Il livello di malattie non era un problema temporaneo anche perché moltissimi dei
portatori venivano persi per sempre: o perché ormai invalidi permanenti, o
perché congedati, o perché morti. I carriers pagarono un prezzo
pesantissimo.




Continua

a cura di Gigi Anataloni