Note di filatelia religiosa.
Dal 19 aprile al 24 giugno
2015 si svolgerà nella cattedrale torinese una nuova Ostensione della Sindone,
in concomitanza con i festeggiamenti per il bicentenario della nascita di san
Giovanni Bosco, eventi che hanno convinto Papa Francesco a venire in
pellegrinaggio a Torino.
La Sindone è il sacro lino in cui, secondo la tradizione evangelica,
Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo avvolsero il Corpo di Cristo morto, cosparso di
una mistura di mirra e aloe. è
una tela di lino spigato (tessuta cioè a spina di pesce) di m 4,36 di lunghezza
ed 1,10 di larghezza. Il colore, originariamente bianco, risulta ingiallito dal
tempo e dall’incendio subito nel 1532 a Chambery, che provocò 12 buchi nella
tela, in parte rattoppati dalle suore Clarisse di quella città. Le bruciatu re
di Chambery formano due linee parallele che «inquadrano» per così dire la
doppia impronta di un corpo umano di circa 1,80 m su cui si scorgono segni che
corrispondo in modo impressionante a quelli che avrebbe avuto il corpo di Gesù
come conseguenza della sua passione e morte descritta dai Vangeli.
La Sindone è stata finora conservata arrotolata in una
cassa d’argento cesellata lunga un metro e mezzo, larga e alta circa 38 cm. Su
questa cassa argentea sono raffigurati, fra l’altro, gli strumenti della
passione.
La storia della Sindone risulta documentata in Occidente
solo a partire dal XIV secolo. Le notizie precedenti non sono molte, ma servono
a testimoniare il passaggio del Sacro Lenzuolo da Oriente a Occidente, ponendo
come punti di riferimento forse la città di Edessa (dal VI al X secolo) e
quella di Costantinopoli almeno fino al XIII secolo (da cui sarebbe stata
trafugata dai crociati).
La storia della reliquia subisce poi un oblio di circa
150 anni, che per ora non si è riusciti a colmare essenzialmente per mancanza
di documenti. Comunque nel 1353 la troviamo presso i canonici di Lirey, a cui
fu consegnata da Goffredo I di Chay. Costui probabilmente ne era entrato in
possesso per successione ereditaria.
Nel 1453 il Lenzuolo sacro venne ceduto a Ludovico di
Savoia, cadetto di Amedeo VIII da parte di Margherita di Chay, vedova di
Umberto di Villersexel nella città di Ginevra. Da quel momento appartenne ai
Savoia fino al 1983, quando fu donata dall’ex re d’Italia, per volontà
testamentaria, alla Santa Sede, e lasciata a Torino per volontà papale.
La Sindone rimase nella cappella di Chambery fino al
1578, tranne nei brevi periodi in cui fu al seguito dei Savoia in Francia, in
Piemonte e in Lombardia. Emanuele Filiberto in quell’anno trasportò la reliquia
a Torino allo scopo dichiarato di ab breviare il pellegrinaggio al sacro lino
da parte di san Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano (pellegrinaggio che
l’arcivescovo rinnovò altre tre volte negli anni 1581, 1582 e 1584), ma in
realtà in un ben più vasto quadro di riforme che videro Torino divenire la
capitale sabauda.
La Sindone rimase a Torino prima nella chiesa di San
Francesco, poi a Palazzo Reale ed infine in Duomo. In seguito al rogo della
cappella del Guarini dell’11 aprile 1997 fu trasferita al sicuro, forse in un
monastero della collina torinese, per tornare in Duomo in occasione
dell’Ostensione del 1998.
L’interesse per la Sindone si accentuò quando fu
scattata la prima fotografia in occasione dell’Esposizione Generale d’Arte
Sacra del 1898 da Secondo Pia. Già molto prima di questa data si sapeva che
l’immagine sindonica non era dipinta, a differenza delle numerose copie
circolanti in Europa a partire dal Medio Evo, utilizzate nelle chiese per la
rappresentazione dei misteri pasquali.
La riproduzione fotografica, con sorpresa di tutti,
dimostrò come l’impronta del lenzuolo fosse un negativo. Da quel momento in poi
gli studi sulla Sindone divennero sempre più frequenti fino a portare negli
anni cinquanta a una vera e propria branca della scienza: la sindonologia.
Le analisi più recenti, eseguite dopo l’Ostensione del
1978, hanno rimesso in discussione la datazione della reliquia, ma non sono
tuttavia riuscite a dare delle risposte pienamente convincenti al problema. In
ogni caso rimane fatto indubitabile che i segni presenti sulla Sindone
coincidono con la descrizione della passione dei Vangeli.
Il Beato Giuseppe Allamano come canonico della
cattedrale ebbe il privilegio di portare sulle spalle la cassa in occasione
della Ostensione iniziata il 25 maggio 1898, celebrata per ricordare parecchi
centenari, tra cui il XV centenario del Concilio di Torino (San Massimo 398), e
durante la quale fu scattata la celebre foto da parte dell’avvocato Secondo
Pia, che rivoluzionò la sindonologia. Nel 1901 inviò in omaggio al vicario
apostolico dei Galla in Etiopia, un «artistico vetro della SS. Sindone»; stesso
dono inviò al superiore dei Lazzaristi a Roma; ripetutamente parlava della
Sindone ai Missionarie e alle Missionarie della Consolata.
Gruppo Filatelia
Religiosa «Don Pietro Ceresa», Torino-Valdocco www.filateliareligiosa.it
Angelo Siro