non siamo propriamente più ragazzi, la nostra età media
si aggira sui 50 anni e più, ma è ancora forte in noi il ricordo degli anni
della formazione. Siamo cresciuti nella parrocchia Regina delle Missioni di
Torino a pochi passi dalla Casa Madre di corso Ferrucci, e i missionari e le
missioni sono stati da sempre una presenza costante nei nostri pensieri e nel
nostro cuore. Ma c’è un motivo in più. Proprio nel momento più significativo
della nostra vita, l’adolescenza, abbiamo avuto la fortuna di avere come
viceparroco e quindi come nostro principale formatore un missionario davvero
speciale, padre Gianni Basso.
Padre Gianni, nato a Quinto di Treviso nel 1946, prima da
seminarista e poi come viceparroco, è stato con noi alcuni anni, presenza
fortissima e insieme riservata. Era lì e ci accoglieva sorridendo, con una
battuta o una frase scherzosa. Sembrava svagato, e invece era sempre tutto per
noi, ci vedeva «dentro», come eravamo davvero oltre l’esteriorità. Di ciascuno
di noi ricordava tutto: vicende, aspirazioni, problemi, ma anche la data del
compleanno, le ricorrenze che si sono via via aggiunte con gli anni.
Padre Gianni c’era, ma era ugualmente pronto a «sparire»,
a tirarsi indietro, a farsi da parte per quanto era umile e schivo. Un merito,
un successo non se lo prendeva mai, ma lo attribuiva agli altri, sempre pronto
invece a chiedere scusa, a camminare in punta di piedi per non disturbare…
Poi il disegno di Dio l’ha portato lontano, in Brasile,
noi sapevamo quanto lui desiderasse andare in missione e, pur immaginando che
ci sarebbe mancato, siamo stati contenti che il suo sogno si realizzasse.
Non sappiamo che cosa abbia rappresentato per le persone
che ha incontrato nei molti anni di Brasile, possiamo immaginarlo a partire
dalla nostra esperienza. Ma sappiamo che, quando ci parlava di loro, emergeva
un insieme di persone vive, concrete a cui padre Gianni aveva voluto bene nello
stesso modo in cui aveva amato noi: singolarmente, a uno a uno come persone,
ciascuna importantissima ai suoi occhi e nel suo cuore.
E siamo convinti di una cosa: è stato proprio questo suo
modo di volerci bene che ha fatto sperimentare a tutti e a ciascuno la
profondità e la concretezza dell’Amore di Dio su di noi.
Quando, due anni fa, ci ha raggiunti la notizia della sua
morte, ci siamo ritrovati dove eravamo sempre stati con lui, nella parrocchia
di Regina delle Missioni, per ricordarlo nella preghiera, con i suoi confratelli
(nella foto qui sotto).
E, piano piano, è nata l’idea di ricordare padre Gianni
anche in un altro modo, aiutando altri missionari che oggi, in giro per il
mondo, continuano a portare avanti i suoi stessi ideali, in particolare quelli
relativi alla formazione dei più giovani. Ed eccoci qui, con una nostra piccola
offerta che vorremmo farvi giungere, umilmente, nel suo nome e nel suo ricordo…
amici
di padre Gianni
17/04/2015
Il fascino di Gesù
Cristo
Una sola piccola rettifica all’articolo sull’India,
relativa al Kumbh Mela (MC 4/2015, p. 53). Questo grande pellegrinaggio
si svolge ogni tre anni (il periodo dipende dalla posizione di Giove e del
Sole) alternandosi nelle quattro località precisate nell’articolo. È il Maha
(Grande) Kumbh Mela che si svolge ogni 12 anni a conclusione del ciclo di
quattro Pua Kumbh Mela. L’ultimo, nel 2013 a Allahabad (già Prayag), ha fatto
registrare una presenza stimata di 80-100 milioni di pellegrini, con un picco
di qualche decina di milioni nella notte fra il 9 e il 10 febbraio. Il prossimo
Kumbh Mela, come precisato nell’articolo, si svolgerà a Nashik e inizierà il 14
luglio 2015, quando Giove e Sole saranno nel segno del Leone (precedente in
quella località 2003).
Ciò che mi ha colpito invece e che mi ha spinto a scrivervi è la descrizione perfetta di Gesù
Cristo, a pagina 19 dello stesso numero. Gesù Cristo, come dice spesso anche
papa Francesco, era l’uomo dei diseredati, dei più deboli, dei meno fortunati,
di coloro che sono nel mirino dei benpensanti, di coloro che vivono ai margini,
di coloro che sono considerati rifiuti, ecc.
Esempio che tanti personaggi che ho avuto la fortuna di
conoscere in terre di missione, nella stragrande maggioranza pochissimo
conosciuti dal grande pubblico, hanno cercato o cercano di imitare. Madre
Teresa è stata grande, ma voi potete testimoniare che di Madri Teresa, nel
mondo, ce ne sono state e ce ne sono parecchie. Sia al femminile, che al
maschile.
Ora che l’età e gli acciacchi mi impediscono di tornare
nelle mie zone preferite (Asia e Africa in particolare), proprio in virtù delle
significative esperienze fatte in molte zone dove la vita è realmente
difficile, sono spesso chiamato da scuole medie per parlare ai ragazzi di altri
loro coetanei meno fortunati, di «infanzia negata», della difficoltà di essere
bambini dove è già difficile vivere: bambini soldato, bambini di strada,
bambini abbandonati, bambini sfruttati, ecc. Il tutto documentato con immagini
scattate da me e quindi molto più credibili agli occhi dei ragazzi.
Sempre più spesso si tratta di scuole ormai
multireligiose (presenze musulmane, induiste, buddiste), ma per evidenziare
maggiormente il coraggio di molti di questi bambini e ragazzi meno fortunati
che hanno saputo reagire, inizio sempre con la figura di Gesù Cristo: «Possiamo
anche non essere tutti d’accordo che Gesù fosse realmente il Figlio di Dio, ma
non possiamo mettere in dubbio la sua esistenza. Non possiamo negare che, fin
da ragazzino, fosse un personaggio scomodo dotato di grande coraggio». Cito
alcuni suoi comportamenti e prese di posizione che lo portarono a essere
crocefisso come i peggiori criminali. Devo dire che funziona. Le risposte che
ottengo alla fine in termine di partecipazione attiva, sono sempre
gratificanti. Grande attenzione e domande a raffica non mancano mai. Cordiali
saluti,
Mario
Beltrami
Sesto San Giovanni (MI)
04/04/2015
Una strada per padre Antonio Giannelli
Il giorno 07 marzo 2015 è stata inaugurata una strada
della nostra città di Parabita (Lecce), intitolata a padre Antonio Giannelli
(1923-2001), missionario in Kenya per oltre 50 anni. Alla cerimonia,
presenziata dal sindaco Avv. Alfredo Cacciapaglia, da familiari, amici ed
esponenti della cultura, era presente anche padre Efrem Baldasso (alla
sinistra del sindaco nella foto), missionario della Consolata e superiore
nella sede di Galatina. Per noi ha tracciato un breve profilo di padre Antonio
e delle opere da lui compiute in Kenya: dalle tante cappelle sparse nel
territorio, ai laboratori artigianali, alle case per i poveri. Due opere
eccellono: la scuola per ragazzi portatori di handicap mentali e la chiesa
parrocchiale di Wamagana dedicata alla Madonna della Coltura di Parabita, sua
città natale, all’ombra della quale è nata la sua vocazione per le missioni.
amici
di Parabita
23/03/2015
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