Si
avvicina l’ora – ed è già compiuta – in cui la luce spezza le tenebre, quelle
tanto amate perché stendono l’oblio sul nostro male, procurato, subito,
partecipato. «Gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce» (Gv 3,19)
perché le loro opere non venissero riprovate, perché identificavano se stessi
con i loro peccati e iniquità. Viene l’ora – ed è già compiuta – in cui la luce
sulla nostra realtà non fa più paura, non perché la realtà sia migliore di come
credessimo, ma perché è amata, salvata, e quindi sì, perché è migliore: non è
sola, giudicata, abbandonata.
Arriva l’ora in cui Lui, il Dio
innalzato (Gv 12,20-33), conclude con noi un’alleanza nuova, e incide
direttamente sul nostro cuore il suo amore: non su tavole di pietra, estee,
ma sui tessuti molli e allo stesso tempo tenaci del nostro nucleo vitale (Ger
31,31-34).
Ecco l’ora in cui Lui attira
tutti a sé. In cui conosciamo già e non ancora il nostro Signore. In cui
scopriamo impressa in noi la sua immagine, e in Lui la nostra dimora.
È forte, in quest’epoca ambigua
di terrorismo, di crisi finanziarie, di pandemie, di impoverimento e disparità
crescenti, la tentazione di credere più alle tenebre che alla luce. Eppure Lui è
qui, ci attira a sé, ci innalza con Lui.
E a quelle persone che ci
chiedessero «vogliamo vedere Gesù» possiamo indicarlo nel loro battito
cardiaco, nell’ombra che le protegge, nell’altitudine a cui è attratto il loro
spirito, nella vita morta che risorge, in ciò che di vero e bello già
conoscono.
Con l’augurio di sentire
fortemente il desiderio di «vedere Gesù»,
buon
cammino da amico.
Luca lorusso