Sulle Sponde del Gila River

Le missionarie della
Consolata aprono in una riserva indiana

Molti italiani
conoscono l’Arizona, il Gila River e gli indiani Pima più che altro attraverso
le pagine di Tex Willer, uno dei più longevi fumetti italiani. Quattro suore,
inossidabili nella loro passione per il Vangelo, da meno di un anno stanno
scrivendo una nuova avventura missionaria proprio in quelle assolate terre.

Dal primo agosto 2014, abbiamo iniziato la nostra
missione in una riserva indiana, Gila River Indian Community, in
Arizona, 60 chilometri a Sud Est di Phoenix, nel Sud Ovest degli Stati Uniti.
La riserva si trova nella diocesi di Phoenix, che da alcuni anni assicura la
celebrazione dell’eucarestia domenicale grazie al servizio volontario di alcuni
preti in pensione che coadiuvano il direttore diocesano del Native American
Ministry
, Fr. Gregory Rice, un missionario Mill Hill che è stato in
Pakistan per diciassette anni.

Nella
riserva ci sono sei suore Franciscan Sisters of Charity di Manitowoc,
Wisconsin, che gestiscono esclusivamente la scuola cattolica di St. Peter,
dedicata all’educazione elementare e media dei bambini nativi.

Questa
comunità di religiose è ciò che rimane del gruppo missionario che si è speso al
servizio pastorale ed educativo alla popolazione nativa dal 1896.
Francescani/e, le suore di St. Joseph of Carondelet, di St. Joseph of Orange e
i Fratelli delle Scuole Cristiane si sono susseguiti nel prestare il loro
servizio religioso-educativo fino al 1990. Il famoso collegio St. John’s
High School
, che ha educato migliaia di bambini e giovani, non esiste più.
Rimasto inabitato, è stato più volte vandalizzato e anche dato alle fiamme.

La
popolazione, di circa ventimila persone, appartiene alle tribù A’kimel O‘odham
(Pima) e Pee-Posh (Maricopa). Il territorio copre 1.512 km2
circa, diviso in sette distretti. Gli uffici dell’amministrazione tribale si
trovano a Sacaton, dove la nostra comunità risiede. La comunità tribale
gestisce la propria compagnia telefonica ed elettrica, ospedale, clinica, e
pubblica mensilmente il proprio giornale.

Sfortunatamente, la riserva ha uno dei più alti tassi di
diabete, tipo 2, nel mondo, circa il 50%. Per questo motivo, la comunità ha
contribuito a testare dati importanti per la ricerca in questo campo,
partecipando anche a studi approfonditi su questa malattia. Il tasso così alto è
dovuto anche all’alimentazione a base di molti grassi, carboidrati e cosiddetti
fast food. Infatti, l’obesità è altissima e l’indice di mortalità tra
giovani adulti è impressionante.

La gente è molto affabile e ci ha accolto con tanto
calore. Infatti, la prima domanda che ci hanno fatto è stata: «Siete qui per
rimanere?». Per anni una o due religiose hanno prestato un servizio volontario,
ma rimanevano uno o due anni e poi, per vari motivi, ritornavano alle loro
comunità.

I
bambini sono quelli che rubano il cuore. Dopo alcune domeniche di presenza
nelle loro piccole e povere cappelle sorridono al vederci spuntare e se
arrivano tardi a messa, cosa che succede tutte le domeniche, senti le loro
braccia intorno alla vita con quel bel sorriso e con quegli occhietti birichini
che sembrano dirti «Tardi, ma sono qui».

Per
ora partecipiamo all’Eucaristia domenicale in quattro missioni: St. Anthony,
St. Ann, Holy Family e Our Lady of Victory (vedi mappa qui sotto).
Collaboriamo all’educazione religiosa di bambini e adulti che si preparano ai
sacramenti, visitiamo gli ammalati, e assistiamo a tutti gli eventi a cui la
gente ci invita. Questo ci permette di entrare adagio e con semplicità nella
loro vita e conoscere il loro costume.

 

Consideriamo il nostro servizio tra i membri di
questa comunità nativa un onore e l’essere le prime missionarie della Consolata
assegnate a lavorare nella Gila River Reservation un privilegio.
Infatti, i nativi sono il gruppo etnico più dimenticato. La storia di
oppressioni e umilianti leggi ha contribuito a rendere questa popolazione
invisibile, per questo, generalmente, la gente ha una stima di sé bassissima.
Si attribuisce a questo l’alta percentuale di suicidi giovanili, l’alcolismo,
la droga, studenti rinunciatari (64%) e la partecipazione in gangs.

Noi
viviamo in questo spazio che è pur sempre sacro perché qui cammina la persona
umana e Gesù. Egli ci invita a contemplare il suo volto nei giovani
rinunciatari, nelle ragazze madri che lasciano i piccoli alla cura della nonna,
nelle donne vittime di violenze e abusi, e nelle vittime della droga e
alcolismo, e ad essere fra di loro una presenza rispettosa di consolazione.

Vogliamo,
come spesso esorta Papa Francesco, essere «pastore con lo stesso odore delle
pecore», per comunicare loro quanto siano preziose e care.

Riccardina Silvestri

tags: MdC, missione, Indians, popoli indigeni

Riccardina Silvestri

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